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Estetica e pensiero religioso nell’arte islamica

12:32 - July 27, 2017
Notizie ID: 3481973
Iqna - Ciò che unisce le diverse opere d’arte islamica è il rispetto di canoni direttamente legati all’atteggiamento musulmano e alla concezione del mondo indicata dai dogmi dell’Islam.

Estetica e pensiero religioso nell’arte islamica

Parlare di arte islamica ci spinge innanzitutto a chiederci a cosa dobbiamo applicare questo termine. Sicuramente non ad ununica tradizione artistica per paesi geograficamente così lontani, eredi talora di tradizioni artistiche millenarie. Né ad un’arte prodotta da musulmani, poiché se musulmani sono stati i committenti, la maggior parte degli artisti o artigiani locali erano soprattutto cristiani. La natura dell’arte islamica risiede, pertanto, nel linguaggio con cui l’artista rappresenta un microcosmo autonomo. Un linguaggio che aderisce all’estetica islamica, a prescindere dalle varie influenze nazionali e geografiche che lo caratterizzano.

Ciò che unisce le diverse opere d’arte islamica è il rispetto di canoni direttamente legati all’atteggiamento musulmano e alla concezione del mondo indicata dai dogmi dell’Islam. Non c’è mai un tipo specifico di decorazione per un certo edificio o uno specifico oggetto, al contrario, ci sono principi decorativi, che potremmo dire pan-islamici, e che determinano le stesse idee, forme e design, sebbene oggetti ed edifici si differenzino per qualità di esecuzione e stile.
La chiave per capire l’arte islamica va ricercata nella formazione della sua estetica.
L’inizio della formazione dell’arte islamica coincide con il momento di espansione al di fuori della Penisola Araba, il periodo delle conquiste (VII-VIII sec) nel quale i musulmani dovessero confrontarsi con i capolavori dell’arte cristiana e la loro forte componente propagandistica. Dopo un primo momento di soggiogamento e di imitazione delle forme e tecniche delle tradizioni dellarte cristiana dOriente e di quella mesopotamo- iranica, a partire dal IX secolo si forma una vera e propria teoria delle arti. Questo è lo stesso periodo in cui la necessità dellorganizzazione sociale di una comunità, ormai estesa e sviluppata, si struttura attraverso un atteggiamento legalista che vede negli hadith o tradizioni il suo strumento privilegiato. Ecco perchè, più che nel Corano, è nel corpus delle tradizioni che ritroviamo quella rivoluzione estetica che porterà alla creazione dell’arte islamica.

L’ideale estetico, in conformità con il pensiero religioso islamico, si traduce in un rifiuto della mimesi, ovvero della rappresentazione o imitazione delle forme sensibili. Nel IX secolo i teologi musulmani svilupparono ulteriori restrizioni alluso di immagini o rappresentazioni nellarte. Poiché i teologi percepivano larte come mimesi nel senso aristotelico, proibirono qualsiasi rappresentazione di esseri animati in pittura o scultura, soprattutto nello spazio sacro, e tale interdizione ha caratterizzato in modo distintivo i principi dellarte islamica per diversi secoli.
Nei detti attribuiti al Profeta laccusa è rivolta al pittore, più che allopera, in quanto egli si pone in concorrenza con Dio, creando esseri che dovrebbero essere dotati di vita.
Leggiamo, infatti: "Badate a non rappresentare Iddio o una delle sue creature. Potete dipingere solo alberi, fiori o oggetti inanimati, poiché nel Giorno del Giudizio gli esseri rappresentati reclameranno unanima allartista che, impotente a soddisfarli, subirà i tormenti del fuoco eterno”.
Mentre nel Corano la proibizione delle immagini riguarda la fabbricazione di idoli per il culto, le tradizioni alludono allincapacità delluomo di infondere vita nelle creature. Limitazione dell’artista riguarda le apparenze sensibili e non l’individuo, in quanto è priva del soffio vitale.

E interessante notare come il pensiero islamico successivo sviluppa la separazione tra materia e qualità che la definiscono, sostenendo che la bellezza non è una qualità inerente alla materia poiché, come leggiamo nella Alchimia della felicità di al-Ghazali: "il significato della bellezza risiede nel riconoscimento della perfezione contenuta all’interno delle cose, un piano esoterico per il quale le sembianze esteriori possono essere solo illusorie. Non sono i sensi, ma il cuore a percepire la vera natura delle cose. Etica ed estetica appaiono collegate in quanto la capacità di apprezzare la bellezza è segno della bontà interiore dellosservatore che riconosce nelloggetto contemplato la riproposizione dellarmonia delluniverso. Inoltre, la bellezza degli oggetti non è altro che la bellezza interiore dellartista. Poiché il bello deve rispecchiare l’armonia, esso deve presentare le qualità della proporzione e della simmetria.

