Né
ad un’arte prodotta da musulmani, poiché se musulmani sono stati i
committenti, la maggior parte degli artisti o artigiani locali erano
soprattutto cristiani. La natura dell’arte islamica risiede, pertanto,
nel linguaggio con cui l’artista rappresenta un microcosmo autonomo. Un
linguaggio che aderisce all’estetica islamica, a prescindere dalle varie
influenze nazionali e geografiche che lo caratterizzano.
Ciò
che unisce le diverse opere d’arte islamica è il rispetto di canoni
direttamente legati all’atteggiamento musulmano e alla concezione del
mondo indicata dai dogmi dell’Islam. Non c’è mai un tipo specifico di
decorazione per un certo edificio o uno specifico oggetto, al contrario,
ci sono principi decorativi, che potremmo dire pan-islamici, e che
determinano le stesse idee, forme e design, sebbene oggetti ed edifici
si differenzino per qualità di esecuzione e stile.
La chiave per capire l’arte islamica va ricercata nella formazione della sua estetica.
L’inizio
della formazione dell’arte islamica coincide con il momento di
espansione al di fuori della Penisola Araba, il periodo delle conquiste
(VII-VIII sec) nel quale i musulmani dovessero confrontarsi con i
capolavori dell’arte cristiana e la loro forte componente
propagandistica. Dopo un primo momento di soggiogamento e di imitazione
delle forme e tecniche delle tradizioni dellarte cristiana dOriente e di
quella mesopotamo- iranica, a partire dal IX secolo si forma una vera e
propria teoria delle arti. Questo è lo stesso periodo in cui la
necessità dellorganizzazione sociale di una comunità, ormai estesa e
sviluppata, si struttura attraverso un atteggiamento legalista che vede
negli hadith o tradizioni il suo strumento privilegiato. Ecco perchè,
più che nel Corano, è nel corpus delle tradizioni che ritroviamo quella
rivoluzione estetica che porterà alla creazione dell’arte islamica.
L’ideale
estetico, in conformità con il pensiero religioso islamico, si traduce
in un rifiuto della mimesi, ovvero della rappresentazione o imitazione
delle forme sensibili. Nel IX secolo i teologi musulmani svilupparono
ulteriori restrizioni alluso di immagini o rappresentazioni nellarte.
Poiché i teologi percepivano larte come mimesi nel senso aristotelico,
proibirono qualsiasi rappresentazione di esseri animati in pittura o
scultura, soprattutto nello spazio sacro, e tale interdizione ha
caratterizzato in modo distintivo i principi dellarte islamica per
diversi secoli.
Nei
detti attribuiti al Profeta laccusa è rivolta al pittore, più che
allopera, in quanto egli si pone in concorrenza con Dio, creando esseri
che dovrebbero essere dotati di vita.
Leggiamo,
infatti: "Badate a non rappresentare Iddio o una delle sue creature.
Potete dipingere solo alberi, fiori o oggetti inanimati, poiché nel
Giorno del Giudizio gli esseri rappresentati reclameranno unanima
allartista che, impotente a soddisfarli, subirà i tormenti del fuoco
eterno”.
Mentre
nel Corano la proibizione delle immagini riguarda la fabbricazione di
idoli per il culto, le tradizioni alludono allincapacità delluomo di
infondere vita nelle creature. Limitazione dell’artista riguarda le
apparenze sensibili e non l’individuo, in quanto è priva del soffio
vitale.
E
interessante notare come il pensiero islamico successivo sviluppa la
separazione tra materia e qualità che la definiscono, sostenendo che la
bellezza non è una qualità inerente alla materia poiché, come leggiamo
nella Alchimia della felicità di al-Ghazali: "il significato della
bellezza risiede nel riconoscimento della perfezione contenuta
all’interno delle cose, un piano esoterico per il quale le sembianze
esteriori possono essere solo illusorie. Non sono i sensi, ma il cuore a
percepire la vera natura delle cose. Etica ed estetica appaiono
collegate in quanto la capacità di apprezzare la bellezza è segno della
bontà interiore dellosservatore che riconosce nelloggetto contemplato la
riproposizione dellarmonia delluniverso. Inoltre, la bellezza degli
oggetti non è altro che la bellezza interiore dellartista. Poiché il
bello deve rispecchiare l’armonia, esso deve presentare le qualità della
proporzione e della simmetria.
Gli
artisti musulmani abbandonarono quindi le tecniche come prospettiva,
chiaroscuro e modellazione, volte a rendere le apparenze sensibili della
natura, per esplorare nuove vie nell’ambito delle forme permesse. Per
produrre forme che non sembrassero "reali” , subordinano lornamento ad
un principio astratto. Nasce così larabesco. Sebbene esso sia stricto
sensu una decorazione vegetale, molti studiosi lo hanno considerato un
principio organizzatore della decorazione islamica, di cui è la
manifestazione spirituale.
