IQNA

Yemen, bombe Made in Italy e disinteresse per i bimbi massacrati

22:21 - March 18, 2017
Notizie ID: 3481452
Sanaa-Iqna-L'Onu parla di 8.100 morti, tre quarti dei quali civili, sotto le bombe che l'Arabia Saudita sgancia nel silenzio della comunità internazionale.
Yemen, bombe Made in Italy e disinteresse per i bimbi massacrati

L’Arabia saudita dal marzo del 2015 dirige la coalizione araba sunnita in una guerra contro gli sciiti houthi che sostengono il presidente destituito Ali Abd Saleh e che controllano la parte settentrionale dello Yemen. Questa guerra, secondo l’Onu ha causato la morte di piu' di 2800 civili
, su un totale di 8.100 morti. Di queste vittime i due terzi sono dovuti ai bombardamenti aerei.

Bombardamenti che hanno provocato negli ultimi giorni una serie infinita di morti vergognose. Perché a finire uccisi sotto i raid sono stati i bambini di una scuola a Saada e i ricoverati e gli operatori dell’ospedale di Medici senza frontiere ad Abs. Vittime civili, bambini massacrati senza che la comunità internazionale alzi un dito e senza che i media mainstream alzino un ciglio, distolgano lo sguardo dal pericolo Isis e dalle declinazioni locali gonfie di xenofobia. 

Eppure qui parliamo di guerra, la più aberrante diffusa e costante violazione dei diritti umani. La guerra che cancellando il diritto di vivere, nega tutti i diritti umani. "Nella maggior parte dei paesi sconvolti dalla violenza, coloro che pagano il prezzo più alto sono uomini e donne come noi, nove volte su dieci. Non dobbiamo mai dimenticarlo", afferma Gino Strada. E dobbiamo anche ricordare il perché di certe tiepide risposte di fronte a simili efferatezze.

"Le bombe spedite in Arabia Saudita, si parla di almeno cinque consegne negli ultimi mesi, per nave e per cargo aereo dall’aeroporto di Cagliari, sono costruite dalla RWM Italia, controllata dal grande gruppo tedesco degli armamenti Rheinmetall. Autorizzazioni alle esportazioni di materiale bellico verso i paesi della coalizione che bombarda lo Yemen erano già state rilasciate dai governi Letta e Monti, e non si sa se ci siano state nuove autorizzazioni da parte del governo Renzi, anche se spedizioni così urgenti (persino in aereo da un aeroporto civile) lo farebbero supporre. Sia come sia, la ministra Pinotti ha assicurato che è tutto regolare, che si tratta di componenti per un’azienda tedesca, che quindi noi, ahimé, dannazione, siamo tranquilli. Aggiunge seraficamente la ministra (intervista a 
Repubblica dicembre 2015): Non do un giudizio etico, non dico se è giusto o sbagliato, dico che è stato fatto secondo le regole. Ah, beh, allora”, così scrive oggi sul Fatto quotidiano Alessandro Robecchi che ha sottolineato da una parte la ridicola posizione del governo italiano sulla vicenda, dall’altra la pochissima attenzione che viene data a una strage del genere.

Ovviamente noi di Globalist, che attenzione ne diamo anche laddove molti media fingono di non vedere e di non sapere, continueremo a raccontare come la guerra, in tutte le sue declinazioni epocali, inventate dai potenti del mondo per giustificarne la ferocia, rappresenti la più grande sconfitta e ingiustizia umana.


La ministra Pinotti parla poi di regole, eludendo un giudizio etico, cosa davvero ridicola. Le regole devono essere sostenute da un giudizio o da aspettative etiche, altrimenti non sono regole ma tattiche belliche. Comunque, parlando di regole, l’Onu ha cominciato timidamente a denunciare questa coalizione che delle regole internazionali se ne frega altamente. 


Negli ultimi mesi, per esempio, è avvenuto un fatto significativo: l’Onu e l’Arabia Saudita si sono scontrate su un rapporto riguardante i bambini vittime della guerra
. Il documento, giustamente inseriva il regno saudita tra gli stati criminali che hanno violato i diritti dei bambini nei conflitti armati. Ma la presenza dei ricchissimi sauditi è durata il tempo di una protesta diplomatica: puff, depennata l’Arabia Saudita dalla lista nera. E sospiro di sollievo per i mercanti di armi che la riforniscono senza scrupoli per far sì che possa ammazzare a piacimento, donne, vecchi, bambini, uomini e donne che hanno la sfortuna di vivere in una zona dove le regole internazionali non valgono.

E non valgono per un principio evidente: chi ha potere economico e politico le stabilisce, ma non le rispetta. In tutto questo la vergogna italiana salta fuori ancora una volta con una serie di depistaggi penosi: "La RWM Italia (sede a Ghedi, stabilimento a Domusnovas, Sulcis, in Sardegna) è roba loro. Peccato che in Germania neghino. L’otto marzo scorso un’interrogazione parlamentare di Die Linke ha permesso al governo tedesco di chiarire la sua posizione, e la risposta è stata: nessuna autorizzazione per l’export di componenti destinati agli stabilimenti Rwm Italia di Domusnovas. Come dire che la faccenda delle bombe che vanno dalla Sardegna verso l’Arabia Saudita e poi da lì cascano sugli ospedali dello Yemen sono faccenda nostra. Tutto molto complicato, come al solito, anche se Famiglia Cristiana, in una sua inchiesta, mostra tra l’altro foto di ordigni inesplosi a Sana’a, capitale dello Yemem, e sono proprio giocattolini nostri”.
Questo è quanto. E spiega perché sia così tiepida o assente la reazione del nostro paese di fronte a questa barbarie.

Alessandro Cipriani
Globalist.it

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