Presstv. Di Iqbal Jassat. In un articolo pubblicato sul quotidiano israeliano Haaretz, Gidi Weitz ha espresso aspre critiche a Benjamin Netanyahu in seguito alla sua aggressione contro la Repubblica Islamica dell’Iran.
Ha scritto che Netanyahu sarebbe stato licenziato in qualsiasi altro luogo entro pochi giorni dagli eventi del 7 ottobre. E che, dopo aver colpito l’Iran, rappresenta “un rischio ancora maggiore di prima”.
Nonostante la censura radicale imposta ai media e ai coloni israeliani, che impedisce loro di riportare e trasmettere le devastanti perdite inflitte dall’Iran al regime coloniale, ora è il momento di aprire sesamo mentre analisti e giornalisti si confrontano sui fatali errori di calcolo di Netanyahu.
Molti dei dibattiti sono duramente critici nei confronti di Netanyahu, dei suoi falchi di destra e dell’opposizione, accusati di essere caduti in trappola per aver sostenuto la guerra immotivata contro l’Iran, che si è rivelata controproducente. Un ritornello comune che sembra dominare il dibattito pubblico è sintetizzato in modo conciso in un articolo intitolato: “Netanyahu ha persino distorto la comprensione della realtà da parte dei suoi oppositori quando si tratta della guerra Israele-Iran”.
Descritto come portatore di una “missione personale folle”, Netanyahu è anche accusato di avere uno “stato d’animo quasi messianico”, rappresentando così un pericolo per Israele.
La realtà dell’umiliante sconfitta di Israele e del fallimento nel raggiungere uno qualsiasi degli obiettivi militari e politici di Netanyahu è palesemente evidente nella rappresaglia senza precedenti dell’Iran.
Le immagini grafiche dei giornalisti israeliani ora confermano che obiettivi chiave sono stati ridotti in macerie, infrastrutture strategiche bombardate in mille pezzi e interi quartieri distrutti, a conferma che la scommessa di Netanyahu si è rivelata controproducente.
Un rapporto interessante ma rivelatore porta alla luce il fatto che le squadre di soccorso stanno affrontando quelli che descrivono come “spettacoli apocalittici” causati dai missili iraniani di nuova generazione.
Un disastro che ha lasciato il regime in preda alla rabbia, alla frustrazione e alla disperazione.
L’incapacità di Israele di rivendicare il successo, nel decimo giorno della guerra soprannominata “Operazione Leone Nascente” per distruggere gli impianti nucleari iraniani e imporre il cosiddetto cambio di regime, è stata così intensa che Netanyahu ha cercato disperatamente una via d’uscita.
Contemporaneamente, l’hasbara sionista era a pieno ritmo, sostenendo che la rimozione dei missili iraniani fosse “a pochi giorni di distanza”.
Eppure, come riportato da molti media mainstream, Netanyahu era preoccupato per la disastrosa svolta degli eventi nella determinazione dell’Iran a contrattaccare, ed era pronto a revocare la sua aggressione militare immotivata.
Improvvisamente l’amnesia ha preso il sopravvento, con un’enorme distanza tra ciò che desiderava e ciò di cui si è accontentato.
“Siamo lieti di concludere ora; se alla fine si raggiungerà un accordo, Israele sarà soddisfatto del risultato”, ha dichiarato un funzionario al quotidiano Times of Israel.
A quanto pare, la Repubblica Islamica dell’Iran è uscita vittoriosa, dimostrando potenza, resilienza e la capacità di opporsi a un regime genocida.
Tra la retorica di spavalderia e i proclami di superiorità di Donald Trump e del criminale di guerra del regime sionista Netanyahu, si nota la logica di principio dell’Iran.
In una conferenza stampa convocata a Istanbul per un pubblico globale e ripresa dalla maggior parte dei media mainstream, il ministro degli Esteri della Repubblica Islamica Abbas Araghchi si è distinto con calma ed eloquenza, delineando la posizione del suo Paese dopo gli attacchi aerei immotivati degli Stati Uniti.
“Tutti devono capire che abbiamo perseguito la diplomazia, ma gli Stati Uniti e il regime sionista hanno lanciato attacchi aggressivi contro l’Iran”. Araghchi ha poi ricordato al mondo che gli Stati Uniti hanno dimostrato di non rispettare la Carta delle Nazioni Unite e di non rispettare il diritto internazionale.
Ha sottolineato che la comunità internazionale deve affrontare la minaccia alla Carta delle Nazioni Unite, affermando che sono stati gli Stati Uniti a rinnegare in precedenza l’accordo nucleare.
“Il Consiglio di Sicurezza deve assumersi le proprie responsabilità e prevenire tali minacce contro l’Iran. Difenderemo la nostra sovranità e il nostro popolo”.
Il disastroso fallimento militare di Israele, nonostante la manipolazione di Trump per scatenare una campagna di bombardamenti, è stato un duro monito del fatto che due potenze dotate di armi nucleari hanno attaccato uno stato non nucleare violando tutti i valori civili e, cosa ancora più importante, senza successo.
Sebbene Netanyahu abbia fallito nei suoi obiettivi di guerra, è riuscito a rafforzare la sua vergognosa immagine di guerrafondaio e quella del regime sionista come pariah coloniale meritevole di boicottaggio, isolamento e fine.
L’Iran, d’altra parte, è stato riabilitato ed è emerso come un potente alleato del popolo oppresso, in particolare dei palestinesi, oggetto di orrendi massacri.
Come ha commentato un perspicace analista, questa tornata di aggressioni israelo-americane contro l’Iran ha scatenato reazioni globali che mostrano come si tratti dell’ennesima battaglia tra le potenze imperialiste/coloniali occidentali e quelle dell’Asia occidentale e del Sud del mondo, che resistono a questo secolare assalto fatto di controllo, sottomissione e caos.
Iqbal Jassat è un membro esecutivo del Media Review Network di Johannesburg, Sudafrica.
Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice
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