
Nel cuore del caos, quando la paura paralizzava la folla, Ahmed Al Ahmed, padre siriano di 43 anni residente in Australia dal 2006, ha scelto di correre verso il pericolo. Disarmando uno dei due attentatori della strage di Bondi Beach, ha salvato decine di vite e si è trasformato in un simbolo globale di coraggio.
Il suo gesto ha ribaltato stereotipi e narrazioni: un musulmano che, in un contesto di violenza, diventa l’eroe celebrato da un Paese intero e dal mondo.
Dal letto d’ospedale, ferito da quattro colpi di arma da fuoco alla spalla, Ahmed ha lanciato un messaggio universale: “Siate uniti, tutti gli esseri umani, e dimenticate tutto ciò che di brutto è accaduto.”
La sua chiamata alla compassione e all’unità ha trovato eco globale, con oltre 2,5 milioni di dollari australiani raccolti da più di 43.000 donatori.
Il primo ministro australiano Anthony Albanese lo ha definito “il meglio del nostro Paese”, mentre i tributi sono arrivati da ogni parte del mondo. La consegna simbolica dell’assegno da parte dell’influencer canadese Zachery Dereniowski (MDMotivator) ha sottolineato la dimensione internazionale della solidarietà.
Ahmed stesso ha messo in dubbio di “meritare” tanta gratitudine, invitando piuttosto a continuare a salvare vite e a sostenersi reciprocamente. Il suo racconto non si ferma al gesto eroico: diventa un manifesto di umanità condivisa, un invito a superare odio e divisioni.
La vicenda di Bondi Beach non è solo cronaca nera. È un episodio che mette in luce le contraddizioni della politica selettiva, spesso pronta ad attribuire colpe collettive ai musulmani. L’eroismo di Ahmed dimostra invece che la fede non divide quando si tratta di difendere vite innocenti.
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