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“Husayn nel pensiero cristiano” (Intervista all’intellettuale e scrittore cristiano Antoine Barà)

23:59 - September 21, 2018
Notizie ID: 3483285
Iqna - Antoine Barà è un cristiano siriano che ha passato gli anni della sua gioventù studiando la vita dell’Imam Husayn (A) e la sua Rivoluzione per esprimere le verità di questa grande personalità della storia dal proprio punto di vista, da quello della Bibbia e del Profeta Gesù (A)

“Husayn nel pensiero cristiano” (Intervista all’intellettuale e scrittore cristiano Antoine Barà)


Il fiume di sangue che scorre sul deserto di Taf si è tramutato in un vero Eufrate che ha saziato tutti i ricercatori della nobiltà e della libertà di ogni religione, gruppo e credo, nella misura della loro sete.

In questo senso, dal primo cristiano ricercatore della verità che si sollevò contro Yazid nel suo palazzo verde e che Yazid ordinò di uccidere, fino alla nostra epoca, non sono pochi i cristiani che, come George Zaidan e George Jordac e altre decine, hanno trovato la vera essenza di tutte le religioni monoteiste nella purificata Famiglia del Profeta (la pace sia con lui e la sua discendenza), nel martirio di ‘Ali (A) e nel deserto insanguinato di Karbala. Tutti essi hanno scritto grandi opere su di loro.

Antoine Barà è un cristiano siriano che ha passato gli anni della sua gioventù studiando la vita dell’Imam Husayn (A) e la sua Rivoluzione per esprimere le verità di questa grande personalità della storia dal proprio punto di vista, da quello della Bibbia e del Profeta Gesù (A). Questa opera comparativa è stata intitolata “Husayn nel pensiero cristiano”.

Il suo libro è stato stampato per la prima volta nell’anno 1978 e durante tutti questi anni ha realizzato ulteriori ricerche, dando alle stampe recentemente una quarta edizione, più completa. E’ stato tradotto in diciassette lingue e viene studiato in cinque università come testo di specializzazione e dottorato.

Antoine è un intellettuale e scrittore siriano che vive in Kuwayt. Il quotidiano iraniano “Kayhan” lo ha incontrato e riproduciamo di seguito, da noi tradotta in italiano, l’intervista che gli è stata realizzata.

Ass. Islamica Imam Mahdi (AJ)

 

1. Ci racconti un po’ della sua vita, dei suoi studi e delle sue attività.

Mi chiamo Antoine Bará e sono nato in Siria nell’anno 1943. Ho quattro fratelli, tre sorelle e quattro figli: Talal, Mariam, Feisal e Yusuf. I miei antenati sono dell’Arabia Saudita, della zona di Najd e moltissimi anni fa emigrarono in Siria. Alle elementari ho studiato insieme a mio fratello in una scuola cristiana, mentre le scuole medie le ho fatte in una scuola statale dove la maggioranza degli studenti erano musulmani.

Nella prima lezione di ‘Religione’ il nostro professore ci portò – a me e a mio fratello – nell’aula contigua alla nostra e ci disse: “Non è necessario che voi partecipiate alle lezioni di questa materia. Sarete esentati con lo stesso voto che avrete in lingua araba”.

Quando informammo nostro padre, ci disse: – “Voi dovete partecipare a queste lezioni. Noi, come arabi cristiani, beneficiamo della stessa civiltà e cultura. Per tanto non possiamo rimanere distanti da tutto ciò che concerne i musulmani, visto che viviamo con loro.” Fu così che nostro padre preparò il terreno per la nostra conoscenza dell’Islam.

Nella scuola secondaria scelsi l’orientamento nella Letteratura e a partire da quegli anni iniziai a scrivere su diversi periodici. Dopo esser emigrato in Kuwait lavorai nel quotidiano “Notizie del Kuwait” come giornalista sportivo. A partire da allora iniziai a scrivere in vari settori – tra questi, quello sportivo, culturale, economico e artistico – della stampa. Sono più di quaranta anni che scrivo.

Per quanto riguarda le opere, il primo libro lo scrissi durante la mia gioventù e lo intitolai “Al-Husayn nel pensiero cristiano”.

