Seyyed Mojtaba Mirluhi, conosciuto come Nawwab Safawi, è nato a Teheran nel 1924 ed è diventato martire il 18 gennaio 1956 nella capitale iraniana, dopo essere stato condannato a morte dal regime dello Shah. Sapiente religioso e rivoluzionario, è stato il fondatore, nel 1946, del movimento "Fedayan-e Eslam” (Coloro che si sacrificano per l’Islam).
Poiché sua madre era malata e non poteva allattarlo, venne affidato a una balia. La sua balia racconta: "Una notte sognai che il bambino stava piangendo, entrai nella stanza in cui si trovava e vidi che c’era una donna che lo teneva in braccio e altre due signore accanto a lei. Corsi verso di loro e dissi: ‘Datemi il bambino, lo calmo io, sono la sua balia’. Una delle signore mi guardò male e ribatté: ‘Tu non devi occuparti del nostro bambino, portalo subito da sua madre’. All’improvviso mi svegliai: era la terza notte di seguito che facevo questo sogno. Quando portai il bambino dalla madre, le dissi: ‘A quanto pare gli antenati di Mojtaba non sono contenti che sia io a occuparmi del bambino’”…
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Aveva terminato
quattro anni della scuola elementare in due anni ed era il miglior allievo
della scuola, per questo era stato scelto come rappresentante degli studenti ed
avrebbe consegnato un mazzo di fiori allo Shah del tempo, Reza Khan, in visita
alla scuola.
Avvicinatosi allo Shah, gli buttò il mazzo di fiori in faccia! Il povero
preside della scuola rischiò di essere giustiziato. Alla fine riuscirono a
convincere lo Shah che lo studente era rimasto impressionato dalla maestosità
dello Shah e non si era reso conto di cosa stava facendo!
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Il padre di Nawwab era un religioso e Seyyed originario di Isfahan. Quando Reza Khan proibì ai religiosi di indossare l’abito tipico e ordinò che tutti indossassero abiti simili (giacca e cappello), Seyyed Jawad Mirluhi rifiutò di obbedire, ma gli scagnozzi dello Shah non lo lasciavano in pace. Egli voleva opporsi a questa legge attraverso le vie legali, ma in seguito a un litigio con il Ministro della Giustizia, dopo averlo schiaffeggiato, fu arrestato. Tre anni dopo, quando Nawwab aveva 12 anni, gli diedero la notizia che suo padre era morto "improvvisamente” in prigione.
Durante
la Seconda Guerra Mondiale, l’Iran, essendo alleato della Russia, degli Stati
Uniti e del Regno Unito, era costretto a fornire i viveri per i loro soldati.
Il pane e tutti gli alimenti di base erano diventati molto cari e per questo
motivo il popolo iraniano era sotto pressione.
Nawwab aveva appena 18 anni e frequentava la scuola superiore; un giorno, durante
la ricreazione, salì su una sedia e disse ai suoi compagni: "Fratelli! Noi
viviamo in un’era in cui siamo responsabili per il futuro della nostra
nazione..L’invasione degli stranieri minaccia le nostre basi religiose e ha
trasformato l’essere umano in un servo.. In passato hanno pestato la nostra
economia, oggi la nostra personalità..è meglio che andiamo davanti al
parlamento e diciamo al governo quello che vogliamo..”. Finito il suo discorso,
tutti gli studenti si diressero verso il parlamento e anche gli studenti di
altre due scuole si unirono a loro, così pure la gente. Giunti vicino al
parlamento, gli automezzi dell’esercito impedirono loro di proseguire e la
manifestazione finì nel sangue: due martiri e decine di feriti. Quel
pomeriggio, i membri del parlamento si riunirono e il primo ministro, sostenuto
dagli stranieri, fu destituito.
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Dopo aver finito la scuola superiore, Nawwab andò a lavorare per un’azienda petrolifera nella città di Abadan.
La sera organizzavano riunioni su argomenti religiosi e sociali per i lavoratori: "Il petrolio è nostro. Quelli (gli americani e gli inglesi) dovrebbero lavorare per noi e non essere loro a comandarci. Non dobbiamo permettere loro di tenere sotto controllo parte della città e umiliarci (Nawwab fa riferimento al cartello ‘Vietato entrare ai cani e agli iraniani’ posto all’entrata di alcuni ristoranti e locali)…”.
Dopo un po’ di tempo si diffuse la notizia che un inglese aveva picchiato ferocemente un lavoratore iraniano, che era in pessime condizioni.
Nawwab convinse i lavoratori a manifestare per chiedere che l’inglese si scusasse per ciò che aveva fatto e si riunirono davanti all’ufficio dell’inglese. L’esercito incominciò a sparare sulla folla e arrivò l’ordine di arrestare il capo dei manifestanti. Nawwab riuscì a fuggire di notte e si diresse verso Najaf.
