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Perché il genocidio di Gaza è una delle peggiori atrocità della storia umana

7:27 - August 10, 2025
Notizie ID: 3491893
Iqna - Nonostante tutti i vincoli etici e legali dell’era moderna, Israele continua ad agire impunemente costringendoci ad assistere in tempo reale alle atrocità che commette

Perché il genocidio di Gaza è una delle peggiori atrocità della storia umana

 

Middle East Eye Di Hossam Shaker. Nonostante tutti i vincoli etici e legali dell’era moderna, Israele continua ad agire impunemente costringendoci ad assistere in tempo reale alle atrocità che commette.

Un errore comune è quello di considerare le politiche spietate e disumane messe in atto ai giorni nostri meno gravi delle atrocità commesse nel corso di tutta la storia umana, compresi gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

Alla base di questo errore vi è l’eliminazione del fattore tempo trascurando, contemporaneamente, le trasformazioni che hanno avuto i deterrenti e i vincoli concepiti per impedire il ripetersi delle mostruosità compiute in passato.

Questi vincoli non si limitano allo sviluppo di quadri giuridici e valoriali globali, né alla crescita di una coscienza etica simile per tutta l’umanità, indipendentemente dal livello con cui tali standard vengono rispettati.

Tra questi, il fatto che molti dei crimini odierni vengono smascherati in tempo reale attraverso una copertura mediatica pervasiva, rendendone l’occultamento molto più difficile rispetto al passato, quando imperi, stati ed eserciti potevano nascondere anche gravi reati sotto il tappeto.

Alcuni primi segnali del programma di sterminio nazista furono evidenti a livello pubblico attraverso una retorica razzista e aggressiva, misure legislative e procedurali coercitive e orribili politiche di persecuzione e deportazione nei campi di concentramento.

Eppure molti di questi orrori rimasero nascosti dietro mura fortificate fino al crollo del regime nazista, rivelando le terrificanti atrocità commesse sotto l’ingannevole slogan affisso sopra i cancelli di Auschwitz: “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”).

Qualche decennio prima, la Germania aveva commesso atti di genocidio in Africa, orrori che rimangono in gran parte sconosciuti ancora oggi, nonostante il tardivo riconoscimento ufficiale da parte dello Stato tedesco. Durante il genocidio contro i popoli Herero e Nama all’inizio del XX secolo, in quella che oggi è la Namibia, i coloni tedeschi uccisero decine di migliaia di persone.

In netto contrasto con la cortina che avvolge storicamente tali atrocità, l’attuale massacro perpetrato da Israele nella Striscia di Gaza viene trasmesso in diretta dal campo attraverso schermi e reti televisive, nonostante il divieto imposto da Israele ai media globali di entrare nel territorio.

Violazioni barbariche e crudeli.

In questo stretto lembo di terra, vite umane e dignità vengono violate ferocemente in un’epoca che ha visto il progresso del diritto internazionale e dei principi dei diritti umani, parallelamente allo sviluppo delle Nazioni Unite e di altri meccanismi globali di responsabilità, in particolare la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale.

Se le atrocità del passato dovessero ripetersi oggi, potrebbero non trovare modalità di esecuzione più avanzata o terrificante del programma genocida di Israele nella Striscia di Gaza, che continua sotto gli occhi del mondo intero. In effetti, potrebbero ricavare un modello operativo direttamente dalle politiche e dalle pratiche sistematiche dei leader di guerra israeliani e dalle narrazioni propagandistiche che utilizzano per giustificare ogni nuova atrocità che compiono.

Allo stesso modo, se gli orrori che si stanno verificando oggi a Gaza fossero avvenuti in epoche precedenti, avrebbero probabilmente raggiunto dimensioni ancora più mostruose, senza i vincoli delle moderne restrizioni e risparmiati dalla necessità delle elaborate giustificazioni richieste nel XXI secolo.

Oggi, qualsiasi atrocità commessa sistematicamente da un regime moderno, come il programma di occupazione e sterminio dell’esercito israeliano contro il popolo palestinese, deve essere classificata tra i più gravi orrori della storia umana poiché questi crimini vengono commessi nonostante l’esistenza di numerosi deterrenti.

Ci si deve quindi chiedere: come potrebbero apparire le azioni di Israele libere dai vincoli moderni, godendo della stessa incontrollata impunità concessa a imperi, stati, regimi ed eserciti del passato?

