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Imam 'Ali (as)

23:35 - July 06, 2015
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La biografia dell'Imam Ali (as)

L’Imam ‘Ali Ibn Abi Talib (A) apparteneva alla tribù dei Quraysh, residente nella città di Mecca nell’Arabia pre-Islamica, ed era discendente di Hashim e figlio di Abu Talib, a sua volta figlio del nonno dell’Inviato d’Iddio (S) ‘Abd al-Muttalib. Dopo la morte di ‘Abd al-Muttalib, Abu Talib si prese cura del Profeta Muhammad (S) il quale era rimasto orfano sin da tenera età. La moglie di Abu Talib, Fatima bint Asad, si preoccupò del piccolo Muhammad (S) come se fosse il suo vero e proprio figlio al punto tale che venne ritenuta la sua “seconda madre”.

L’Imam ‘Ali (A) ebbe l’onore di nascere all’interno della sacra Ka’bah il 13 di Rajab del trentesimo anno dopo quello dell’invasione della gente dell’Elefante[3]. Egli crebbe in compagnia dell’Inviato d’Iddio (S) dal quale apprese sin dall’infanzia.

Quando l’Inviato d’Iddio (S) annunciò pubblicamente la sua missione profetica durante una cena con i membri della sua tribù, chiedendo chi fosse disposto ad aiutarlo, fu proprio l’Imam ‘Ali (A) l’unico a farsi volontariamente carico di questa responsabilità. Durante tutto il periodo in cui l’Inviato d’Iddio (S) venne tacciato di “menzogna”, “magia” e addirittura “pazzia”, quando le genti gli gettavano contro sassi e sacchi di immondizia, l’Imam ‘Ali (A) rimase sempre al suo fianco senza mai dubitare nella sua missione.

Quando i musulmani vennero esiliati dalla città di Mecca, si rifugiarono nella valle di Shi’b Abi Talib, la quale era di proprietà dello stesso Abu Talib. Le condizioni della comunità Islamica di quel periodo erano assai precarie a motivo delle persecuzioni subite, e sia Abu Talib che Khadijah morirono affamati ed indeboliti da malattia.

Quando i politeisti vennero a sapere della morte di Abu Talib, escogitarono di uccidere l’Inviato d’Iddio (S) mentre dormiva poiché non godeva più della protezione di suo zio[4]. Nel frattempo i musulmani avevano stabilito dei legami con la popolazione di Yathrib che aveva accettato il messaggio e la profezia dell’Inviato d’Iddio (S) e quindi emigrarono nella nuova città che prese poi il nome di “Medina An-Nabi” (città del Profeta). Durante quella che doveva essere l’ultima notte dell’Inviato d’Iddio (S) prima dell’emigrazione, l’Imam ‘Ali (A) dormì nel suo letto poiché il nobile Profeta (S) era stato informato dei piani diabolici dei politeisti che volevano ucciderlo. Quando i politeisti si avvicinarono al letto dell’Inviato d’Iddio (S) per assassinarlo notarono che l’Imam ‘Ali (A) aveva preso il suo posto, mettendo a rischio la propria stessa vita!

Il 15 di Rajab dell’anno 1 dell’Egira, Fatima az-Zahra (A), la figlia dell’Inviato d’Iddio (S), sposò l’Imam ‘Ali (A). Il matrimonio avvenne in stile assai modesto, senza esagerazioni e sprechi comuni durante i matrimoni di quel tempo, e l’Imam ‘Ali (A), non potendo permettersi un mahr elevato per sua moglie, vendette la sua stessa armatura al prezzo di 500 dinari. La vita coniugale dell’Imam ‘Ali (A) e di Fatima az-Zahra (A) fu, sin dall’inizio alla fine, assai semplice e priva di lusso.

Quando giunse il momento per i musulmani di combattere contro i politeisti, l’Imam ‘Ali (A) si dimostrò il più valoroso guerriero dell’avanguardia Islamica, portando a termine le più audaci operazioni militari.
L’anno 10 dopo l’Egira, l’Inviato d’Iddio (S) compì il suo pellegrinaggiod’addio. Durante il viaggio di ritorno, egli fece fermare tutte le carovane presso lo stagno di Ghadir Khum. Ivi pronunciò un sermone ove, innalzando la mano dell’Imam ‘Ali (A) innanzi alla folla, disse: “Chi ha me come mawla, ora abbia ‘Ali come mawla!”[5].

Purtroppo, dopo la dipartita dell’Inviato d’Iddio (S), le cose non andarono come avrebbero dovuto. Mentre l’Imam ‘Ali (A) era impegnato nelle pratiche funerarie per l’Inviato d’Iddio (S), un gruppo di persone si era ritirato in disparte nominando infine Abu Bakr come nuovo califfo della comunità Islamica[6]. L’Imam ‘Ali (A), per l’interesse della Comunità, non si sollevò in rivolta con i suoi sciiti e, dopo la morte di Fatima az-Zahra (A), tacque pubblicamente sull’argomento.

In questo periodo, egli non prese parte alle attività politiche dei tre califfi che lo precedettero - Abu Bakr, ‘Umar e ‘Uthman – ma si concentrò sullo studio del sacro Corano, compilando un arrangiamento particolare dei suoi versetti in accordo alla cronologia della rivelazione, sul suo commento e sulla raccolta di tradizioni dell’Inviato d’Iddio (S).

