IQNA

Intervista a Sharaf Barghouti: “Mio padre è l’uomo della pace, uniamoci per liberarlo”

10:37 - December 21, 2025
Notizie ID: 3492261
Iqna - Il 29 novembre da Londra è stata rilanciata la campagna internazionale Free Marwan, free Palestine
Intervista a Sharaf Barghouti: “Mio padre è l’uomo della pace, uniamoci per liberarlo”

Venerdì scorso avete ricevuto una telefonata – da un numero israeliano – di un presunto ex detenuto che vi avvertiva di una nuova grave aggressione a Marwan Barghouti. Lunedì il vostro avvocato lo ha visitato, come lo ha trovato?

“Innanzitutto voglio ringraziare InfoPal.it, visto che più di un giornale italiano voleva pubblicare una mia intervista, ma mi hanno censurato quando hanno visto le mie risposte. Dopo la visita in carcere, il nostro avvocato ci ha riferito che stava bene e sembrava di buon umore, forte nel corpo e nella mente, anche se molto magro. La segnalazione di percosse, ricevuta da un numero israeliano, erano false, poiché l’ultima volta che è stato picchiato è stato tre mesi fa, il 15/9/2025, durante un trasferimento punitivo tra le prigioni di Ramon e Megiddo da parte della divisione Nachshon. In quell’occasione, gli sono state rotte quattro o cinque costole e ancora oggi soffre di dolori alle costole. Durante l’aggressione ha perso conoscenza, ma quando è arrivato a Megiddo ha ricevuto cure mediche e ora è fisicamente stabile. Non riceve cibo a sufficienza, poiché l’amministrazione carceraria non fornisce il cibo che dichiara di fornire. L’avvocato ci ha detto che pensa continuamente alla sua famiglia, che è con lui ogni ora del giorno, compresi i nipoti che non ha mai conosciuto. La persona al telefono ci aveva detto che mio padre aveva subito un nuovo brutale attacco da parte delle guardie carcerarie israeliane, in cui avrebbe perso dei denti, riportato delle fratture alle costole, subito un taglio a un orecchio e perso conoscenza. Ovviamente questa telefonata ci ha allarmati e abbiamo subito chiesto ai nostri avvocati di verficarne la veridicità. Hanno provato a richiamare più volte quel numero, senza alcuna risposta. Ora è stato chiaramente dimostrato che tali informazioni sono false, diffuse da Israele per spaventarci. Fa parte, come ha detto l’associazione dei prigionieri palestinesi, di una guerra psicologica e di un terrorismo sistematico. In totale ha subito cinque pestaggi dal 2023, di cui l’ultimo, il più violento, a settembre. Poche settimane prima il ministro della Sicurezza israeliano Ben Gvir aveva postato un video sui social in cui era andato a sfidarlo nella sua cella. È stata la prima volta che lo abbiamo visto dopo il 7 ottobre. È apparso dimagrito e affaticato. L’amministrazione penitenziaria insiste su mio padre perché sanno che è un simbolo. Sanno che rompendo il suo morale, rompono il morale di tutti i prigionieri palestinesi. Per questo dobbiamo unirci per chiedere ad alta voce la sua liberazione. Voglio aggiungere che condanniamo nel modo più fermo l’attentato di Sydney ed esprimiamo la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime. In molti vogliono riportarci nel medioevo, con guerre di religione utilizzate per giustificare interessi ben più concreti. Quella che sogna mio padre é una Palestina in cui, come hanno fatto per secoli, ebrei, musulmani e cristiani possano vivere accanto come fratelli”.

Il 29 novembre da Londra è stata rilanciata la campagna internazionale Free Marwan, free Palestine. Perché è diventata così urgente e qual è la vostra strategia?

