«Non siamo qui per combattere, ma per avere un futuro». Lanji Camissokao arriva dal Mali. E' un rifugiato.
Dalla comunità islamica di Serravalle, per lo più proveniente dal nord Africa, è arrivata quindiuna dura condanna, senza appello, agli attentati di Parigi, ma non solo. «Io sono Parigi, io sono la Siria, io sono il Libano» era scritto su uno dei tanti cartelli preparati dai giovani del centro islamico per la manifestazione. C'erano bandiere della pace, «C'è amore nell'Islam e pace».
Lo ha spiegato Hajar, 18 anni, studentessa di liceo. Il discorso lo aveva scritto a mano su un foglio a righe, ma alla fine è andata a braccio, recitando alcuni versi tratti da Corano, in italiano: «Chi uccide un uomo, uccide tutti, chi ha salvato un uomo, ha salvato tutti. Questo è scritto nel Corano. Il nostro saluto significa: “che la pace sia con voi”. Come si può pensare che l'Islam sia odio? Siamo noi musulmani le prime vittime del terrorismo. Tra i morti di Parigi, del Libano, della Nigeria c'erano anche i musulmani. Conviviamo qui, con voi; sono cresciuta qui, in Italia; il mio futuro è qui. Quando mi sento dire, a scuola, che tanto io me la caverei perchè sono musulmana, mi fa male. Io sono vittima come voi. I terroristi hanno occhi bendati, hanno odio. Condanniamo tutto il terrorismo, quanto accaduto a Parigi e nel resto del mondo». Al termine della manifestazione è stato osservato un minuto di silenzio.
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