È essenziale mettere in luce questa realtà per comprendere appieno gli immensi pericoli posti dal programma di genocidio e pulizia etnica di Israele a Gaza. Tali atrocità orribili – uccisioni di massa, distruzione totale, fame come arma di guerra, impoverimento, umiliazione e guerra biologica e ambientale – non sono confinate al passato e non appaiono solo in filmati in bianco e nero, come alcuni potrebbero supporre.

Queste atrocità ci arrivano oggi a colori, trasmesse in diretta dal campo di battaglia, momento per momento. I loro strazianti dettagli si dispiegano incessantemente davanti agli occhi del mondo, commessi da uno stato moderno attraverso le sue istituzioni amministrative e da un esercito contemporaneo, mentre politici in cravatta di seta salgono sui podi, giustificando questi crimini e incolpandone le vittime.

Un altro pericolo che si corre con l’eliminazione del fattore temporale sta nel dimenticare che le atrocità della prima metà del XX secolo furono perpetrate principalmente durante due guerre mondiali, eventi catastrofici che ridussero il mondo moderno in cenere e uccisero decine di milioni di persone in città ridotte a macerie e fumo.

Il genocidio a Gaza, al contrario, si sta svolgendo in un contesto in cui la guerra moderna è stata concepita per giustificare l’uso della forza e della distruzione di massa, e per ridurre al minimo lo spargimento di sangue tra i civili.

Una corsa contro il tempo.

Per comprendere appieno la gravità dei crimini israeliani, commessi con armi e tecnologie fornite dall’Occidente, è fondamentale considerare l’entità delle uccisioni, della distruzione, degli sfollamenti e della fame in relazione all’area geografica eccezionalmente piccola di Gaza, che ospita circa due milioni di palestinesi.

Durante quasi due anni di genocidio, l’esercito israeliano ha ucciso o ferito centinaia di migliaia di persone, alcune delle quali sono rimaste permanentemente invalide. Le Nazioni Unite e le sue agenzie umanitarie hanno avvertito che l’esercito israeliano sta uccidendo l’equivalente di un’intera classe di bambini a Gaza ogni giorno, senza che alcuna potenza internazionale sia intervenuta per fermarlo.

Il bilancio delle vittime civili dirette è già salito a oltre 61.000 persone, circa la metà delle quali sono bambini e donne, e continua a crescere inesorabilmente, con vaste aree di quartieri residenziali cancellate dalla mappa. Considerando le vittime indirette – morti per mancanza di medicine e assistenza sanitaria, o a causa di cibo avariato e di un ambiente nocivo perché altamente tossico – queste cifre salgono a livelli ancora più terrificanti.

La leadership israeliana è pienamente consapevole del fatto che è riuscita a perpetrare queste atrocità nonostante i vincoli etici e legali dell’era moderna, sotto la supervisione di istituzioni e tribunali internazionali. Ha quindi ripreso la campagna di pulizia etnica iniziata tre quarti di secolo fa con la Nakba del 1948.

Israele sta ora correndo contro il tempo per imporre una soluzione definitiva a Gaza e nella Cisgiordania occupata utilizzando vari mezzi. Consapevole dei problemi che potrebbero derivare dai vincoli dell’era attuale – tra cui un coro di dissenso senza precedenti e crescente tra i leader occidentali – cercano di aggirare tutto questo rafforzando la nozione di “eccezionalismo israeliano”, uno status che da tempo gli ha permesso di ignorare il sistema internazionale e le sue convenzioni.

Lo fa invocando una doppia identità inventata della “vittima eccezionale”, presumibilmente autorizzata a commettere crimini che altri non potrebbero; e interpretando selettivamente i testi sacri, travisandoli come un manuale di genocidio immune ai trattati e agli obblighi moderni.

In un ulteriore tentativo di aggirare l’elemento temporale, la leadership israeliana ricorda costantemente ad americani ed europei i crimini di guerra commessi dai loro stati nei decenni passati: un trucco facile volto a mettere a tacere le critiche, suggerendo al contempo che l’esperimento coloniale messo in atto in Palestina rimarrà per sempre legato al contesto occidentale che per primo lo ha immesso in questa terra.

Traduzione di Aisha T. Bravi

 

 

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