“Durante le negoziazioni sul cessate il fuoco a Gaza, nel settembre scorso, mio padre era il primo della lista dei prigionieri palestinesi da liberare in cambio dei ostaggi israeliani. Poi, il giorno prima dell’annuncio sull’accordo del presidente Trump, il suo nome è stato cancellato dalla delegazione israeliana, rischiando di far saltare tutto il piano. È evidente che per il governo Netanyahu è troppo rischioso liberarlo, perché è l’unico in grado di federare le diverse fazioni palestinesi. Gli israeliani preferiscono tenerci divisi per continuare il genocidio a Gaza e la colonizzazione nella Cisgiordania occupata. Ho letto in qualche giornale che il suo nome sarebbe stato cancellato dalla lista su richiesta di Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese, per paura che possa intaccare il suo potere. Niente di più falso, Abu Mazen non decide assolutamente nulla. Il suo è un governo fantoccio nella mani degli israeliani, di natura clientelare e delegittimato da 18 anni di assenza di elezioni. Le giovani generazioni, e non solo, lo hanno capito e chiedono un cambiamento. Per questo abbiamo deciso di rilanciare la battaglia per la sua liberazione, che portiamo avanti da quando è stato arrestato, 24 anni fa. In Israele ci sono 10.600 prigionieri politici palestinesi, di cui 4.000 in detenzione amministrativa, senza aver ricevuto alcun processo. Di questi solo 1.468 sono stati liberati al momento del cessate il fuoco. Noi vogliamo combattere per tutti loro e Marwan è colui che rappresenta tutti i prigionieri palestinesi. Così abbiamo deciso di utilizzare come modello la campagna di liberazione per Nelson Mandela e di ripredende i suoi slogan. Come lo è stato Nelson Mandela in Sud Africa, Marwan rappresenta la speranza per il futuro del popolo palestinese e un’opportunità di pace per la regione. Se parliamo di liberazione dei prigionieri senza la liberazione della Palestina, infatti, non ha alcun senso. Perciò voglio ringraziare tutti quelli che hanno manifestato nelle capitali europee il 29 novembre, in molti con la foto di mio padre tra le mani. Specialmente ora che il parlamento israeliano ha approvato in prima lettura, il 10 novembre, un disegno di legge che mira ad instaurare la pena di morte per i palestinesi accusati di aver ucciso degli israeliani. Una misura che presenta diverse violazioni del diritto internazionale e che minaccia specialmente i prigionieri politici”.

Nello specifico, quali sono le azioni che state intraprendendo? Avete preso contatto con dei governi?

“La campagna si articola su due assi: uno popolare, coinvolgendo la società civile, e uno istituzionale, che deve rivolgersi ai governi e alle organizzazioni internazionali. Mia madre ha inviato una lettera al presidente Trump, con lo scopo di chiedergli di impegnarsi nella liberazione di Marwan per una pace duratura nella regione. Molti organismi internazionali si stanno muovendo in modo favorevole. L’Onu ha condannato il comportamento di Ben Gvir, denunciando un atteggiamento inaccettabile che lede i diritti dei prigionieri politici. Il presidente del Congresso Ebraico Mondiale, Ronald Lauder, aveva proposto di recarsi in Egitto, durante i negoziati, per sostenere la sua liberazione. La commissaria europea per l’aiuto umanitario e la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, ha dichiarato di vedere in Marwan Barghouti “il Nelson Mandela palestinese”. Oltre 200 celebrità del mondo della cultura e dello sport hanno chiesto in una lettera aperta il rilascio di Marwan, da Sally Rooney a Margaret Atwood, così come Sting e Eric Cantona. ‘Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la detenzione continuativa di Marwan Barghouti, per i maltrattamenti subiti e per la negazione dei suoi diritti legali in carcere’, hanno scritto, invitando ‘le Nazioni Unite e i governi di tutto il mondo ad adoperarsi attivamente’ per la sua liberazione. Martedì 16 dicembre, da Gedda, in Arabia Saudita, in una dichiarazione congiunta l’Organizzazione della cooperazione islamica, la Lega degli Stati arabi e la Commissione dell’Unione africana hanno condannato le gravi violazioni dei diritti dei prigionieri palestinesi e richiesto il rilascio immediato di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici dalle carceri israeliane”.

In Italia come è stata accolta la campagna?

“Molto bene, sarò in Italia a gennaio. Il 12 a Napoli, il 13 a Roma e il 16 a Milano. Ringrazio sin d’ora Assopace Palestina e tutti coloro che si stanno adoperando per la campagna. È nato da poco il Comitato italiano per la liberazione di Marwan Barghouti, con molte associazioni tra cui l’ANPI. La solidarietà del popolo italiano nei nostri confronti è stata straordinaria e resta fondamentale nella battaglia per la libertà e la giustizia di tutti i prigionieri palestinesi”.

Intervista di Alessandro Barbieri.

 

(Foto: https://www.anpi.it/nasce-il-comitato-la-liberazione-di-marwan-barghouti-lanpi-e-tra-i-componenti)

 

 

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