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La locuzione “medico itinerante con la sua medicina”, che l’imam Alì (A) utilizza per descrivere il Profeta (S), che cosa significa?

11:29 - September 04, 2017
Notizie ID: 3482113
Iqna - Egli è il medico che cura l’ignoranza e il comportamento biasimevole ed è in continuo movimento con la sua medicina: trattasi di una metafora per spiegare che egli si mette a disposizione degli ignoranti e dei deviati per curarli, considerando ciò la sua missione e responsabilità.
La locuzione
Risposta concisa

L’imam Alì (A), nel paragonare il Profeta dell’Islam (S) a un medico che con la sua medicina va alla disperata ricerca di coloro che hanno bisogno di curare il proprio spirito, descrive la missione di quel Nobile di curare lo spirito e l’anima degli esseri umani, ed è per questo che dice: "Un medico itinerante con la sua medicina”. Egli è il medico che cura l’ignoranza e il comportamento biasimevole ed è in continuo movimento con la sua medicina: trattasi di una metafora per spiegare che egli si mette a disposizione degli ignoranti e dei deviati per curarli, considerando ciò la sua missione e responsabilità.

È necessario prestare attenzione al fatto che il Profeta dell’Islam (S), al contrario della normale consuetudine dei medici, che hanno a che fare con il corpo e con il fisico della gente e che rimangono nel loro studio in attesa che i malati vadano a consultarli, va personalmente alla ricerca dei malati. In altre parole, la missione del Profeta (S) di curare le malattie dello spirito e dell’anima della gente è una missione universale, la quale esige che sia lui a rivolgersi alla gente e a curarla.


Risposta dettagliata

Per chiarire il concetto di "medico itinerante”, prima di tutto citeremo parte del sermone dell’imam Alì (A) dove descrive una delle caratteristiche del Profeta dell’Islam (S), e in seguito tratteremo l’argomento in questione:

"وَ مِنْهَا طَبِيبٌ دَوَّارٌ بِطِبِّهِ قَدْ أَحْكَمَ مَرَاهِمَهُ وَ أَحْمَى مَوَاسِمَهُ يَضَعُ ذَلِكَ حَيْثُ الْحَاجَةُ إِلَيْهِ مِنْ قُلُوبٍ عُمْيٍ وَ آذَانٍ صُمٍّ وَ أَلْسِنَةٍ بُكْمٍ مُتَتَبِّعٌ بِدَوَائِهِ مَوَاضِعَ الْغَفْلَةِ وَ مَوَاطِنَ الْحَيْرَةِ ..."

"Egli (il Profeta) è un medico che con la propria medicina è sempre in movimento, ha preparato con cura le proprie medicine e ha arroventato il suo strumento per bruciare le ferite per porlo ovunque sia necessario: sui cuori ciechi, sulle orecchie sorde e sulle lingue mute; egli con le proprie medicine cura i malati negligenti e raminghi, gli stessi che non hanno usufruito del fulgore della saggezza  e non hanno illuminato la propria mente con le luci delle scienze che irradiano la profondità dell’anima …”[1].[2]

L’imam Alì (A), nel paragonare il Profeta dell’Islam (S) a un medico che con la sua medicina va alla disperata ricerca di coloro che hanno bisogno di curare il proprio spirito, descrive la missione di quel Nobile di curare lo spirito e l’anima degli esseri umani, ed è per questo che dice: "Un medico itinerante con la sua medicina”. Egli è il medico che cura l’ignoranza e il comportamento biasimevole ed è in continuo movimento con la sua medicina: trattasi di una metafora per spiegare che egli si mette a disposizione degli ignoranti e dei deviati per curarli, considerando ciò la sua missione e responsabilità.

Per "medicine” (marahim) s’intendono metaforicamente le conoscenze e le caratteristiche lodevoli che quel Nobile possedeva, invece "strumento per bruciare le ferite” (mawasim), è una metafora per descrivere le punizioni e le sanzioni shariatiche e la loro esecuzione su coloro ai quali gli insegnamenti e la guida non sono serviti. Pertanto egli è come un medico esperto che ha a disposizione tutte le medicine e gli strumenti per bruciare le ferite a coloro ai quali le medicine non hanno sortito alcun effetto, affinché possa utilizzarle ovunque necessario per curare i cuori ciechi e prepararli ad accettare le luci della scienza e la guida verso il retto sentiero, per donare vista perspicace agli occhi e per guarire le orecchie sorde e predisporle a seguire i consigli.

L’aggettivo "sordo” (summ) è utilizzato metaforicamente per descrivere coloro su cui i consigli e la guida non hanno effetto, come se fossero sordi, cioè la causa viene utilizzata per far riferimento alla conseguenza, infatti la conseguenza della sordità è di non potere usufruire dei consigli e delle guide. Allo stesso modo, per descrivere la cura per le lingue mute, affinché pronuncino gli zikr di Dio e parole sagge, è utilizzato metaforicamente l’aggettivo "muto” (bukm) che si riferisce alle lingue che non dicono ciò che sarebbe opportuno, diventando così come le persone mute.

Pertanto il bisogno dell’essere umano di un medico per lo spirito è di gran lunga superiore alla necessità di un medico per il fisico: infatti il combattere le malattie fisiche permette la continuazione della vita limitata e materiale, invece la cura di quelle spirituali è per poter godere della vita eterna.

È necessario prestare attenzione al fatto che il Profeta dell’Islam (S), al contrario della normale consuetudine dei medici, che hanno a che fare con il corpo e con il fisico della gente e che rimangono nel loro studio in attesa che i malati vadano a consultarli, va personalmente alla ricerca dei malati, in altre parole, la missione del Profeta (S) di curare le malattie dello spirito e dell’anima della gente è una missione universale[3], la quale esige che sia lui a rivolgersi alla gente e a curarla.

Ibn Abil-hadid (esegeta del Nahj al-Balaghah) riguardo al "medico itinerante” afferma che il Profeta (S) è un medico sempre in movimento.  In verità, un tale medico ha acquisito più esperienza, e l’espressione che è sempre in movimento fa riferimento al fatto che egli andava in cerca dei malati, infatti, gli individui probi vanno alla ricerca dei malati di spirito e li curano. Si narra che Gesù (A) fu visto a casa di un individuo reprobo e la gente ne rimase sorpresa, gli dissero che a loro sembrava strano che un profeta si trovasse in un posto simile, egli rispose loro: "Il medico va alla ricerca del malato”[4].

 


[1] Nahj al-Balaghah, sermone 108.

[2] Cfr.: Ibn Maytham Bahrani, Shahr Nahj al-Balaghah, traduzione di Qorbanali Mohammadi Moqaddam e Alì Asghar Navai Yahyazade, vol. 3, pp. 74 e 75, Bonyad-e pajuheshha-ye eslami-e Astan-e qods-e razavi; Ibn Abil-hadid, Shahr Nahj al-Balaghah, vol. 7, pag. 184, Ketabkhane-ye Ayatollah Mar'ashi Najafi, Qom, prima stampa, 1958.

[3] Come i Medici Senza Frontiere, che per la loro missione medica, non fanno distinzione tra la gente di una nazione o un’altra.

[4] Ibn Abil-hadid, Shahr Nahj al-Balaghah, vol. 7, pag. 184.

 
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