Tre decenni fa, durante il genocidio in Bosnia-Erzegovina dei musulmani nativi europei da parte dei serbi segretamente sostenuti dai regimi occidentali, una mezza dozzina di Paesi musulmani, inclusa la Repubblica Islamica dell’Iran, fecero il lodevole passo di fornire non solo aiuti ai perseguitati, ma mezzi di difesa. Questo drammatico sviluppo trasformò quella che fino ad allora sembrava una guerra unilaterale in vittorie sorprendenti per i musulmani bosniaci, costringendo gli Stati Uniti a imporre il controverso Accordo di Dayton per fermare la guerra al fine di impedire la sconfitta totale dei serbi.
Sfortunatamente, oggi, mentre Israele continua a massacrare la popolazione indifesa di Gaza con l’attivo aiuto militare e finanziario di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, ad eccezione dell’Asse della Resistenza, composto principalmente da attori non statali, gli Stati musulmani, soprattutto quelli governati da regimi arabi non eletti, hanno voltato le spalle ai palestinesi.
Di conseguenza, finora gli israeliani hanno massacrato 27mila uomini, donne e bambini a Gaza e distrutto l’intera infrastruttura, mentre Washington e Londra hanno ampliato il teatro di guerra lanciando attacchi allo Yemen, in risposta alla coraggiosa Resistenza di Ansarullah che ha paralizzato l’economia sionista bloccando le navi che attraversavano il Mar Rosso dirette alla Palestina occupata.
Perché gli Stati musulmani hanno paura di confrontarsi con Israele? Perché alcuni di loro hanno rapporti diplomatici aperti con questa entità usurpatrice, mentre altri continuano ad avere rapporti commerciali con essa? Queste sono le domande che sorgono nella mente delle masse musulmane dalle coste occidentali dell’Africa alle Filippine.
È molto facile isolare Israele attraverso la rottura dei rapporti commerciali e diplomatici, invece di limitarsi a chiedere il “cessate il fuoco” quando coloro che conducono la carneficina, sia da Londra che da Washington, si godono sadicamente lo spettacolo cruento del massacro di massa, senza mai preoccuparsi di ascoltare le richieste di milioni di musulmani.
Il leader della Rivoluzione Islamica, l’Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, nel suo ultimo discorso alla nazione e al mondo in generale, ha fatto riferimento a questi fatti e ha esortato i governanti dei Paesi musulmani a svegliarsi e a mobilitare le loro risorse per salvare la Palestina.
L’Asse della Resistenza ha dimostrato la sua capacità di sferrare colpi decisivi non solo all’entità sionista, ma anche al suo principale sostenitore terroristico, gli Stati Uniti, le cui basi sono state legittimamente prese di mira in Iraq e Siria. Se gli altri Paesi della regione, soprattutto quelli che condividono i confini terrestri e marittimi con la Palestina occupata, dovessero insorgere sostenendo gli sforzi dell’Asse della Resistenza, la difficile situazione del popolo di Gaza finirebbe definitivamente.
Con l’aiuto di Dio Onnipotente, possiamo tagliare i tentacoli anglo-americani sul Medio Oriente utilizzando le nostre ricche risorse, invece di avere paura del potere criminale dei nostri nemici giurati.
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