Io stesso mi meraviglio di come abbia potuto scrivere questo libro così difficile, e ogni volta che lo leggo mi sorprendo di come iniziai con esso la mia attività intellettuale. Certamente aprì il cammino che mi ha poi portato a scrivere ad oggi quindici libri di letteratura.

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2. Di quale attività si occupa nel campo sociale?

Attualmente dirigo la rivista settimanale del canale ‘Al-Hawadith’ (“I fatti”) del Kuwait. Questo canale lavora nel campo artistico, culturale, sociale e giuridico. Ma il centro delle mie attività è scrivere libri di letteratura e novelle.

Sto scrivendo inoltre da circa venticinque anni un libro intitolato ‘Zainab, sarkhatun akmala al masirah’ (Zainab, il grido che completò il cammino [dell’Imam Husayn]). Ma ancora non l’ho terminato, visto che penso che non riuscirà come il libro che scrissi su suo fratello.

libro antoine bara

3. Ci racconti come venne a conoscenza della Famiglia del Profeta e cosa la portò a scrivere il libro sull’Imam Husayn (A).

Fu casuale, fortuita. Sapevo molto poco sull’Imam Husayn (la pace sia con lui). Un giorno con un amico ci recammo a visitare il defunto Ayatullah Seyyed Muhammad Shirazi. Egli mi chiese: -Sai qualcosa di Karbalà? Gli risposi: -L’unica cosa che so è che vi ebbe luogo una guerra tra Yazid e Husayn (la pace sia con lui). Mi regalò vari libri, tra i quali: ‘Maqtalul Husayn’ di Muqarram. Quando lo lessi,  scrissi le mie analisi a margine del libro. Dopo un mese tornai a visitarlo. Mi chiese se avevo letto il libro. Gli risposi affermativamente e lo informai che avevo scritto alcuni commenti a margine dell’opera.

Sei mesi più tardi mi chiese di mostrargli il libro. Dopo averlo letto mi disse: – Questi commenti sono buoni e sarebbe molto utile farne un libro, visto che sono differenti da quelli dei musulmani sunniti e sciiti, e non sono scritti dal punto di vista di un orientalista, inconsapevole della santità della personalità dell’Imam Husayn (A), che solo analizza la storia dal punto di vista dei fatti senza prestare attenzione agli aspetti spirituali, ma sono scritti dal punto di vista di un cristiano arabo che vive nel cuore della civiltà islamica.

Gli dissi: -Non ho esperienza per poter raccogliere tutti questi scritti in un libro e mi risulta molto difficile.

Egli mi rispose: – Tu inizia. Dio, per la benedizione dell’Imam Husayn, ti aiuterà! 

Iniziai il lavoro, ma ogni volta che cominciavo a scrivere mi rendevo conto della difficoltà di tale lavoro, giacché poteva piacere ad alcuni ma non ad altri.

Iniziai a rendermi conto che stavo esplorando un campo minato. Per esempio, alcuni come Ibn Qayyim Juz’i affermavano: «L’errore più grande fu il sollevamento dell’Imam Husayn», mentre altri storici considerano il movimento dell’Imam Husayn come un movimento dottrinale. Per tanto mi resi così conto dell’importanza di entrare in questo argomento come  un cristiano arabo, giacché non ero un musulmano da esser influenzato emotivamente, né un orientalista che non presta importanza alla spiritualità ed alla religiosità.

Per scrivere questo libro ho studiato e ricercato per lungo tempo, utilizzando centinaia di libri come fonti. Ogni volta che prendevo la penna tra le mie mani la tristezza mi assaliva e moltissime volte tornavo a riscrivere finché finalmente terminavo un paragrafo. Dopo cinque anni di ricerche, ripresi a scrivere e dissi fra me e me “Devo completarlo!”. Sentivo intensamente che una forza invisibile mi stimolava.

Trentadue anni dopo averlo scritto, malgrado la mia esperienza nell’editoria e nei differenti mezzi di comunicazione, ho la sensazione che mai potrò più scrivere un libro simile, che è certamente differente dalle mie altre quindici pubblicazioni. E’ sempre stato un motivo di orgoglio e lo sarà fino all’eternità, avendo avuto un effetto e un impatto molto bello e positivo nella gente. Fu una meditazione intellettuale sull’evento di Karbalà. Penso di aver espresso me stesso e offerto una visione nuova.

