Questa mattina, la capitale si è unita in onore e fedeltà, mentre persone di ogni estrazione sociale, giovani e anziani, hanno marciato da piazza Enqelab a piazza Azadi, portando le bare di 60 iraniani uccisi durante l'aggressione israeliana durata 12 giorni.
L'aria era carica di dolore, riecheggiato da preghiere collettive, slogan appassionati e lacrime sincere.
La cerimonia è iniziata alle 8:00 con la recitazione del versetto 38 della Sura Hajj: "In verità, Allah difende coloro che credono...". Tra i defunti non c'erano solo alti comandanti militari e scienziati nucleari, ma anche quattro bambini, quattro donne e diversi operatori dei media, ognuno dei quali onorato come eroe nella lotta per la salvaguardia della dignità nazionale.
I cittadini di Teheran, ispirati dallo spirito dell'Imam Hussein (AS) e sventolando bandiere rosse con la scritta "Labbayk Ya Hussein", tenevano striscioni scritti a mano con slogan anti-israeliani e anti-statunitensi. Grida di "Morte a Israele" e "Morte all'America" risuonavano tra la folla.
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Un momento particolarmente toccante è stata la vista delle piccole bare dei bambini martiri: immagini che hanno commosso molti fino alle lacrime e hanno sottolineato l'innocenza percepita perduta a causa dell'aggressione.
I presenti, portando i ritratti dei martiri, hanno reso omaggio a coloro che hanno dato la vita per difendere l'Iran. Il loro sacrificio, hanno affermato i presenti, garantisce che i loro nomi e le loro azioni siano immortalati nella storia della nazione.
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian si è schierato fianco a fianco con i cittadini in piazza Enqelab, in segno visibile di solidarietà tra lo Stato e il popolo. In omaggio, le pareti della piazza erano adornate con i ritratti dei comandanti e degli scienziati caduti.
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