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La Luce del Corano-Esegesi del Sacro Corano,vol 1 - Parte 9 - Sura Al-Bagharah - versetto 25

22:39 - August 30, 2017
Notizie ID: 3482091
Iqna - La prima traduzione del Sacro Corano e del Tafsir (esegesi) fatta direttamente dall'arabo. Il primo volume comprende la traduzione ed il commentario della Sura al-Fatiha (I Sura) e della Sura al-Baqara (II Sura).

La Luce del Corano-Esegesi del Sacro Corano,vol 1 - Parte 9 - Sura Al-Bagharah - versetto 25

Sura al-Baqarah Versetto 25

وَبَشِّرِ الَّذِينَ ءامَنُوا وَعَمِلُوا الصَّالِحَاتِ أَنَّ لَهُمْ جَنَّاتٍ تَجْرِيْ مِنْ تَحْتِهَا الاَنْهَارُ كُلَّمَا رُزِقُوْا مِنْهَا مِنْ ثَمَرَةٍ رِزْقاً قَالُواْ هَذَا الَّذِيْ رُزِقْنَا مِنْ قَبْلُ وَأُتُوا بِهِ مُتَشَابِهاً وَلَهُمْ فِيهَآ أَزْوَاجٌ مُطَهَّرَةٌ وَهُمْ فِيهَا خَالِدُونَ﴿25﴾

31. E a coloro che hanno prestato fede e hanno eseguito le buone azioni, dai la lieta novella che vi sono per loro paradisi sotto i quali scorrono i ruscelli. Ogni volta che verrà loro destinato un frutto di questi paradisi, diranno: "Questo è ciò che ci è {già} stato destinato in precedenza {nella nostra vita terrena}”, e verranno {così} dati loro ‘quei frutti simili’. Là avranno purificate spose e saranno eterni.

Particolarità dei beni del Paradiso

Contrariamente all’ultimo versetto, che parla del castigo che attende coloro che negano il sacro Corano, i miscredenti, questo versetto parla della ricompensa che attende coloro che si sono sottomessi a Dio e che hanno seguito la via della virtú:

"E a coloro che hanno prestato fede e hanno eseguito le buone azioni, dai la lieta novella che vi sono per loro paradisi sotto i quali scorrono i ruscelli…”

Tutti sanno che i giardini nei quali non scorrono corsi continui d’acqua, non sono molto vivi e rigogliosi. Al contrario, i giardini in cui scorrono in modo continuo dei freschi e limpidi ruscelli, sono assai floridi e prosperosi. I giardini del Paradiso appartengono a questa seconda categoria.
Poi, il sacro Corano parla degli svariati frutti del Paradiso:

"…Ogni volta che verrà loro destinato un frutto di questi paradisi, diranno: ‘Questo è ciò che ci è {già} stato destinato in precedenza {nella nostra vita terrena}…’”

Gli esegeti del nobile Corano hanno dato diverse interpretazioni di questa frase.
Alcuni hanno detto che questi beni, questi doni del Paradiso sono il premio delle buone azioni compiute dai beati nella loro vita terrena, sono, in altre parole, il risultato dei loro precedenti sforzi terreni.

Altri invece affermano che quando un frutto viene portato loro per la seconda volta, essi dicono: "Questo è un frutto che abbiamo già mangiato”, ma quando lo assaggiano s’accorgono che ha un sapore diverso, e provano nuovamente piacere a mangiarlo. Ciò però non avviene in questo mondo. Ad esempio, quando mangiamo dell’uva, ogni volta proviamo la stessa sensazione, sentiamo lo stesso sapore. Questa è una fondamentale differenza tra i beni di questo mondo e quelli dell’aldilà.
Altri ancora, dicono che quando i beati vedono i frutti del Paradiso, li trovano simili a quelli terreni, affinché non siano loro estranei, ma quando li assaggiano s’accorgono che hanno un sapore completamente diverso, sono buoni, squisiti.

Si può poi dare una interpretazione che riunisca in sé tutte le suddette.

Il versetto continua poi dicendo: "…e verranno {così} dati loro ‘quei frutti simili’…”, vale a dire che i frutti del Paradiso, in quanto a bontà e bellezza, sono tutti simili, sono così sublimi che non è possibile preferirne uno all’altro, contrariamente a quanto avviene in questo mondo, nei quali riscontriamo differenze di qualità.

L’ultimo dono ricordato nel versetto in esame sono le caste spose del Paradiso: "…Là avranno purificate spose…”. Esse sono libere da ogni forma di impurità che possono avere le donne di questo mondo. Esse sono pure nel corpo e nello spirito.