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4. Ci piacerebbe che ci parlasse un po’ delle caratteristiche del libro.

Le caratteristiche di questo libro risiedono nella sua visione, che è differente da tutto quanto i musulmani e gli orientalisti hanno scritto al riguardo. Molti assicurano che l’opera è stata scritta in modo imparziale.

Tra le caratteristiche importanti vi è la comparazione tra la personalità dell’Imam Husayn e quella di Gesù (la pace sia su entrambi).

Ho scritto rispetto alle opinioni, posizioni, misure, parole, modalità del martirio ed il modo di ricevere coraggiosamente la morte lungo il cammino delle idee e della propria fede [secondo il cristianesimo Gesù fu martirizzato e crocifisso mentre il Generoso Corano non coincide con esso, ma sostiene che Gesù (la pace sia con lui) ascese ai cieli invece di essere martirizzato per mano dei suoi nemici, n.d.r.]

Ho riscontrato numerose similitudini tra la personalità dell’Imam Husayn (A) e quella di Gesù (la pace sia con loro). Ho condotto numerose ricerche nella Bibbia e in altri libri che si riferivano alla vita dell’Imam Husayn (la pace sia con lui) e mi sono reso conto dell’esistenza di incredibili somiglianze tra i comportamenti, le disposizioni, le parole, la maniera di esprimersi e difendere la fede, di Gesù (la pace sia con lui) e dell’Imam Husayn (la pace sia con lui).

Ho analizzato il tema del perché queste due care personalità, volontariamente, si diressero verso il martirio, e specialmente l’Imam Husayn, che aveva pronto il terreno per raggiungere tutti gli orpelli e titoli mondani, e avrebbe potuto aver salva la vita accordandosi con Mu’awiah e Yazid.

L’Imam Husayn (A), comunque, secondo il versetto il Corano che dice: Leggeri o pesanti, lanciatevi nella missione e lottate con i vostri beni e le vostre vite. Questo è meglio per voi, se lo sapeste!” (Sura 9: 41), marciò in un movimento stupefacente. Egli non diede importanza ad alcuno dei privilegi e proposte, nonostante in quell’epoca l’amore per il mondo, i suoi possedimenti e le cariche erano all’apogeo. Egli abbandonò tutto questo per volgersi verso il martirio, portando verso lo stesso sentiero tutta la sua famiglia, convinto che quest’azione fosse in linea con i suoi principi.

 

5. Abbiamo saputo che nella quarta edizione di questo libro ha aggiunto alcuni temi. Può darci delle delucidazioni in merito?

Nella quarta edizione ho inserito tutto quello che le personalità musulmane di entrambe le scuole hanno scritto su questo libro e tutto ciò che è stato pubblicato dalla stampa al riguardo. Ho incluso anche un reportage sulla proibizione del mio libro in Kuwait ed il verdetto che è stato emesso contro di me per averlo scritto.

Un aspetto importante è che ho aggiunto molte altre fonti nel libro. Ed ho inoltre presentato cinquanta immagini artistiche sugli eventi di Karbalà, realizzate da artisti iraniani ed arabi. La quarta edizione è inoltre il frutto di venti anni di nuove ricerche e analisi più profonde, così come il maggior arricchimento di tematiche che furono edite con il favore di Allah.

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6. Può parlarci del processo che ha dovuto affrontare, e della conseguente proibizione del libro?

Questo processo è stato qualcosa di molto strano. Nel libro avevo scritto una frase rispetto alla sovranità del terzo califfo sui vari distretti islamici, la modalità di governo e la sollevazione della popolazione contro di lui, il tutto basandomi sulle fonti più autorevoli delle biblioteche del Kuwait. Comunque nell’anno 1986 mi arrivò una citazione del Potere Giudiziario del Kuwait, che sosteneva che nel libro avevo falsificato un paragrafo rispetto a Uthman. Per dimostrare l’errore della loro denuncia, presentai decine di fonti nelle quali erano riportate le stesse frasi. Feci inoltre presente che avevo letto espressioni anche più forti nella rivista “Al-Arabi”, appartenente al Ministero della Propaganda del Kuwait. Ma la loro intenzione principale era impedire la divulgazione del libro, e per questo mi fecero una multa di cinquanta dinari e emisero un verdetto che proibiva la sua distribuzione e vendita, ordinando nel contempo il sequestro di tutte le copie esistenti.