Gli artisti musulmani abbandonarono quindi le tecniche come prospettiva, chiaroscuro e modellazione, volte a rendere le apparenze sensibili della natura, per esplorare nuove vie nell’ambito delle forme permesse. Per produrre forme che non sembrassero "reali” , subordinano lornamento ad un principio astratto. Nasce così larabesco. Sebbene esso sia stricto sensu una decorazione vegetale, molti studiosi lo hanno considerato un principio organizzatore della decorazione islamica, di cui è la manifestazione spirituale.
Esso , allo stesso modo dell’intreccio geometrico,è una espressione dell’idea dell’Unità divina sottostante l’inesauribile varietà del mondo.

La decorazione islamica, esprimendo la generazione continua di trame, nelle sue varie manifestazioni , sembra riflettere solo una porzione di un disegno che è in grado di estendersi al di là della forma che decora, e implicitamente si pone al di là del mondo della realtà. Se un limite spaziale definito viene raggiunto, come una parete terminale di un edificio, questa sarà decorata con motivi che si ripetono, portando la visuale oltre il limite della parete. Questo è il simbolo di un infinito, lestensione infinita al di là dellordinaria realtà, in un regno superiore invisibile.
Spesso lOccidente ha ridotto larte islamica ad unarte di superficie, a mera decorazione, relegandola in uno spazio subalterno rispetto ad espressioni artistiche come ad esempio larchitettura. Nel contesto culturale islamico lartista è un intellettuale non un tecnico, ecco perchè sono le figure del calligrafo e del pittore a godere della stima e considerazione sociale. La calligrafia è la rappresentazione materiale della Parola di Dio e, per questo, è l’arte suprema dell’Islam. La scrittura araba ha giocato un ruolo senza precedenti in quanto "fondata sul concetto di parola preeterna scritta da Dio” (Schimmel). Il Corano, a differenza degli altri libri rivelati, è sacro anche nel suo aspetto materiale e non solo per il messaggio che Dio trasmette agli uomini. La Parola di Dio è, pertanto, legata indissolubilmente alla forma grafica dell’arabo ovvero alle lettere del suo alfabeto.

La bellezza stessa della scrittura araba sollecita l’artista a creare un’infinità di composizioni per una sola frase. Pur conservando i loro tratti essenziali, le lettere continuano a servire da base per composizioni astratte caricate di senso simbolico che riservano i propri ineffabili segreti agli iniziati, ma al tempo stesso sono considerate con ammirazione anche da coloro che ne conoscono il valore espressivo senza essere capaci di decifrarne il messaggio. La fortuna della decorazione e della calligrafia è legata non solo allosservanza del principio dellinverosimiglianza, ma anche al fatto che costituiva una icona identificativa riconosciuta da tutti i popoli che costituivano la umma ovvero la comunità dei credenti. Tale sistema visivo, nel quale si identificava la comunità musulmana, si poneva in contrasto con il sistema simbolico del Mediterraneo e dell’Iran basato sulle immagini.

L’altra arte è la miniatura, sempre legata al libro, veicolo di trasmissione della Rivelazione divina e, in seguito, della trasmissione del sapere teologico, filosofico e scientifico. Ecco perchè il libro, veicolo privilegiato dello spirito e dellarte, diventa esso stesso arte. Voglio solo accennare alluso dell’oro che simboleggia la luce e per questo rimanda direttamente a Dio, Luce dei cieli e della terra.

Inoltre l’illuminazione della pagina è simbolo dell’illuminazione del mondo , ovvero ciò che lo fa uscire dall’oscurità e gli svela la conoscenza.
Oltre all’ornato vegetale stilizzato ed astratto e alla decorazione epigrafica, l’arte islamica ha fatto largo uso della decorazione geometrica che segue la regola astratta imposta del reticolo geometrico in cui viene suddivisa la superficie da decorare. L’impianto geometrico, presente in nuce nella decorazione tardo romana e bizantina, fu sviluppato alla luce delle ricerche matematiche e geometriche greche. Queste ultime furono alla base delle teorie estetiche basate sulla proporzionalità e modularità.

In un testo del decimo secolo, scritto dal circolo neo-platonico degli Ikhwan al-Safà (Fratelli della Purezza), l’arte è conoscenza geometrica. La geometria è la fonte dell’attività immaginativa e trasforma forme, spazi e superfici in prodotti che rispecchiano sia bellezza che conoscenza. Usata come principio organizzativo riesce a fondere insieme l’ideale astratto matematico con la concreta realtà della materia, usando il primo per misurare e definire la seconda.