Abu Bakr nominò personalmente ‘Umar ibn al-Khattab come suo successore. Questi, però, nominò un consiglio per eleggere il terzo califfo che era composto da: ‘Abd al-Rahman ibn al-‘Awf, ‘Uthman ibn al-‘Affan Talhah ibn ‘Ubaydullah, Sa’d ibn Abi Waqqas, Zubayr ibn al-‘Awwam e l’Imam ‘Ali (A). In caso di parità di voti ed opinioni, la decisione finale sarebbe spettata ad ‘Abd al-Rahman ibn al-‘Awf. In ogni caso, a quel tempo, l’unica persona a sostenere pienamente l’Imam ‘Ali (A) era Zubayr ibn al-‘Awwam mentre ‘Abd al-Rahman ibn al-‘Awf era chiaramente non allineato con lui. Fu così che ‘Uthman ibn al-‘Affan venne eletto terzo califfo.

‘Uthman non fu in grado di ben gestire il suo governo e attirò contro di sé molte inimicizie. L’Imam ‘Ali (A) cercò di aiutarlo esortandolo a scusarsi pubblicamente, cosa che fece ma che non gli consentì di rimediare al danno ormai fatto ed infine venne assassinato da ignoti. A questo punto le genti non videro nessuno migliore dell’Imam ‘Ali (A) che, con i propri principi di giustizia, potesse riportare un’atmosfera di serenità nella Comunità Islamica. Inizialmente, l’Imam ‘Ali (A) non accettò ma, su insistenza della popolazione, assunse infine l’incarico.

La prima cosa che fece l’Imam ‘Ali (A) dopo essere stato scelto come califfo fu quella di rinominare gli emiri dei territori Islamici. L’Imam infatti voleva che questi fossero tutti uomini umili e religiosi che si preservavano dal peccato. Mu’awiyah, emiro dello Sham che venne nominato da ‘Umar ibn al-Khattab, vedendo la propria autorità minacciata, rifiutò di giurare fedeltà al nuovo califfo.

Nel frattempo anche Talhah ibn ‘Ubaydullah e Zubayr ibn al-‘Awwam, non appena videro sfumata l’opportunità di poter essere nominati emiri di Basra e Kufa, si mossero contro l’Imam ‘Ali (A) assieme ad ‘A’ishah, ex-moglie dell’Inviato d’Iddio (S).

L’Imam ‘Ali (A) aveva spostato la capitale dei territori Islamici da Medina a Kufa e ivi si era trasferito. Invece l’esercito di Talhah, Zubayr e ‘A’ishah riuscì ad appropriarsi del tesoro pubblico di Basra torturando ed esiliando il legittimo emiro ‘Uthman ibn Hunayf. Poco dopo, l’Imam ‘Ali (A) si vide costretto a fermare la rivolta con la forza: all’ultimo minuto Zubayr disertò il campo prima che iniziasse la battaglia e venne ucciso da un bandito durante la fuga, Talhah venne ucciso in battaglia e ‘A’ishah venne prima portata a Basra da suo fratello Muhammad Ibn Abi Bakr, fervente sciita di ‘Ali (A), e  eepoi a Medina.

Mu’awiyah, approfittando della stanchezza dell’esercito dell’Imam ‘Ali (A) causata dalla battaglia di Basra, e sobillato da ‘Amr ibn ‘As, decise immediatamente di affrontarlo. Nel conflitto, comunque, l’esercito dell’Imam sembrava avere avuto ancora una volta la meglio e, giunto ormai davanti all’ultima postazione ove risiedevano Mu’awiayh e ‘Amr, era pronto per la battaglia finale. A questo punto, con una mossa molto astuta, i pochi uomini rimasti di Mu’awiayh sollevarono alcune copie del sacro Corano dicendo che soltanto Iddio avrebbe dovuto decidere l’esisto della battaglia.

L’Imam ‘Ali (A), il comandante Malik al-Ashtar e i loro sciiti fecero pressione per concludere la battaglia una volta per tutte, poiché erano ben consci che si trattava di un inganno e che gli uomini di Mu’awiyah stavano cercando soltanto un pretesto per salvarsi la vita. Comunque, un gruppo di persone, che in seguito verranno definite “kharijiti”, si oppose dicendo che nessuno aveva il diritto di avere una voce in più del sacro Corano. L’esercito comandato da Malik al-Ashtar, dunque, si divise e l’Imam ‘Ali (A) fu costretto a cedere alle pressioni di chi voleva l’arbitrio del Corano e aveva dimenticato che ‘Ali (A) stesso era la spiegazione vivente del Libro di Dio. Infine venne stipulata una tregua nel presunto nome del sacro Corano, mentre il gruppo di kharijiti tacciò di miscredenza l’Imam ‘Ali (A), il quale avrebbe voluto finire la battaglia ormai vinta senza nessun arbitrio.

In seguito i kharajiti si organizzarono militarmente a Nahrawan per combattere contro l’Imam ‘Ali (A). Quest’ultimo, però, si mosse immediatamente contro di loro impedendo ogni possibile rivolta.

Fu proprio un kharijita, Ibn Muljam, che colpì al collo l’Imam ‘Ali (A) con la sua spada mentre era in prostrazione durante la preghiera del mattino nella moschea di Kufa. Per due giorni l’Imam ‘Ali (A) rimase agonizzante nel suo letto di morte, e così lasciò questo mondo il 21 del mese di Ramadhan dell’anno 40 dopo l’Egira. I suoi figli, al-Hasan (A) e al-Husayn (A) lo seppellirono, in un luogo nascosto, affinché nessuno potesse dissacrare il suo luogo di sepoltura o mancargli ancora di rispetto. La sua tomba venne ritrovata durante il periodo dell’Imam as-Sadiq (A) proprio in accordo a quanto dichiarò quest’ultimo.

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