Presentai nuovamente molti argomenti storici e documenti – per una mole di circa centocinquanta pagine – affinché fossero esaminati nel processo, ma il giudice non si sforzò neanche di dargli uno sguardo, e ad occhi chiusi confermò la sentenza precedente. La sua intenzione era per me chiara, ed ero a conoscenza dei suoi legami con i salafiti.

Mi resi quindi conto che tutto ciò che è relazionato con gli sciiti viene sottoposto a processo affinché, in qualche modo, si metta freno alla loro diffusione. Nel 1986 il mio libro entrò infine nella lista nera e fu proibito. Per questo decisi di fermare la riedizione.

A partire da allora, per ventisei anni, ho riveduto il libro, l’ho sistemato ed ho aggiunto altre tematiche affinché la nuova edizione non avesse alcun difetto.

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7. Che impatto ha avuto la nuova edizione?

Tre mesi dopo la sua distribuzione, uno degli estremisti salafiti scrisse un libro intitolato “Yazid Amir al-Mu’minin” (Yazid la Guida dei Credenti). Egli appartiene ad una setta traviata, che possiede molte risorse, e si sforza per distorcere il pensiero della gente rispetto all’Islam puro: l’Islam sciita.

Questo libro contiene soltanto insulti verso l’Imam Husayn (A) e si ispira alle parole di Ibn Juzi. Ci furono commenti contro il mio libro sempre da parte di estremisti. Comunque molte personalità eminenti di entrambe le scuole islamiche lo elogiarono, affermando che in esso esiste uno spirito di solidarietà ed imparzialità, e di avvicinamento tra entrambe le scuole islamiche. Secondo essi la caratteristica principale di questo libro è che presenta un’analisi obiettiva e imparziale. Queste personalità hanno affermato che nessuna parte del libro è maliziosa, ma che si tratta di un’analisi completamente razionale.

Riassumendo, ha ricevuto molti elogi e critiche, ma in comparazione agli elogi, le critiche sono state poche.

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8. Quale è stata la reazione dei sapienti musulmani e cristiani?

Tra i musulmani, tutti i sapienti sciiti in generale, ed un gruppo dei sapienti della scuola sunnita, reagirono positivamente, descrivendo il libro come molto bello e raccomandandone la lettura. I sapienti sciiti hanno ritenuto il libro contenente nuove idee e analisi senza precedenti. Anche la gran parte degli eruditi ha avuto una reazione positiva e lo ha elogiato. Alcuni hanno espresso la loro allegria, ritenendolo un passo enorme nell’avvicinamento tra le religioni. In generale i detrattori non hanno presentato alcun argomento e sono stato testimone diretto che le loro critiche si basavano sul loro fanatismo e cattive intenzioni.

La loro esacerbazione e cecità erano tanto forti che neanche volevano pensare al perché il nipote del Profeta avesse realizzato tale epopea. Perché, malgrado l’esistenza di tanti privilegi e proposte, portò sé stesso e la sua famiglia verso il pericolo? Aveva forse obiettivi personali? Se fosse questo il motivo, avrebbe allora dovuto cercare i poteri del mondo e la comodità e non gettarsi nel mezzo del pericolo. Siamo invece testimoni che, con il trascorrere dei secoli ed il passaggio da generazione a generazione, il suo cammino ed obiettivo continuano ad essere venerati e santificati.

Milioni di persone lo ricordano con devozione e rispetto: può forse tutto questo essere il risultato di qualcosa che non sia un’opera straordinaria e divina?

