Leggere la traduzione del Sacro Corano per comprendere il testo divino è utile ma non sufficiente, afferma uno studioso iraniano di lingua araba.
"Sembra che la traduzione da sola non sia sufficiente per comprendere il Corano. La traduzione è necessaria ma non sufficiente", ha detto a IQNA il professor Mohammad Ali Azarshab, docente di lingua e letteratura araba all'Università di Teheran.
"Bisogna comprendere appieno la lingua araba per poter cogliere il significato dei versetti coranici", ha sottolineato lo studioso.
"La traduzione è una buona cosa; una persona può usarla per comprendere meglio il Corano, ma senza comprendere l'arabo sorgono due problemi. Innanzitutto non si riesce a comprendere appieno alcuni passi del Corano dove la traduzione non rende bene il senso di tali passi, in secondo luogo non si riesce a cogliere l'atmosfera in cui i versi sono stati rivelati, il che è importante per capirne appieno il significato".
Azarshab ha inoltre sottolineato la relazione di lunga data tra le lingue persiana e araba sin dall'adesione degli iraniani all'Islam.
Citando un esempio, ha ricordato la dinastia persiana Buyide (934-1062 d.C.) che era uno stato indipendente dal califfato abbaside.
"Tuttavia, non volevano separarsi dalla sfera culturale del mondo islamico e si sono spostati verso la lingua araba", ha affermato il professore, aggiungendo: "Hanno promosso l'arabo a tal punto che i loro ministri erano figure di spicco nella letteratura araba, come Ibn al-Amin e Sahib ibn Abbad".
Allo stesso tempo anche la lingua persiana raggiunse il suo apice durante questo periodo tanto che rinomati poeti e letterati persiani apparvero sulla scena durante l'era Buyide, ha osservato.
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