Esso
, allo stesso modo dell’intreccio geometrico,è una espressione
dell’idea dell’Unità divina sottostante l’inesauribile varietà del
mondo.
La
decorazione islamica, esprimendo la generazione continua di trame,
nelle sue varie manifestazioni , sembra riflettere solo una porzione di
un disegno che è in grado di estendersi al di là della forma che decora,
e implicitamente si pone al di là del mondo della realtà. Se un limite
spaziale definito viene raggiunto, come una parete terminale di un
edificio, questa sarà decorata con motivi che si ripetono, portando la
visuale oltre il limite della parete. Questo è il simbolo di un
infinito, lestensione infinita al di là dellordinaria realtà, in un
regno superiore invisibile.
Spesso
lOccidente ha ridotto larte islamica ad unarte di superficie, a mera
decorazione, relegandola in uno spazio subalterno rispetto ad
espressioni artistiche come ad esempio larchitettura. Nel contesto
culturale islamico lartista è un intellettuale non un tecnico, ecco
perchè sono le figure del calligrafo e del pittore a godere della stima e
considerazione sociale. La calligrafia è la rappresentazione materiale
della Parola di Dio e, per questo, è l’arte suprema dell’Islam. La
scrittura araba ha giocato un ruolo senza precedenti in quanto "fondata
sul concetto di parola preeterna scritta da Dio” (Schimmel). Il Corano, a
differenza degli altri libri rivelati, è sacro anche nel suo aspetto
materiale e non solo per il messaggio che Dio trasmette agli uomini. La
Parola di Dio è, pertanto, legata indissolubilmente alla forma grafica
dell’arabo ovvero alle lettere del suo alfabeto.
La
bellezza stessa della scrittura araba sollecita l’artista a creare
un’infinità di composizioni per una sola frase. Pur conservando i loro
tratti essenziali, le lettere continuano a servire da base per
composizioni astratte caricate di senso simbolico che riservano i propri
ineffabili segreti agli iniziati, ma al tempo stesso sono considerate
con ammirazione anche da coloro che ne conoscono il valore espressivo
senza essere capaci di decifrarne il messaggio. La fortuna della
decorazione e della calligrafia è legata non solo allosservanza del
principio dellinverosimiglianza, ma anche al fatto che costituiva una
icona identificativa riconosciuta da tutti i popoli che costituivano la
umma ovvero la comunità dei credenti. Tale sistema visivo, nel quale si
identificava la comunità musulmana, si poneva in contrasto con il
sistema simbolico del Mediterraneo e dell’Iran basato sulle immagini.
L’altra
arte è la miniatura, sempre legata al libro, veicolo di trasmissione
della Rivelazione divina e, in seguito, della trasmissione del sapere
teologico, filosofico e scientifico. Ecco perchè il libro, veicolo
privilegiato dello spirito e dellarte, diventa esso stesso arte. Voglio
solo accennare alluso dell’oro che simboleggia la luce e per questo
rimanda direttamente a Dio, Luce dei cieli e della terra.
Inoltre
l’illuminazione della pagina è simbolo dell’illuminazione del mondo ,
ovvero ciò che lo fa uscire dall’oscurità e gli svela la conoscenza.
Oltre
all’ornato vegetale stilizzato ed astratto e alla decorazione
epigrafica, l’arte islamica ha fatto largo uso della decorazione
geometrica che segue la regola astratta imposta del reticolo geometrico
in cui viene suddivisa la superficie da decorare. L’impianto geometrico,
presente in nuce nella decorazione tardo romana e bizantina, fu
sviluppato alla luce delle ricerche matematiche e geometriche greche.
Queste ultime furono alla base delle teorie estetiche basate sulla
proporzionalità e modularità.
In
un testo del decimo secolo, scritto dal circolo neo-platonico degli
Ikhwan al-Safà (Fratelli della Purezza), l’arte è conoscenza geometrica.
La geometria è la fonte dell’attività immaginativa e trasforma forme,
spazi e superfici in prodotti che rispecchiano sia bellezza che
conoscenza. Usata come principio organizzativo riesce a fondere insieme
l’ideale astratto matematico con la concreta realtà della materia,
usando il primo per misurare e definire la seconda.
L’importanza
attribuita dai scienziati musulmani, a partire dal IX secolo, agli
studi matematici fatti , in particolare, dalla scuola pitagorica e
platonica, rese possibile la creazione di moduli di decorazione
geometrica. Nel mondo islamico, come in quello dei Greci, il principio
della perfezione geometrica ha portato alla creazione di modelli
estetici applicati all’architettura e all’arte.