Aveva sentito dire che l’Allamah Amini aveva fondato una biblioteca al piano superiore della scuola "Qawam” ed era là che scriveva l’opera "al-Ghadir”. Appena arrivato a Najaf, andò subito alla scuola Qawam.
Per due anni studiò presso insegnanti quali Allamah Amini, Ayatullah Hajj Aqa Husayn Qomi e Ayatullah Shaykh Mohammad Tehrani. Il pomeriggio lavorava in una bottega come falegname e durante il tempo libero si dedicava all’insegnamento delle materie tecniche (che era il suo indirizzo di studio alle superiori) ai figli dell’Allamah Amini.
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L’Allamah Mohammad Taqi Ja’fari racconta: "A quel tempo studiavamo insieme a Najaf. Nawwab mi propose di andare a piedi da Najaf a Karbala. Non c’eravamo ancora allontanati di molto da Najaf che un uomo ci fermò e minacciandoci con un coltello ci ordinò di dargli tutto le cose di valore che portavamo con noi. Stavamo tirando fuori il nostro denaro quando improvvisamente Nawwab gli prese il coltello e glielo puntò alla gola urlando: "Sii con Dio e temiLo”. L’uomo era sorpreso di ciò che era successo e si arrese. Nawwab mi chiese se volevo proseguire, ma l’uomo sorprendentemente ci invitò nella sua tenda! Non sapevo più cosa pensare: sentii solo Nawwab accettare la proposta. Non potevo crederci, gli chiesi: ‘Come puoi accettare l’invito di una persona che fino a pochi minuti fa voleva derubarci?!’. Ma Nawwab disse con serietà: ‘Non preoccuparti, gli arabi rispettano i propri ospiti’. Però quella notte solo Nawwab e l’uomo arabo dormirono tranquilli nella tenda..”
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Seyyed Nawwab
disse ai suoi compagni: "Fratelli! Le attività sparse e individuali non servono
a molto, dobbiamo organizzarci insieme”. Uno dei presenti, Seyyed Hosseyn
Emami, si alzò e con entusiasmo disse: "Io giuro su tutto ciò che è sacro di
lottare per stabilire il Governo Islamico, anche se dovessi sacrificare la mia
vita su questa via. Siano sacrificate le vite per l’Islam!”
Nawwab, dopo un attimo di silenzio, continuò: "Fratelli, ioho vistoin sognol’imam Husayn, Principe dei martiri (a),
legare una fascia al mio braccio destro”, tutti ascoltavano impazienti, "sopra
c’era scritto:Fedayane Eslam(Coloro che si sacrificano per
l’Islam)”.
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L’Ayatullah Kashani era uno dei religiosi che si opponevano al governo dello Shah. Egli fu arrestato ed esiliato. Nawwab intanto si trovava a Najaf in occasione della commemorazione del quarantesimo giorno dalla morte dell’Ayatullah Qomi e stava pronunciando un discorso. Erano presenti anche alcuni rappresentanti del regime dello Shah. Durante il suo discorso improvvisamente si rivolse ai rappresentanti del despota dicendo: "Com’è che voi siete venuti qua appositamente dall’Iran per fare le vostre condoglianze, quando un altro importante uomo religioso (l’Ayatullah Kashani) è stato arrestato ed umiliato e la sua unica colpa è quella di aver difeso l’Islam e la sua patria?! Voi siete dei bugiardi e fate solo finta di essere dalla parte dell’Islam e dei suoi uomini religiosi. Dovete liberarlo subito e portargli rispetto..”.
Dopo una settimana l’Ayatullah Kashani tornò a Teheran!
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Nawwab Ehtesham Razawi era stato il capo della rivolta in Khorasan contro coloro che toglievano l’hijaballe donne ed inoltre si era opposto più volte al regime dello Shah, così da venir condannato per tre volte a morte dal tribunale. Uno degli amici di Nawwab Safawi gli aveva chiesto di andare da Nawwab Ehtesham Razawi, con cui Nawwab era in buonirapporti, e chiedere la mano (per l’amico) della figlia al suo posto.
Nawwab Ehtesham gli rispose: "Io do mia figlia solo a una persona che abbia studiato le scienze antiche (cioè le scienze dell’hawzah) e quelle nuove (cioè le scienze accademiche). Che sia un esempio per gli altri con la sua fede e il suo comportamento. Come potrei dare mia figlia a una persona che non ha nessuno di queste caratteristiche?!!Mai!”
Nawwab abbassò la testa e stava pensando se dire o no quello che gli stava passando per la mente, e alla fine disse: "Allora permetti di stabilire tra di noi lo stesso rapporto di parentela che c’era tra il Profeta (s) e l’imam Alì (a)!”.
