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Consiglio ecumenico delle Chiese, i leader religiosi celebrano la 75ª commemorazione della Nakba

7:51 - May 19, 2023
Notizie ID: 3489069
Iqna - Durante la 75ª commemorazione della Nakba palestinese, o “catastrofe”, quando centinaia di migliaia di persone furono sradicate durante la creazione di Israele, nel 1948, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (WCC), Rev. Jerry Pillay ha espresso solidarietà alle Chiese in Terra Santa. Anche altri leader religiosi hanno condiviso una simile riflessione

Consiglio ecumenico delle Chiese, i leader religiosi celebrano la 75ª commemorazione della Nakba

Wafa. Durante la 75ª commemorazione della Nakba palestinese, o “catastrofe”, quando centinaia di migliaia di persone furono sradicate durante la creazione di Israele, nel 1948, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (WCC), Rev. Jerry Pillay ha espresso solidarietà alle Chiese in Terra Santa. Anche altri leader religiosi hanno condiviso una simile riflessione.

“La Nakba, la catastrofe vissuta dalle famiglie palestinesi 75 anni fa, continua a causare espropri irrisolti e sofferenze per molti Palestinesi, in particolare per il popolo di Gaza”, ha affermato Pillay. “Il fatto che civili disarmati – compresi i bambini – siano colpiti con proiettili, addirittura uccisi, e molti feriti – non può essere difeso legalmente o moralmente come espressione del “diritto all’autodifesa di uno Stato”.

Il WCC ha costantemente affermato l’intesa di lunga data secondo cui lo status della città di Gerusalemme deve essere risolto attraverso negoziati pacifici. “Gerusalemme è una città santa condivisa da tre religioni: ebraismo, cristianesimo e islam”, ha affermato Pillay. “Esortiamo la comunità internazionale ad accelerare tutti gli sforzi verso una soluzione giusta e praticabile che rispetti le aspirazioni di tutte le persone che vivono in Terra Santa, in linea con le convenzioni e le risoluzioni internazionali”.

Pillay ha anche espresso solidarietà con una dichiarazione del Consiglio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme che ribadisce l’appello delle Chiese a lottare per una pace giusta e duratura per tutte le persone in Terra Santa.

“La dichiarazione esorta tutti a lavorare insieme per costruire un futuro migliore e più umano per tutti”, ha detto Pillay, che ha anche condiviso una preghiera per la Palestina e Israele.

Nella stessa occasione, il Patriarca Emerito Michel Sabbah ha riflettuto sul fatto che le armi e la guerra non garantiscono la pace, ma l’uguaglianza e la giustizia sì.

“In passato, Israele ha cercato di garantire la propria sicurezza guardando oltremare a coloro che li rifornivano di armi”, ha detto Sabbah. “Tuttavia, la sicurezza di Israele dipende da quelli che sono vicini e in particolare dai Palestinesi. La pace deve iniziare con loro. Solamente la pace con loro libererà questa terra, chiamata ad essere santa, dallo spargimento di sangue”.

Sabbah ha aggiunto: “Solamente la giustizia e la pace, l’uguaglianza e la riconciliazione possono aprire la strada alla realizzazione della vocazione di questa terra ad essere veramente una terra santa, una casa sicura in cui sia i Palestinesi che gli Israeliani possono celebrare la vita”.

Il Rev. Munther Isaac, moderatore della Global Kairos for Justice Coalition, ha parlato del ricordo di quello che, ai suoi occhi, è un doloroso disastro. “Non sperimentiamo il disastro; lo viviamo”, ha detto. “Viviamo ancora nella realtà dell’immigrazione; i nostri diritti vengono violati”.

Isaac ha detto che ci fu un gran numero di villaggi cristiani distrutti durante la Nakba. “Oggi abbiamo bisogno di una lettura consapevole di ciò che accadde nel 1948”.

Senza giustizia, ha riflettuto, non c’è pace. “Dobbiamo continuare a sperare in una nuova realtà; un futuro migliore per i nostri ragazzi e ragazze; un futuro senza esclusioni o discriminazioni”.

Anche l’Arab Educational Institute ha rilasciato un messaggio che descrive la Nakba come una catastrofe e una calamità. “L’espulsione del popolo palestinese è stato un crimine di guerra, e la Nakba continua ancora oggi contro il nostro popolo, la nostra terra e le nostre case”, si legge nel messaggio. “Il nostro popolo chiede ancora oggi il diritto al ritorno nelle proprie case e alla terra in Palestina”.

Ha anche notato che la resistenza continua. “La Nakba continua, la resistenza continua e la speranza della libertà è vicina, se ci uniamo e rimaniamo determinati”, si legge nel messaggio. “L’unione è la nostra forza”.


Traduzione per InfoPal di Edy Meroli

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