Mi criticano dicendo: -“Sei forse musulmano che scrivi riguardo a Husayn?” Io ho risposto: “Come può un essere umano non meravigliarsi e non rimanere affascinato di fronte a una personalità come Husayn, quel nipote del Profeta e figlio di az-Zahra, del quale in tutta la sua vita non puoi trovare un segno di debolezza o umiliazione?” E non sono soltanto io ad essere innamorato di Husayn. Che osservino Ghandi, che come indù affermò che se si vuole trionfare bisogna percorrere lo stesso cammino di Husayn. Inoltre disse: “Io, da Husayn, ho appreso che devo essere oppresso per trionfare.” Era forse egli musulmano da pronunciare simili belle parole? O Khalil Gibran, quella grande personalità cristiana, che dice: “Husayn è la torcia radiante di tutte le religioni” e io l’ho descritto così: “Husayn è la coscienza eterna delle religioni e la coscienza delle religioni è una”.

 

9. Tra le personalità eminenti dell’Islam, come è accaduto che scelse l’Imam Husayn e la nobile Zeinab per i suoi libri? Ha compiuto forse delle ricerche rispetto ad altri Imam o personalità, specialmente rispetto all’Imam ‘Ali (A)?

Mi ha posto una bella domanda. Io nel mio libro ho scritto un paragrafo che dice: “L’inizio dell’Islam fu muhammadì e la sua continuazione Husaynì, e l’inizio della Rivoluzione di Karbalà fu Husaynì e la sua continuazione Zeinabì.”

Dio in ogni epoca sceglie delle persone per ravvivare i cuori. Husayn è uno di quegli uomini che con la sua marcia ravvivò molti che erano morti. Io provo un grande rispetto ed ammirazione per gli altri Imam, specialmente verso l’Imam ‘Ali, che noi cristiani arabi amiamo e santifichiamo.

Ritengo che egli creò il movimento che consolidò l’Imam Husayn, fu un movimento chiaro nella storia ed ha commosso profondamente i cuori. La scintilla che incendiò Karbalà è diventata una torcia folgorante nel corso della storia. Al contrario, le lampade che accesero Mu’awiyah e Yazid furono effimere e si spensero. Cosa sapete voi della situazione attuale della tomba di Yazid? Chi lo rispetta? La sua tomba si trova in una delle zone di Damasco ed è diventata uno scarico e luogo di ritrovo di gatti. Ma ad alcuni metri di distanza il “maqam ra-sul Husayn” (luogo dove per alcune ore venne custodita la testa di Husayn) è un luogo di venerazioni, santificazione e rispetto dei musulmani.

Come ho già detto, pur provando un grande rispetto verso gli altri Imam, non ho però scritto sulle loro vite.

Naturalmente, rispetto all’Imam ‘Ali (A), quando conducevo le mie ricerche sull’Imam Husayn (A), simultaneamente studiavo il “Nahjul Balagha”, e finora ho letto venticinque volte questo nobile libro ed ogni volta ho scoperto nuovi argomenti. Inoltre, tanto nel mio libro sull’Imam Husayn (A) quanto in altri saggi, ho riportato delle parole dell’Imam ‘Ali e scritto vari articoli al suo riguardo.

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10. Dopo aver studiato ampiamente e profondamente la storia dell’Islam e del movimento husaynì, come definisce l’Imam Husayn (A)?

La mia definizione dell’Imam Husayn è la breve frase che ho inserito nel mio libro. L’ho descritto come ‘la coscienza eterna delle religioni’. L’ho presentato come un martire che umilmente intraprese il suo movimento con il fine di proteggere la religione e marciare lungo lo stesso cammino di suo nonno, il Profeta. All’iniziò dialogò con Mu’awiyah e Yazid ma questo metodo non ebbe effetto. Essendo cosciente del pericolo che implicava, insieme a settanta persone affrontò l’esercito di ‘Ubaidullah – che secondo gli storici contava di settanta mila persone – per creare un movimento nel cuore della società.

L’epopea dell’Imam Husayn non è soltanto dei musulmani, ma appartiene a tutti i credenti, così come dicono le narrazioni. “In verità, per il martirio di Husayn, esiste un fuoco nel cuore dei credenti, che mai si spegnerà”. In questo detto il Profeta non si è riferito al cuore del musulmano, ma al cuore del credente, ed include qualsiasi essere umano libero che crede nel cammino dell’Imam Husayn.

Per tanto, quando i pensatori di qualsiasi parte del mondo conoscono Husayn, si innamorano di lui, così come si innamorarono di ‘Ali ibn Abi Talib.