La
composizione dei vari poligoni inscritti nel cerchio- immagine di Dio, e
la loro moltiplicazione, rotazione, suddivisione e simmetria,nonché
lunione dei punti dintersezione delle linee, formano la griglia su cui
viene realizzato il modulo. Tale modulo viene poi ripetuto fino a
coprire qualsiasi superficie creando una struttura geometrica complessa e
evidenziando una varietà di nuove forme. Da semplici poligoni vengono
realizzate strutture geometriche molto complesse. Ogni forma geometrica è
il simbolo di una realtà celeste o del mondo sublunare a cui si
aggiungono significati esoterici.
All’interno
del monoteismo islamico, la geometria è l’unico modo lecito di mettere
in comunicazione la realtà umana con la trascendenza divina. La
geometria è uno dei segni, ayat in arabo, che Dio ha donato all’umanità
nel mondo materiale come prova della sua esistenza. La perfezione della
struttura dell’universo è considerata lo specchio della perfezione
divina.
La
decorazione islamica possiede un carattere indipendente e concluso in
sé essendo indipendente dal corpo sottostante ed è quindi entità
astratta o Idea. Essa produce figure matematiche perfette, Idee-Numero,
che evidenziano l’eredità del pensiero di Platone e del neoplatonismo
nella tradizione islamica.
Un
altro modo di guardare all’organizzazione dei moduli è basato sulla
loro suddivisione continua in unità inferiori. Leffetto è una visione
frazionata o atomizzante. Il processo di riduzione produce una numero di
nuove sottounità, che nonostante la loro piccola dimensione, danno
luogo a nuove decorazioni addizionali, con il risultato che le superfici
appaiono prive di sfondo. Questo bisogno di riempire ogni spazio vuoto è
stato chiamato "horror vacui” paura del vuoto ad è una peculiarità
caratteristica della decorazione islamica.
In
conclusione possiamo dire che il primo principio che governa l’estetica
islamica è il tawhid, la dottrina dell’unità. Ogni arte islamica
autentica deve riflettere l’Unità Divina e, pertanto, vi deve sempre
essere un principio d’integrazione della forma che permette di
trascendere le forme esterne per raggiungere l’unità della creazione.
Il
secondo principio è quello del jamāl, la bellezza, come riassume un
hadith che recita: "Allāhu jamīlun yuḥibu ‘l-jamāl” (Dio è Bello e ama
la bellezza). L’arte islamica in tutte le sue forme possiede un
obiettivo comune: mettere in risalto la bellezza delle cose. Dio è il
Creatore di tutte le cose ed esse sono il riflesso della bellezza
divina.
Il
terzo principio è quello dell’antinaturalismo, del rifiuto della
imitazione della natura e degli esseri viventi in chiave realistica.
Questa natura dell’arte islamica inoltre è l’origine stessa
dell’incredibile sviluppo della geometria e degli arabeschi; quindi,
nella prospettiva islamica, la forma geometrica è una rappresentazione
del mondo celeste. Questa è la ragione per cui la filosofia islamica
poté assimilare tanto facilmente l’idea pitagorica delle scienze
matematiche. La geometria e le scienze matematiche rappresentano il
mondo intellegibile, gli archetipi attraverso i quali Dio creò il mondo
fisico nel quale viviamo. I disegni geometrici e i modelli matematici
non avevano fini meramente decorativi, ma sono un mezzo per ricordare
Dio, il centro che è sempre presente come ci illustra il versetto 115
della suratul-baqara: "Ovunque vi voltate, lì è il Volto di Dio” (2:
115). Di fatto, l’arte islamica è l’applicazione di questo versetto,
perché nella civiltà islamica tradizionale "ovunque ti volti, lì è il
Volto di Dio”
Un
altro principio è quello dell’irrilevanza del mondo che significa
svuotare tutte le cose della loro realtà relativa e ricondurre ogni
realtà a Dio, questo spiega il senso di moderazione e sobrietà sotteso a
tutta la produzione artistica islamica perchè l’uomo è consapevole
della sua posizione di indigente davanti a Dio perchè ogni ricchezza
proviene da Lui. L’arte nel mondo islamico è quindi una disciplina
spirituale che non ha come fine quello della proiezione
dell’individualità dell’artista, ma quello di partecipare alla realtà
divina in quanto la creatività dell’artista ha origine in Dio.
Vincenza GRASSI, free lance researcher in Islamic Epigraphylecturer at the University of Naples L’Orientale (2000-2014)discoveriran