Nawwab Ehtesham con un sorriso rispose: "Molto volentieri”.
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La moglie di Nawwab, Nayyere Sadat Nawwab Ehtesham Razawi, racconta: "Ci sposammo a Qom. In questi otto anni vissuti insieme, Nawwab trascorse poco più di un anno con me, o era in viaggio o a faretabligho in prigione o era costretto a nascondersi. Anche se fu un periodo molto difficile e strano, sono contenta di essere stata una fra le poche persone che hanno condiviso la proprio vita con lui”.
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Uno dei compagni
di Nawwab, Mahdi Hashemi, era stato condannato a morte e con chi chiunque si
mettessero in contatto, tutti dicevano che l’unico che poteva annullare la
sentenza era lo Shah. Nawwab si recò dallo Shah. Il ministro della corte dello
Shah gli raccomandò di rispettare il cerimoniale e Nawwab gli rispose: "Non c’è
bisogno che tu mi dica cosa devo fare, lo so bene”.
Lo Shah era in piedi accanto ad un albero, il ministro gli disse di fare
l’inchino, Nawwab a bassa voce gli rispose: "Sta zitto!”, molto velocemente
salutò e diede la mano allo Shah, che l’aveva allungata perché venisse baciata!
Lo Shah gli disse: "Ho sentito dire che ti dedichi agli studi religiosi, io sono pronto a finanziare i tuoi studi”. Nawwab rispose: "La gente musulmana dell’Iran è pronta a sostenere questo umile soldato dell’imam Mahdi (aj)…Voglio darle un consiglio: non pensi che coloro che le stanno intorno la sosterranno per sempre…Lei deve stare dalla parte della gente oppressa e povera…”.
Quel giorno stesso la condanna di Mahdi Hashemi venne mutata in ergastolo. In seguito si racconta che lo Shah disse al suo ministro: "Questoseyyedmi parlava come parla un generale al suo soldato, come se io non fossi lo Shah di questo paese!”.
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Dopo
l’occupazione della Palestina e la creazione dello "Stato” di Israele, un gran
numero di persone si riunirono in una delle moschee di Teheran per protestare;
erano presenti anche l’Ayatullah Kashani e Seyyed Nawwab. Era lì che i
volontari per combattere contro i sionisti si iscrivevano.
Dopo alcuni giorni iFedayane
Eslamdiffusero questo
comunicato:
"Huwal Aziz
Nasrun minallah wa fathun qarib(l’aiuto è da Dio e la vittoria è vicina)
Il puro sangue deiFedayane Eslamribolle al fine di sostenere i fratelli musulmani della Palestina. CinquemilaFedayane Eslamsono pronti ad aiutare i loro fratelli palestinesi e vogliono al più presto il permesso del Governo per dirigersi verso la Palestina e aspettano una risposta tempestiva.
Da parte deiFedayane eslam- Seyyed Mojtaba Nawwab Safawi"
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Uno dei compagni di Nawwab gli scrisse dicendo di soffrire di problemi spirituali. Questa fu la risposta di Nawwab:
Prendi il fiore dell’albero della "generosità” e mescolalo con il seme della "pazienza” e la foglia dell’”umiltà” nel contenitore della "certezza” e tritali con il peso della "mitezza”. Quindi impastali con l’acqua del "timore di Dio”, colorali con il colore della "speranza” e bolliscili nella pentola della "giustizia”. In seguito filtrali con la "soddisfazione e l’affidarsi a Dio”, aggiungi la "custodia e la sincerità”, lo zucchero dell’"amore” per la Famiglia di Muhammad (a) e dei suoi seguaci e la spezia della "virtù”. Ogni giorno bevine un po’, portando il nome di Dio, nella scodella del "pentimento”, fino a quando sarai guarito e la tua umanità si sarà svegliata. Per favore non limitarti a leggere, metti anche in pratica.Wassalam.
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Uno dei compagni di Nawwab racconta: "Volevamo portare Nawwab a vedere uno dei palazzi antichi della città di Kashan [città a circa 80 km da Qom]. Quando egli vide che insistevamo molto, rifletté un attimo e poi chiese: ‘Questo viaggio ha anche scopi ditabligh?’, gli rispondemmo di no, che era solo un viaggio di svago. Quindi egli disse: ‘Mi sono ripromesso di non fare viaggi che non abbiano scopi religiosi, quindi non vengo’”.