L’importanza attribuita dai scienziati musulmani, a partire dal IX secolo, agli studi matematici fatti , in particolare, dalla scuola pitagorica e platonica, rese possibile la creazione di moduli di decorazione geometrica. Nel mondo islamico, come in quello dei Greci, il principio della perfezione geometrica ha portato alla creazione di modelli estetici applicati all’architettura e all’arte.
La composizione dei vari poligoni inscritti nel cerchio- immagine di Dio, e la loro moltiplicazione, rotazione, suddivisione e simmetria,nonché lunione dei punti dintersezione delle linee, formano la griglia su cui viene realizzato il modulo. Tale modulo viene poi ripetuto fino a coprire qualsiasi superficie creando una struttura geometrica complessa e evidenziando una varietà di nuove forme. Da semplici poligoni vengono realizzate strutture geometriche molto complesse. Ogni forma geometrica è il simbolo di una realtà celeste o del mondo sublunare a cui si aggiungono significati esoterici.

All’interno del monoteismo islamico, la geometria è l’unico modo lecito di mettere in comunicazione la realtà umana con la trascendenza divina. La geometria è uno dei segni, ayat in arabo, che Dio ha donato all’umanità nel mondo materiale come prova della sua esistenza. La perfezione della struttura dell’universo è considerata lo specchio della perfezione divina.
La decorazione islamica possiede un carattere indipendente e concluso in sé essendo indipendente dal corpo sottostante ed è quindi entità astratta o Idea. Essa produce figure matematiche perfette, Idee-Numero, che evidenziano l’eredità del pensiero di Platone e del neoplatonismo nella tradizione islamica.

Un altro modo di guardare all’organizzazione dei moduli è basato sulla loro suddivisione continua in unità inferiori. Leffetto è una visione frazionata o atomizzante. Il processo di riduzione produce una numero di nuove sottounità, che nonostante la loro piccola dimensione, danno luogo a nuove decorazioni addizionali, con il risultato che le superfici appaiono prive di sfondo. Questo bisogno di riempire ogni spazio vuoto è stato chiamato "horror vacui” paura del vuoto ad è una peculiarità caratteristica della decorazione islamica.

In conclusione possiamo dire che il primo principio che governa l’estetica islamica è il tawhid, la dottrina dell’unità. Ogni arte islamica autentica deve riflettere l’Unità Divina e, pertanto, vi deve sempre essere un principio d’integrazione della forma che permette di trascendere le forme esterne per raggiungere l’unità della creazione.

Il secondo principio è quello del jamāl, la bellezza, come riassume un hadith che recita: "Allāhu jamīlun yuḥibu ‘l-jamāl” (Dio è Bello e ama la bellezza). L’arte islamica in tutte le sue forme possiede un obiettivo comune: mettere in risalto la bellezza delle cose. Dio è il Creatore di tutte le cose ed esse sono il riflesso della bellezza divina.

Il terzo principio è quello dell’antinaturalismo, del rifiuto della imitazione della natura e degli esseri viventi in chiave realistica. Questa natura dell’arte islamica inoltre è l’origine stessa dell’incredibile sviluppo della geometria e degli arabeschi; quindi, nella prospettiva islamica, la forma geometrica è una rappresentazione del mondo celeste. Questa è la ragione per cui la filosofia islamica poté assimilare tanto facilmente l’idea pitagorica delle scienze matematiche. La geometria e le scienze matematiche rappresentano il mondo intellegibile, gli archetipi attraverso i quali Dio creò il mondo fisico nel quale viviamo. I disegni geometrici e i modelli matematici non avevano fini meramente decorativi, ma sono un mezzo per ricordare Dio, il centro che è sempre presente come ci illustra il versetto 115 della suratul-baqara: "Ovunque vi voltate, lì è il Volto di Dio” (2: 115). Di fatto, l’arte islamica è l’applicazione di questo versetto, perché nella civiltà islamica tradizionale "ovunque ti volti, lì è il Volto di Dio”

Un altro principio è quello dell’irrilevanza del mondo che significa svuotare tutte le cose della loro realtà relativa e ricondurre ogni realtà a Dio, questo spiega il senso di moderazione e sobrietà sotteso a tutta la produzione artistica islamica perchè l’uomo è consapevole della sua posizione di indigente davanti a Dio perchè ogni ricchezza proviene da Lui. L’arte nel mondo islamico è quindi una disciplina spirituale che non ha come fine quello della proiezione dell’individualità dell’artista, ma quello di partecipare alla realtà divina in quanto la creatività dell’artista ha origine in Dio.

Vincenza GRASSI, free lance researcher in Islamic Epigraphy
lecturer at the University of Naples L’Orientale (2000-2014)


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