IQNA

La Luce del Corano-Esegesi del Sacro Corano,vol 1 - Parte 98- Sura Al-Bagharah - versetto 193

11:40 - June 22, 2020
Notizie ID: 3485177
Iqna - La prima traduzione del Sacro Corano e del Tafsir (esegesi) fatta direttamente dall'arabo. Il primo volume comprende la traduzione ed il commentario della Sura al-Fatiha (I Sura) e della Sura al-Baqara (II Sura)

La Luce del Corano-Esegesi del Sacro Corano,vol 1 - Parte 98- Sura Al-Bagharah - versetto 193

Sura al-Baqarah Versetto 193

وَقَاتِلُوهُمْ حَتَّى لاَ تَكُونَ فِتْنَةٌ وَيَكُونَ الدِّينُ لِلّهِ فَإِنِ انتَهَواْ فَلاَ عُدْوَانَ إِلاَّ عَلَى الظَّالِمِينَ ﴿193﴾

199. Combatteteli fino a che non ci sia piú fitnah e l’unica religione sia quella di Allah. Se dunque desistono, non ci sia ostilità, se non contro gli iniqui.

Commento

Questo versetto ricorda gli obiettivi della Jihad, affermando che non si combatte per conquistare le terre degli altri popoli, per dominarli e depredare i loro averi, per conquistare nuovi mercati, o appropriarsi delle materie prime preziose, o per motivi razziali o di classe.

Si deve combattere per ordine divino, per ottenere il consenso del Signore Eccelso, per instaurare la giustizia sociale, per guidare la gente al bene e alla virtú, per debellare la miscredenza, il politeismo, l’idolatria, per eseguire i comandamenti divini. Combattere dunque per sradicare la fitnah dalla società umana, deve essere allora considerata una causa sacra e giusta.

Alla fine del versetto il sacro Corano ricorda che nel caso in cui i nemici si pentano e abbandonino per sempre la miscredenza e l’idolatria, i mussulmani non hanno alcun diritto di fare loro guerra né di vendicarsi, poiché è solo lecito combattere gli empi e gli iniqui.

Le Jihadat islamiche possono essere suddivise nelle seguenti tre classi:

1. la Jihad di liberazione;

2. la Jihad di difesa;

3. la Jihad che mira alla distruzione del politeismo e dell’idolatria.

La Jihad di Liberazione

Il Signore Altissimo ha rivelato alcuni comandamenti per la beatitudine, la libertà, la quiete, la salvezza e la perfezione umana, incaricando i Suoi inviati di comunicarli alla gente. Ora, se alcuni si oppongono alla comunicazione di questi salvanti precetti, ebbene, i santi profeti hanno il diritto, dopo averli ammoniti e avvertiti pacificamente, di fare loro guerra, e rimuovere ogni ostacolo.

In altre parole, la gente ha, in ogni società, il diritto di sentire la voce, il richiamo degli araldi della verità, e deve essere libera di accettare o meno il loro invito. Ora, se alcuni decidono di privare gli uomini di questo loro legittimo diritto, e impedire loro di sentire la voce di questi santi messaggeri, che è in grado di donare loro libertà e salvezza eterna, ebbene, i seguaci di questi nobili nunzi di verità hanno il sacrosanto diritto di fare giustizia con qualsiasi mezzo lecito a loro disposizione. Quanto abbiamo ora detto chiarisce la necessità della “Jihad di liberazione” nell’Islam e nelle altre religioni celesti.

Parimenti, se alcuni premono sui credenti per indurli a ritornare alla religione seguita in passato, ebbene, anche in questo caso è possibile fare giustizia, liberare i credenti da tali pressioni con qualsiasi mezzo lecito a disposizione.

la Jihad di difesa

A volte la guerra viene imposta ai credenti, nel senso che subiscono un attacco da parte di un nemico. In questo caso, tutte le leggi divine e umane permettono loro di difendersi e respingere il nemico con qualsiasi mezzo lecito a loro disposizione. Questo tipo di Jihad prende il nome di “Jihad di difesa”. Le celebri guerre degli Ahzaab {fazioni}, di Uhud, Mutah, Tabuk, Hunayn, e altre guerre combattute dai mussulmani ai primordi dell’Islam, erano tutte Jihad di difesa.

la Jihad che mira alla distruzione del politeismo e dell’idolatria

L’Islam oltre ad invitare l’umanità a scegliere e seguire questa salvante religione, ultima e piú completa delle religioni, rispetta anche le opinioni altrui. È per questo motivo che concede alle genti che seguono uno dei libri celesti rivelati dal Signore Altissimo sufficiente tempo per meditare ed accettare l’Islam, e nel caso in cui non si convincano stringe con loro un patto, e le tratta come “minoranze alleate”, e convive con loro proteggendole, a patto che rispettino determinate semplici condizioni. Quanto invece al politeismo e al feticismo, l’Islam non li considera assolutamente delle religioni, non li ritiene degni del minimo rispetto, anzi, li considera superstizione, deviazione, stoltezza, aberrazione mentale e morale, da debellare a tutti i costi.

Secondo l’Islam il termine “libertà di pensiero”, l’espressione “rispetto delle opinioni altrui”, hanno significato dove almeno il pensiero e le opinioni sono basate su princìpi giusti e corretti. È dunque chiaro che per la religione islamica la superstizione, la deviazione, l’idolatria, il politeismo non meritano né libertà né rispetto. È per questo che la sacra legge islamica ordina di debellare a tutti i costi queste empie forme di aberrazione mentale e morale, anche a costo di fare guerra ai sostenitori e ai seguaci di queste abiette forme di miscredenza.

Perché il precetto della Jihad è stato rivelato a Medina?

Sappiamo che la Jihad è diventata un obbligo per i mussulmani solo a partire dal secondo anno dell’Egira.
La ragione di questo fatto è chiara, poiché, da una parte, alla Mecca il numero dei mussulmani era così basso che essi non potevano sostenere assolutamente una guerra contro i loro nemici, e, dall’altra parte, alla Mecca i nemici dell’Islam erano straordinariamente potenti. La Mecca era in realtà il quartiere generale dei nemici dell’Islam, e perciò non era possibile combatterli in questa sacra città. Quando invece il sommo Profeta (S) compì l’Egira, fuggì dalla Mecca a Medina, un gran numero di persone gli prestó fede, si convertì all’Islam, e fu allora che il santo Messaggero di Allah rese pubblico il suo invito alla religione islamica, e iniziò a richiamare la gente alla verità fuori e dentro la sacra Medina, e riuscì a creare, in questa città, un semplice governo, e a procurare i mezzi necessari alla lotta contro il nemico. Siccome la distanza che separava le due città della Mecca e Medina era relativamente grande, il santo Profeta (S) riuscì a compiere questo lavoro con tranquillità, e le forze rivoluzionarie, di liberazione riuscirono a prepararsi agevolmente a fare guerra all’empio nemico.

 

 

 

 

Mustafa Milani Amin
Al-Islam.org

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