Durante la Settimana della Difesa Sacra, riaffiorano i ricordi di giorni in cui l’Iran, con tutta la sua diversità culturale, religiosa ed etnica, si è trasformato in un corpo unico: un corpo che batteva con un solo cuore e resisteva con una volontà condivisa.
La Difesa Sacra non è stata solo una battaglia militare, ma un’epopea umana, in cui l’unità è stata la colonna portante della vittoria. In quei giorni, non c’erano confini tra sciiti e sunniti, turchi e curdi, persiani e baluci, cristiani e zoroastriani. Tutti, con ogni lingua e credo, si sono schierati fianco a fianco.
Le trincee erano il punto d’incontro di cuori che battevano per un obiettivo comune: preservare la dignità e l’indipendenza dell’Iran. I martiri di quel periodo provenivano da ogni fede e gruppo etnico, dimostrando che la patria è la casa condivisa di tutti.
Le donne hanno avuto un ruolo fondamentale in questa unità. Madri che hanno inviato i loro figli al fronte con preghiere, infermiere che hanno curato i feriti nei campi, artiste e scrittrici che hanno raccontato la resistenza. La loro presenza non è stata marginale, ma centrale: punti di riferimento di pazienza, amore e sacrificio che hanno dato significato alla resilienza.
Anche le minoranze religiose hanno partecipato con fede alla difesa della patria. I martiri cristiani, zoroastriani, ebrei e sunniti hanno scritto con il loro sangue che difendere l’Iran è un dovere che va oltre la religione. Hanno combattuto, scritto testamenti pieni d’amore per la patria, e dimostrato che l’Iran è una nazione unita.
Anche durante la recente guerra di 12 giorni contro Israele e i suoi alleti, questo spirito di solidarietà è rinato. Donne, etnie e minoranze si sono unite ancora una volta. Questa unità non solo ha respinto il nemico, ma ha riacceso la speranza.
L’unità non è uno slogan, ma una verità storica. Oggi più che mai, è necessario preservare questo spirito: nel senso di identità, nel dialogo, nella convivenza. L’Iran è una sinfonia maestosa di colori e voci, e questa sinfonia si può ascoltare solo quando tutti gli strumenti suonano insieme.
Il ricordo dei martiri, dei giorni di sacrificio e della solidarietà senza confini non è solo motivo d’orgoglio, ma una guida per il futuro. Un cammino iniziato con l’unità, proseguito con la resistenza, e che deve continuare con la speranza.
di Dott.ssa Sadati
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