
Secondo un rapporto del sito Rasif, l’opera del celebre poeta russo Aleksandr Puškin (1799-1837) mostra chiaramente l’influenza culturale, artistica e spirituale dell’Oriente arabo.
Nel libro “Influenze arabe e islamiche nella letteratura russa”, Makarem Al-Ghamri sottolinea che Puškin è tra i principali poeti russi ispirati dal Corano e dalla vita del Profeta Mohammad (Dio benedica lui e la sua famiglia). La sua poesia del 1824, “Uno sguardo al Corano”, occupa un posto importante tra le opere letterarie russe che si rifanno al patrimonio spirituale islamico.
Questi componimenti dimostrano la capacità dei valori coranici di trascendere i confini del tempo e dello spazio, e di penetrare nelle anime di chi non è dichiaratamente musulmano e che proviene da una cultura non islamica.
Secondo Al-Ghamri, citando il critico russo Chernyaev, il Corano diede a Puškin il primo impulso verso un risveglio religioso e fu di grande importanza nella sua vita interiore. Fu infatti il primo libro religioso che catturò l’immaginazione del poeta e lo avvicinò all’Islam.
“Uno sguardo al Corano” è composto da nove odi senza titolo, numerate in ordine. Nella prima ode Puškin si ispirò a Surah che trattano aspetti della vita del Profeta Mohammad (SW), di particolare interesse per lui.
Le odi variano per lunghezza e metro e corrispondono ai versetti coranici da cui Puškin trasse ispirazione. Ne‘mat Abdul Aziz Taha, nell’articolo “L’influenza dell’Islam sulla letteratura russa… Puškin, Lermontov, Tolstoj e Bunin”, osserva che in una parte della prima ode Puškin imita il giuramento coranico, come nel versetto “Il giuramento della stella”.
Taha nota che Puškin fu ispirato dalla Surah Ad-Duha, in particolare dai temi legati all’angoscia del Profeta quando la rivelazione fu interrotta per un periodo insolitamente lungo. Nei versetti 1-3 di questa Surah, Allah dice:
«Per il mattino, e per la notte quando si stende, il tuo Signore non ti ha abbandonato né ti odia.»
Secondo Mohammad al-Sabuni (Safwat al-Tafsir), Allah giura sul momento del Dhuha, ovvero l’inizio del giorno, e sulla notte quando la sua oscurità avvolge ogni cosa.
Ibn Kathir interpreta questo giuramento come prova della potenza divina: il mattino e la luce che porta, la notte e il suo silenzio. Il versetto “Il tuo Signore non ti ha abbandonato né ti odia” è la risposta ai politeisti che dicevano: “Il suo Signore lo ha abbandonato”.
Secondo Taha, Puškin ripete questo concetto nella prima ode e giunge a un passaggio che richiama i versetti 6-9 della Surah Ad-Duha.
I versetti della Surah Ad-Duha mostrano chiaramente l’influenza del Corano su Puškin e la sua familiarità con le storie profetiche.
Nel mezzo della poesia, Puškin fa riferimento anche alla migrazione del Profeta Mohammad (SW) da Mecca a Medina, menzionata nel versetto 40 della Surah At-Tawbah.
Secondo Al-Ghamri, il libro “Uno sguardo al Corano” è una combinazione di poesie tematiche e intrinseche. Non si tratta di una mera imitazione: i valori coranici vengono reinterpretati attraverso la sensibilità artistica di Puškin, il suo stile poetico e la sua visione.
Puškin non segue la sequenza dei concetti morali del Corano, ma li combina liberamente in un’unica ode, fondendo immagini poetiche e significati metaforici.
In questo modo i valori coranici vengono “reincarnati” attraverso il suo io interiore e i suoi elementi artistici.
Secondo Nazim Majid Al-Dirawi, Puškin studiò attentamente due traduzioni del Corano:
Una in russo di Mikhail Virovkin e una in francese di André de Royer.
Puškin potrebbe anche aver conosciuto il “Divan-e Sharqi” di Johann Goethe, ricco di citazioni coraniche, odi arabe e poesie sufi, oltre alle storie di “Le Mille e una Notte” e testi sulla biografia del Profeta Mohammad (SW).
Dalla traduzione di Virovkin, Puškin citò versetti di numerose Surah, tra cui Al-Baqara, Al-Kahf, Maryam, Taha, Hajj, Al-Nur, Al-Ahzab, Muhammad, Fath, Al-Qiyamat, At-Takwir, Fajr, Balad e Ad-Duha, traendo insegnamenti e lezioni di saggezza.
Secondo Malik Suqour, Puškin lesse per la prima volta il Corano durante il suo esilio nel villaggio di Mikhailovskoe.
In seguito, nel sud della Russia e durante il viaggio nella regione di Erzurum, ascoltò anche la recitazione del Corano.
Studiò inoltre la biografia del Profeta Mohammad (SW), ammirandone profondamente il carattere.
Durante il soggiorno a Chisinau, ebbe un amico greco che parlava arabo e lo aiutò a imparare la lingua. Nei manoscritti di Puškin sono stati trovati caratteri arabi e spiegazioni, prova del suo impegno nello studio dell’arabo.