Un gruppo per i diritti umani denuncia “violazioni senza precedenti” contro migliaia di prigionieri palestinesi dopo l’accordo di scambio
MEMO. Il Centro Palestinese per la Difesa dei Prigionieri ha accusato le autorità israeliane di aver compiuto una sequenza di gravi abusi contro migliaia di detenuti palestinesi in seguito al recente accordo di scambio di prigionieri. Il gruppo ha descritto le misure come reminiscenza delle punizioni collettive imposte negli anni ’70.
In una dichiarazione rilasciata venerdì, il centro ha affermato che le condizioni in diverse carceri israeliane sono notevolmente peggiorate, citando l’escalation di violazioni e azioni di ritorsione supervisionate da alti funzionari del Servizio Penitenziario Israeliano. Secondo il centro, questi funzionari riferiscono direttamente al ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, noto per le sue politiche aggressive nei confronti dei detenuti palestinesi.
La dichiarazione ha spiegato che ogni visita di Ben-Gvir alle strutture di detenzione è stata seguita da nuove misure punitive, tra cui restrizioni su cibo, acqua, vestiario, assistenza medica e tempo libero. Ai prigionieri sarebbe stato inoltre negato l’accesso ad avvocati, oggetti personali, servizi igienici e la possibilità di praticare riti religiosi.
Il centro ha inoltre avvertito che il sovraffollamento è diventato una “politica deliberata”, con le autorità carcerarie che raddoppiano il numero di detenuti per cella, costringendo molti a dormire sul pavimento nudo, senza coperte o materassi. Ha aggiunto che in ogni cella sono state installate quattro telecamere di sorveglianza, che trasmettono audio e video in diretta e vengono utilizzate per monitorare e punire i prigionieri per le loro conversazioni.
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