IQNA

La Birmania annuncia la fine delle operazioni militari contro i rohingya

19:21 - February 16, 2017
Notizie ID: 3481329
Iqna - Il governo birmano ha annunciato oggi la conclusione della controffensiva iniziata quattro mesi fa nel nord dello stato Rakhine, un'operazione che ha costretto oltre 70 mila musulmani di etnia Rohingya a rifugiarsi in Bangladesh

La Birmania annuncia la fine delle operazioni militari contro i rohingya


L’esercito del Myanmar (Birmania) dice di aver conclusol’operazione di repressione avviata nello Stato di Rakhine circa quattro mesi fa contro la minoranza etnica dei Rohingya. Le Nazioni Unite hanno stimato che nelle ultime settimane almeno 69 mila persone abbiano lasciato il paese, trovando rifugio oltre il confine con il Bangladesh nel timore di subire vessazioni e violenze da parte dei soldati. Molti di loro hanno raggiunto i campi di accoglienza organizzati nella parte meridionale del Bangladesh, dove si vive in condizioni precarie e tra numerose difficoltà dovute proprio al sovraffollamento. La scorsa settimana due funzionari dell’ONU che si occupano di rifugiati hanno dichiarato all’agenzia di stampaReutersche nelle operazioni militari potrebbero essere state uccise più di mille persone.

Mercoledì 15 febbraio, il responsabile per la sicurezza del Myanmar ha dichiarato che «La situazione nel nord di Rakhine ora si è stabilizzata» e ha aggiunto che quelle zone rimarranno comunque presidiate dai militari per ragioni di «pace e sicurezza». L’operazione dell’esercito birmano era in corso dallo scorso ottobre: venne decisa in seguito ad alcuni attentati organizzati da gruppi indipendentisti che chiedono maggiori autonomie per lo stato, che si trova nell’ovest del paese. Lo scorso 9 ottobre in tre attacchi armati contro stazioni di polizia sul confine tra il Bangladesh e la Birmania, nei distretti di Maungdaw e Rathedaung, vennero uccisi nove poliziotti birmani. C’erano stati altri attacchi contro i militari birmani il 12 e il 13 novembre.

La situazione dei Rohingya sta suscitando molte preoccupazioni nella comunità internazionale e ha causato pesanti critiche nei confronti della ministra degli Esteri Aung San Suukyi, premio Nobel per la pace, accusata di non essere intervenuta per fermare la repressione. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che quanto accaduto potrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità o una pulizia etnica: i profughi in Bangladesh hanno fornito testimonianze sulle violenze subite da parte dell’esercito birmano che li ha spinti a lasciare il Myanmar. Alcuni hanno parlato di stupri di massa da parte dei militari, altri di numerosi episodi di uccisioni ingiustificate di civili, furti nelle loro abitazioni e dell’incendio di interi villaggi.

Il governo ha invece negato tutte le accuse più gravi di violazione dei diritti umani nello stato di Rakhine, ha detto che l’operazione è stata un intervento legittimo di controinsurrezione e un portavoce del presidente ha fatto sapere che le ultime relazioni dell’esercito affermano che sono state uccise meno di 100 persone. I militari e la polizia hanno comunque deciso di creare separatamente una commissione per indagare sulle denunce dell’ONU. IlPost.
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