Uno dei difetti dei beni di questo mondo è che l’individuo mentre gode di essi pensa già al momento in cui dovrà perderli, ed è preoccupato per questo. Tali beni, non essendo eterni, non possono dunque dare pace all’uomo. Al contrario, i beni del sacro Paradiso di Allah sono eterni e perfetti, e donano eterna pace e tranquillità ai beati. Ecco perché il versetto si chiude dicendo che i beati saranno eterni in Paradiso.

Gli esegeti narrano la seguente tradizione tramandata da Bin Abbàs: "Questo versetto è stato rivelato per Alì Ibn Abu Talib e per i veri credenti: essi sono credenti ed eseguono le buone azioni”

Fede e Pratica

In molti versetti, il sacro Corano ricorda la fede e la pratica insieme. Questo dimostra che non è possibile separare tra di loro questi due fondamentali elementi: la fede e la pratica si completano a vicenda.

Se la fede penetra nelle profondità dell’anima dell’essere umano, essa sicuramente si rifletterà nelle sue azioni, nella sua condotta, spingendolo ad agire rettamente.

"…chi crede in Allah e agisce rettamente, sarà {da Lui} introdotto in paradisi sotto i quali scorrono i ruscelli. {Saranno} eterni in essi…”1
"Allah ha promesso a quelli di voi che hanno prestato fede e agito rettamente di farli succedere {ai tiranni} sulla terra…”

È possibile paragonare la fede alle radici di un albero e le rette azioni ai suoi frutti: buoni frutti sono segno di sane radici, e sane radici danno buoni frutti.
È poi possibile che persone prive di fede, a volte, compiano buone azioni, ma sicuramente esse non potranno mai avere la costanza dei veri credenti: ciò che garantisce una costante rettitudine è una radicata e profonda fede.

Le Spose Pure

L’unico attributo che il versetto in esame ricorda per le spose del Paradiso è "purificate”. Questo ci suggerisce che il primo e piú importante attributo di una sposa è la purezza. Un giorno il sommo Profeta (S) disse: "Guardatevi dalle verdi piante che crescono negli immondezzai”. Fu chiesto: "O Messaggero d’Allah, cosa sono le verdi piante che crescono negli immondezzai?”. Rispose: "La bella donna cresciuta in una famiglia corrotta”2

La parola araba "azwàj” significa spose, ma è anche possibile dare una diversa interpretazione, e dire che il versetto intende le probe credenti che nella loro vita terrena erano le mogli di retti credenti.
In ogni caso, in Paradiso le donne e le huru-l´ain sono pure e purificate, nel corpo e nello spirito. Esse sono libere da ogni impurità esteriore, come il sangue, le urine, le feci, il mestruo, il sudore, i cattivi odori e le altre sporcizie del corpo.

Esse sono altresì libere da ogni forma di impurità interiore, come l’ira, l’invidia, l’impudicizia, la superbia, l’avarizia.
A tal proposito, in una tradizione del Messaggero di Allah, narrata da Sa´id Bin ´Amir, leggiamo: "Se una delle donne del Paradiso gettasse un solo sguardo al mondo, tutta la terra si riempirebbe del profumo di {fragrante} muschio, e la sua luce soggiogherebbe quella del sole e della luna”3

I Beni Materiali e Spirituali del Paradiso

Il sacro Corano oltre a parlare dei beni materiali del Paradiso (come, ad esempio, i giardini paradisiaci, gli splendidi ruscelli che scorrono sotto questi giardini, le bellissime dimore dei beati, le purificate spose, i deliziosi frutti), in altri versetti, descrive anche i piú importanti doni spirituali:

"Dio ha promesso ai credenti e alle credenti paradisi sotto i quali scorrono i ruscelli, in cui saranno eterni, e dimore pure in eterni paradisi; {ma} il consenso {proveniente} da Allah è {dono} piú grande: questa è l’immensa beatitudine!”4

In un altro versetto il sacro Verbo di Allah, dopo aver citato i beni materiali del Paradiso, dice:

"…Allah si compiace di loro ed essi si compiacciono di Lui…”5

Certo, il consenso divino è uno dei maggiori doni divini, superiore a tutti i beni materiali; esso è un bene spirituale che non può essere descritto con le parole né compreso con gli intelletti.

  • 1. Santo Corano, 65: 11.
  • 2. Wasà’ilu-sh-shi´ah, vol. 14, pag. 19.
  • 3. Manhaju-s-sàdiqin, vol. 1, pag. 199.
  • 4. Santo Corano, 9: 72.
  • 5. Santo Corano, 98: 8.
Mustafa Milani Amin - Al-Islam.org
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