IQNA

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 12

4:11 - September 29, 2020
Notizie ID: 3485519
Iqna - Il presente libro è la narrazione della tragica vicenda di Karbalà ed è la traduzione, dalla versione persiana, dell’opera “Alluhúf Alà Qatla-t-tufúf” del grande sapiente shi°ita Sayyid Ibn Tawus

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 12

 

Il martirio d’Abbas

Si narra che la sete mise Husseyn (as) seriamente in difficoltà. Il puro Imam (as) e il suo fedelissimo fratello Abbas raggiunsero le acque del vicino Eufrate. Gli uomini d’Umar Ibn Sa´d presero però subito le adeguate contromisure e riuscirono a fermarli. Uno degli uomini della tribú dei Bani Darim scagliò una freccia che si conficcò nella mascella inferiore dell’Imam.

Questi estrasse la freccia, riempí la mano del suo sangue, lo sparse e disse: “O Dio, io denuncio a Te le ingiustizie che questa gente compie ai danni del figlio della figlia del Tuo Profeta ”. L’armata nemica riuscí quindi a separare Husseyn (as) da Abbas, il quale rimase cosí totalmente circondato dai perfidi uomini d’Umar Ibn Sa´d, che senza pietà lo uccisero. Husseyn (as) pianse molto per il suo martirio.

A tal proposito un poeta dice: “I piú degni a piangere sono quelli che hanno fatto piangere Husseyn uccidendo su fratello, il figlio di suo padre, Abu-l-fazl, colui che, senza farsi fermare da nulla, lo ha fedelmente accompagnato; colui che arrivò pieno di sete alla riva dell’Eufrate e, ricordando la sete di Husseyn, rinunciò a dissetarsi”

Husseyn (as) mette piede in campo di battaglia

{Dopo che tutti i suoi compagni e gli uomini della sua famiglia erano caduti martiri} Husseyn (as) invitò gli uomini del perfido Umar Ibn Sa´d a combattere con lui. Uno dopo l’altro lo attaccavano e venivano uccisi. L’Imam (as), mentre combatteva, diceva: “Essere uccisi sul sentiero di Dio è meglio che cadere nell’ignominia, la quale è meglio dell’Inferno”.

Uno dei narratori di hadith dice: «Giuro su Dio che non avevo mai visto nessuno essere completamente circondato dall’armata nemica, aver perso i propri figli, i propri parenti e compagni, e, nonostante ciò, combattere con tanto vigore e ardimento; appena gli uomini d’Umar Ibn Sa´d attaccavano, sguainava la spada e li assaliva disperdendoli come un gregge in preda ad un lupo, al pari di cavallette che fuggono alla vista delle persone. Tornava poi alla propria posizione e diceva: “Non v’è forza né potenza che in Dio”»

Senza tregua combatté con l’infernale armata, finché questa si situò tra lui ed il suo accampamento; disse allora ad alta voce: “Guai a voi, o seguaci della dinastia d’Abu Sufian! Se siete privi di credo, se non temete il Giorno del Giudizio, siate perlomeno nobili in questa vita”. Shimr disse allora: “Che cosa intendi dire con ciò, o figlio di Fatima?”.

Egli rispose: “Voglio dire che sono io quello che sta combattendo con voi e voi combattete con me; le donne non hanno alcuna colpa e fintantoché io sono in vita non permettete ai vostri peccatori, ai vostri ignoranti, ai vostri oppressori di assalire il mio accampamento”. Shimr disse: “Va bene, o figlio di Fatima”. Dopo questo scambio di parole l’armata si preparò ad uccidere Husseyn (as); L’Imam (as) sferrò un attacco ai danni dell’armata e altrettanto fece questa.

Fu allora che il nobile Imam (as) pretese da quei malvagi uomini un sorso d’acqua; in cambio di questa legittima pretesa, però, gli uomini dell’abietto Umar Ibn Sa´d provocarono settantadue ferite sul suo corpo. Sfinito dalla battaglia, si fermò un istante a riposarsi, quando d’un tratto fu colpito sulla fronte da una pietra; fece per pulire il sangue fuoriuscito, che improvvisamente fu raggiunto da un’avvelenata freccia a tre punte, che gli si conficcò nel cuore.

Disse allora: “Nel nome di Dio, con l’aiuto di Dio, secondo la religione dell’Inviato di Dio”; rivolgendo poi il viso verso il cielo disse: “O Dio, ben sai che questa armata uccide l’unico figlio della figlia del tuo Profeta esistente sulla faccia della terra”.

Estrasse quindi la freccia e iniziò a perdere molto sangue; l’emorragia l’indebolí a tal punto da non permettergli piú di combattere e difendersi. Chiunque si avvicinava a Husseyn (as), per evitare di dover rendere conto a Dio di averlo ucciso, si allontanava immediatamente; finché gli si avvicinò un uomo appartenente alla tribú dei Kandah, chiamato Màlik Ibn-n-nasr, che lo insultò e con la spada lo colpí sul capo, ferendolo e sfasciandogli il turbante, bagnandolo completamente di sangue. Husseyn (as) prese un fazzoletto e con esso si bendò la testa; mise poi un copricapo e indossò nuovamente il turbante. L’armata d’Ibn Ziad, dopo una breve pausa, si riavvicinò a Husseyn (as) e lo circondò.

Il martirio d’Abdullah Ibn-l-Hasan

Abdullah era il figlio minorenne dell’imam Hasan (as). Uscí dall’accampamento e andò verso Husseyn (as); Zainab lo raggiunse per fermarlo ma egli si rifiutò fermamente di ritornare indietro, dicendo: “Giuro su Dio che mai abbandonerò mio zio”. Quando Abjar Ibn Ka´b o, secondo un’altra tradizione, Harmalah Ibn Kàhil (che Iddio li maledica), volle colpire con la spada il purissimo Imam, questo fedele e coraggioso bambino disse:

“Guai a te, o figlio illegittimo! Vuoi forse uccidere mio zio?”, e quando vide che la spada stava per colpire il suo amato zio, con incredibile coraggio tese il braccio e lo sacrificò per salvare Husseyn (as). Il piccolo perse in pratica il braccio e dal dolore urlò: “Zio!”. Husseyn (as) lo prese in braccio e lo strinse a sé; disse poi: “Porta pazienza nipote mio e invoca la misericordia di Dio, il Quale ti porterà dai tuoi probi padri”. Improvvisamente però Harmalah Ibn Kàhil lanciò una freccia e lo uccise nelle mani di Husseyn (as).

Dopo questo triste avvenimento il tremendo Shimr attaccò l’accampamento; voleva bruciare le tende dell’Imam Husseyn (as). Chiese allora del fuoco per compiere questa indegna azione; Husseyn (as) gli disse: “O figlio di Ziljaushan, chiedi del fuoco per bruciare la mia famiglia?! Che Iddio ti bruci nel fuoco dell’Inferno”. Shibth venne dunque da Shimr e lo rimproverò per l’indegna azione che aveva deciso di compiere. Shimr si vergognò cosí di quanto aveva deciso di fare e rinunciò a bruciare l’accampamento.

 

 

 

 

 

 

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