 

11. Nel vostro libro avete affermato che Gesù (la pace sia con lui) ha annunciato e prefigurato il viaggio dell’Imam Husayn a Karbala. Possiede forse delle fonti e solidi argomenti al riguardo?

Si, tutti i miei argomenti e fonti sono estratti dalla Bibbia. Faccio riferimento ad alcuni precisi versetti. Comunque, secondo una narrazione, Gesù visitò Karbala e disse agli israeliti che chiunque avrebbe vissuto nell’epoca dell’Imam Husayn avrebbe dovuto sollevarsi in suo aiuto.

Alcuni dubitano di questa narrazione, ma non ho alcuna perplessità al riguardo perchè Gesù (la pace sia con lui) fu una persona che fece miracoli, ravvivò i morti e curò i malati e invalidi. E’ quindi difficile per lui prevenire il futuro e annunciare chi sarà il prossimo martire dopo di lui?

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12. Lei ha realizzato ampie ricerche sulla vita e le parole dell’Imam Husayn. Tra i loro aspetti, quale le sembra più interessante?

E’ una bella domanda. Personalmente – rispetto alla vita e movimento dell’Imam Husayn (la pace sia con lui) – ciò che mi affascinò fu l’aspetto rivoluzionario della sua personalità.

Egli, tra i suoi motti annuncia: “Non mi sono sollevato per rabbia o arroganza, né per esercitare ingiustizia o oppressione. Mi sono sollevato [soltanto] per cercare di riformare la Ummah (comunità) di mio nonno. Voglio ordinare il bene, proibire il male, e seguire la Tradizione di mio nonno e di mio padre ‘Ali bin Abi Talib

Questo spirito rivoluzionario è capace di fare opere miracolose. Qualsiasi essere umano, in ogni parte del mondo, se avesse tale spirito potrebbe fare lo stesso. Noi siamo stati testimoni che negli anni del trionfo della Rivoluzione Islamica dell’Iran, la sua grandezza ed onore, le sue guide e la sua gente, iniziarono la loro marcia basandosi su questa filosofia. Si opposero alla tirannia ed all’arroganza e si solleveranno con tutte le loro forze e potere. Un altro aspetto della personalità dell’Imam Husayn (la pace sia con lui) che mi colpì è la sua umiltà unita al suo spirito rivoluzionario. Difficilmente queste due caratteristiche possono unirsi in una sola persona. L’umiltà è la virtù degli eletti da Dio. Egli, a fronte del sentimento di grandezza, virilità e potenza davanti ai nemici, possedeva un’umiltà speciale.

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13. In un passo del suo libro scrivete: “Se Husayn fosse appartenuto ai cristiani, in ogni angolo del mondo si sarebbero alzate tende e in ogni regione si sarebbero eretti pulpiti, e la gente in nome di Husayn avrebbe invitato verso il cristianesimo”. Ci parli maggiormente di questo.

Quando ci si innamora di una personalità storica e religiosa, ciò fa in modo che le parole sorgano dalle nostre menti una dopo l’altra. Le qualità dell’Imam Husayn (la pace sia con lui) per ogni cristiano afferma le caratteristiche del proprio profeta, e anche le qualità dell’Imam ‘Ali (la pace sia con lui. Questa non è un’idea di noi cristiani, visto che il Profeta Muhammad (la pace sia con lui) disse ad ‘Ali (la pace sia con lui): “O ‘Ali, tu sei la personalità che più assomiglia a Gesù nei pensieri e nella spiritualità”.

In verità, per il grande amore che nutriamo verso l’Imam Husayn, avremmo voluto che appartenesse a noi come Gesù, per innalzare in ogni città una bandiera in suo onore e invitare la gente verso il cristianesimo in suo nome, giacché anche la nostra è una religione spirituale che crede nell’amore e si allontana dalla violenza.

Precedentemente, in una domanda sull’obiettivo dell’Imam Husayn, ho detto che il suo movimento non fu violento, ma che consistette nell’offrire il suo sangue e generosità. Se egli fosse rimasto a casa sua non gli sarebbe accaduto nulla.

Purtroppo, in questa epoca, alcuni gruppi deviati come i murigiti, gli ipocriti e i mercenari del governo, sostengono che Yazid e Husayn avevano discrepanze per il potere.

