IQNA

Il Sacro Corano e la sua protezione da qualsiasi alterazione - PARTE 2

9:35 - December 13, 2018
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Iqna - Questo testo tratta in maniera rapida ma esaustiva la questione della comparsa di tradizioni (ahadith) inventate, le reazioni di Sunniti e Sciiti nei confronti di tali tradizioni e le ipotetiche alterazioni e/o omissioni (tahrif) nel Sacro Corano.L’obiettivo del presente testo è quello di dimostrare che non è esistito alcun tahrif nel Sacro Corano

Il Sacro Corano e la sua protezione da qualsiasi alterazione - PARTE 2

La comparsa di hadith inventati

È a dir poco drammatico che la gente abbia iniziato ad attribuire falsi hadith al Santo Profeta (S) già durante la sua vita. Il Profeta (S) avvertì i musulmani riguardo tale fitna con queste parole:

“Certamente vi sono molti che creano menzogne a mio riguardo, ed il loro numero aumenterà; chi dice intenzionalmente una menzogna contro di me, deve preparare la sua dimora nel Fuoco. Pertanto, ogni volta che vi viene narrato un hadith, sottoponetelo alla prova del Libro di Dio e della mia Sunna stabilita, e ciò che è conforme al Libro di Dio, prendetelo; e ciò che è contrario al Libro di Dio ed alla mia Sunna, rifiutatelo.”1

Questo celebre hadith è molto importante e invitiamo a tenerlo a mente. Dobbiamo comprendere che il Profeta (S) ha indicato il Sacro Corano come riferimento per giudicare un hadith e non gli hadith per giudicare il Sacro Corano.

Chiesero all’Amir al-Mu’minin ‘Ali (A) perché vi fossero differenze nelle tradizioni attribuite al Profeta (S).

Egli rispose:

“Certamente sono comuni tra la gente cose corrette e cose scorrette, vere e false, abrogate ed introdotte, generali e particolari, definite ed indefinite, cose esatte e congetture. Anche durante i giorni del Profeta gli furono attribuiti falsi detti, tanto che ebbe a dire durante un suo sermone: ‘Chi mi attribuisce una falsità avrà per casa l’Inferno’. Coloro che narrano le tradizioni sono di quattro categorie, non di più”.

Poi l’Imam (A) disse che la prima categoria si riferiva ai mentitori ipocriti:

“L’ipocrita è una persona che mette in mostra la fede e adotta l’apparenza di un musulmano; non dubita nel peccare né si mantiene lontano dal vizio; coscientemente attribuisce falsi detti al Messaggero di Dio – che Dio benedica lui e la sua progenie. Se la gente sapesse che è un ipocrita e un falso, non accetterebbe niente da lui e non approverebbe quel che dice. Ma affermano di essere Compagni del Profeta, di averlo conosciuto, di aver ascoltato i suoi detti direttamente da lui e da lui aver acquisito la conoscenza: per questo {la gente} accetta quel che dicono. Anche Dio vi ha ben avvertiti riguardo agli ipocriti, descrivendoli molto bene. Essi hanno mentito sul Santo Profeta {dopo la sua morte}”2.

La situazione peggiorò comunque dopo il martirio dell’Imam ‘Ali (A), quando Mu’awiya istituì quello che può definirsi come il primo dicastero per la falsa propaganda nel mondo.

Non è questo il luogo per approfondire aspetti meschini. Coloro che vogliono saperne di più possono fare riferimento al Shahr Nahj al-Balaghah di Ibn Abil-Hadid al-Mu’tazili, che riporta parola per parola il Kitab al-Ahdath di Abul Hasan ‘Ali ibn Muhammad ibn Abi Sayf al-Madani, mostrando come questo dicastero si sviluppò gradualmente finché tutti gli hadith che egli compose si diffusero nel mondo islamico; questi hadith furono insegnati ai bambini nelle scuole insieme al Sacro Corano. Questo testo riferisce come la malattia avesse infettato tutti i gruppi, soprattutto i più devoti, che recitavano il Sacro Corano e a cui si insegnava ad esser timorati di Dio. Erano soliti inventare hadith per ottenere benefici dai governanti. Questi falsi hadith raggiunsero infine anche coloro che avevano una valida formazione religiosa e che non approvavano la menzogna e la falsità: ma, credendo nella loro autenticità, li accettarono come tradizioni genuine e li trasmisero3.

Il nucleo di questo dicastero era formato da quattro narratori di hadith: Abu Hurayrah, ‘Amr ibn al-‘As, Mughirah bin Shu’bah (che erano tutti sahabah, vale a dire, Compagni del Profeta) e ‘Urwah ibn az-Zubayr (che era uno dei tabi’yin, cioè discepoli dei Compagni)4. Ma ci sono centinaia di narratori indipendenti che hanno svenduto la propria religione unicamente per i benefici mondani. Narreremo un episodio come esempio.

Una volta, Mu’awiyah offrì centomila dirham a Samrah ibn Khundab affinché narrasse che i versetti 204-206 della seconda Sura del Sacro Corano fossero stati rivelati in riferimento ad ‘Ali ibn Abi Talib (A), e che il versetto 207 fosse stato rivelato in onore di Ibn Muljam {l’assassino dell’Imam ‘Ali}.

I versetti 204-206 recitano:

“E tra gli uomini c’è qualcuno che ti stupirà con le sue parole nella vita terrena; chiama Dio a testimone di quello che ha nel cuore, quando invece egli è il più duro dei nemici. {Lo dimostra il fatto che} quando ti volge le spalle, percorre la terra per portarvi la corruzione e per distruggere le colture e il bestiame. E Dio non ama la corruzione. E quando si dice: “Temi Dio!”, viene preso dalla superbia {e ciò lo spinge} a peccare {di più}. L’Inferno gli basterà! Che brutto giaciglio {avrà}!” (Sacro Corano, Sura al-Baqarah, 2: 204-206).

Questo doveva essere attribuito ad ‘Ali (A).

E il versetto 207, che dice

“Ma tra gli uomini c’è anche chi si sacrifica alla ricerca del compiacimento di Dio. E Dio è Gentile con i Suoi servi.” (Sacro Corano, Sura al-Baqarah, 2: 204-206)

doveva essere attribuito a Ibn Muljam.

Samrah, comunque, non accettò. Mu’awiyah alzò il prezzo a duecentomila e poi a trecentomila, ma questo non fu sufficiente. Alla fine Mu’awiyah gli offrì quattrocentomila dirham e Samrah accettò e iniziò a narrare questo ‘hadith’5.

 

  • 1. Shaykh ‘Abbas al-Qummi, Safinat al-Bihar, vol. 2, pag. 474. Innumerevoli hadith al riguardo sono presenti nelle opere di entrambe le scuole, incluso il Sahih Bukhari, vol. 1 (Kitab al-‘ilm: bab ith man kadhiba ‘ala al-Nabi), p. 38.
  • 2. Nahj al-Balaghah, vol. 2 (Tehran: WOFIS, 1978), pp. 453-454.
  • 3. Ibn Abil-Hadid, Sharh Nahj al-Balaghah, (Cairo: Dar al-Ihya’ al-Kutub al-‘Arabiyah), vol. 1, pp. 44-46.
  • 4. Ibn Abil-Hadid, Sharh Nahj al-Balaghah, (Cairo: Dar al-Ihya’ al-Kutub al-‘Arabiyah), vol. 4, p. 63.
  • 5. Ibn Abil-Hadid, Sharh Nahj al-Balaghah, (Cairo: Dar al-Ihya’ al-Kutub al-‘Arabiyah), vol. 4, p. 73.

 

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