Noi cristiani veneriamo e nobilitiamo il luogo dove posò lo zoccolo l’asino che trasportava Cristo, e voi, sebbene abbiate il santuario dell’Imam Husayn, le sue opere, benedizioni e lasciato, non traete sufficiente profitto da questo.

Husayn (la pace sia con lui) non è un’epoca storica, ma la marcia verso la libertà dell’essere umano. Egli è un principio, una base continua ed eterna. Molti musulmani ancora non hanno scoperto il segreto dell’esperienza della rivoluzione dell’Imam Husayn ed i suoi effetti sui cuori e le anime.

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14. Osserviamo che i musulmani – specialmente gli sciiti – nel corso dei secoli hanno dimostrato il loro grande amore verso Husayn. Comunque voi, in un’intervista rilasciata ad una rivista araba, avete dichiarato: “Voi musulmani non conoscete il valore di Husayn”. Secondo il suo punto di vista di ricercatore cristiano, ci dica: forse questo amore che professiamo non è sufficiente? Secondo la sua opinione, come possiamo valorizzare Husayn? Cosa possiamo fare che non abbiamo fatto finora?

Conoscere Husayn (la pace sia con lui), il suo cammino e rivoluzione non deve limitarsi soltanto a ricordare dei fatti di questa grande epopea, ma bisogna riporre speciale attenzione al suo significato per comprendere la sua grandezza. Quanto ho dichiarato a questa rivista significa che voi musulmani non conoscete la quantità di insegnamenti lasciati in eredità da Husayn, né il suo comportamento con il mondo e la religione.

Egli ci ha insegnato che non dobbiamo opporci gli uni agli altri per motivi materiali, né nascondere interessi mondani sotto pretesti spirituali.

Voglio dire che bisogna tenere in conto gli insegnamenti dell’Imam Husayn, i quali sono il distacco da questo basso mondo e dalle ambizioni materiali, l’amore per la gente e la pratica dei modelli della tradizione profetica. Questo significa che dobbiamo essere husaynì tanto intrinsecamente quanto estrinsecamente, e non conformarci con l’aspetto esteriore dell’avvenimento di Karbala.

Dobbiamo applicare l’epopea di Husayn nel pensiero, nell’intelletto e nella pratica, conoscere la sua trascendenza e trasmetterla agli altri. Se gli occidentali conoscessero la personalità dell’Imam Husayn ne rimarrebbero affascinati. Per tanto dobbiamo seguire il modello di Husayn durante l’intero anno e non solo in una determinata data.

Quando dico che non conoscete il vero valore dell’Imam Husayn, mi riferisco al fatto che adesso è vostra responsabilità appoggiarlo e aiutarlo, divulgando le sue parole, proteggendo l’oppresso, correggendo la società e applicando la giustizia e la libertà. E’ vostro dovere far giungere a tutte le orecchie del mondo la voce di Husayn (la pace sia con lui) nella sua giusta misura, e per questo è necessario conoscere profondamente i fondamenti, obiettivi e spiritualità del suo movimento.

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15. Cosa pensa delle cerimonie di commemorazione del martirio dell’Imam Husayn (la pace sia con lui)?

La realizzazione di queste cerimonie è corretta e necessaria, visto che mantiene viva la memoria dell’evento di Karbala e permette ai musulmani di riflettere e porsi domande sull’effetto del movimento dell’Imam Husayn nella loro vita. Non si tratta di un qualcosa esclusivo dei musulmani, giacché anche i cristiani possiedono una commemorazione simile che ricorda la crocifissione di Gesù (la pace sia con lui).

Comunque la commemorazione di Ashurà è differente, dato che la tragedia dell’Imam Husayn non possiede uguali in tutta la storia; quanto accaduto a lui non è accaduto a nessun profeta, né a nessun martire. La barbarie esercitata da un gruppo che si autoproclamava musulmano sul suo corpo fu l’insulto, oppressione e crimine massimo. Se i musulmani non riflettono su ciò e non si correggono, questo fatto potrebbe ripetersi in qualsiasi momento.

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16. Lei ha partecipato a qualcuna di queste cerimonie?

Si, ho partecipato in molti incontri realizzati nei paesi arabi e vi ho anche tenuto delle conferenze.

 

 

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