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I sapienti di Qom mandarono Nawwab come loro rappresentante in occasione di una delle conferenze islamiche per la Palestina. Però in questa conferenza si parlava più di panarabismo che di Islam. Quando fu il turno di Nawwab di intervenire, disse: "Se ciò di cui dobbiamo essere fieri è l’essere arabi, allora io sono discendente del miglior uomo arabo (il Santo Profeta, n.d.t.)…L’attacco del regime israeliano alla terra musulmana della Palestina è prima di tutto un attacco all’Islam…Non è più tempo di mangiare e dormire, è arrivato il momento di sacrificarsi per cacciare gli stranieri dalle terre musulmane, per salvare i giovani musulmani e le generazioni future musulmane dalla cultura straniera, bisogna combattere per riprendersi la terra e la magnificenza perduta…”
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Nawwab in Egitto incontrò un giovane che indossava la kefia come i palestinesi. Gli chiese come si chiamava e da dove venisse, rispose: "Yasser Arafat, sono palestinese”. Quindi Nawwab gli domandò perché si trovasse in Egitto, e il palestinese gli disse che stava studiando ingegneria. Nawwab lo prese per le spalle e quasi urlando gli disse: "I sionisti e gli americani stanno schiacciando la Palestina e tu sei qua per diventare ingegnere?! Perché non combatti? Sii uomo! Un uomo non permette che la sua patria venga schiacciata dagli stranieri!…O libera la tua patria o muori, è meglio morire che vivere così…”.
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Era venuto da parte dello Shah, teoricamente eral’imam della preghiera del venerdì di Teheran. Dopo essersi seduto, tirò fuori una certa somma di denaro e disse: "Sua Altezza reale le porge i suoi saluti e le offre tre proposte. Può scegliere quella che vuole: la prima è di essere inviato come ambasciatore in uno dei paesi islamici, quello che vuole lei. La seconda è una casadove può tenere le sue riunioni e inoltre le verrà pagata una somma di denaro ogni mese. La terza è di creare insieme un partito islamico, a spesedello Shah”. Nawwab gli chiese: "Lei cosa ne pensa?”, rispose, contento della domanda: "Sono ottime proposte, a chi altro verrebberoofferte?!”. Nawwab lo fissò un attimo e poi ribatté con decisione: "Giuro sul mio antenato il Profeta (s) che bisognerebbe tagliarti la lingua! Non ti vergogni di invitarmi al palazzo di Muawiyyah?!”.
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La radio di Teheran annunciò l’arresto di Nawwab e i giornali scrissero che il tribunale aveva chiesto che venisse giustiziato.
La moglie, i figli e la madre di Nawwab andarono a trovarlo in prigione. La moglie racconta: "La madre gli disse: ‘Figlio mio, come vorrei essere morta e non vedere come ti fai uccidere’.
Nawwab le disse amorevolmente: ‘Madre lascia che ti baci la mano, che ti baci i piedi. Non voglio offenderti, ma vorrei che fossi come le madri dei primi tempi dell’Islam. Non sai che una madre mandò quattro dei suoi figli a combattere a fianco del Profeta (s) e tutti e quattro diventarono martiri? Quando il Profeta (s) tornò a Medina, la donna gli disse: ‘O Messaggero di Dio! Sono fiera che i miei quattro figli siano stati degni di diventare martiri a fianco di un uomo come te!’. La morte prima o poi arriva per tutti, giovani o anziani. Ma la miglior morte è morire con gloria, morire con gloria è meglio che vivere con umiliazione. La morte sulla via di Dio è meglio della morte naturale’.
La madre si era calmata e io cercavo di non piangere, chiese dei bambini quando all’improvviso ci dissero che il tempo era finito. Gli baciai le mani per l’ultima volta e gli dissi: ‘Spero che tu sia soddisfatto di me’. Fece un sorriso e rispose che era soddisfatto. Stava per uscire dalla stanza, ma si girò un’ultima volta e guardò i bambini, dicendo: ‘Vi affido a Dio. A chi potrei affidarvi che sia migliore di Dio?’”.
Il giudice ordinò che Nawwab e tre dei suoi compagni venissero giustiziati. La condanna fu eseguita il giorno del martirio di Fatima Zahra (a): Nawwab aveva 31 anni.
Un testimone racconta: "I corpi erano quattro. L’ordine era che venissero seppelliti prima dell’alba. Li stavamo lavando, quando arrivarono due jeep americane. Due di loro scesero dalla jeep e si diressero verso i cadaveri, li confrontarono con le foto che avevano in mano e se ne andarono, quindi ci diedero il permesso per seppellirli”.
Seyyed Mohammad, fratello di Nawwab, venne a sapere che il Comune aveva intenzione di trasformare il luogo in cui erano seppelliti Nawwab e i suoi compagni in un parco. Prese il permesso dai sapienti per estrarre i loro corpi e portarli in un altro luogo.
Non erano sicuri di dove fossero esattamente seppelliti i corpi, finché finalmente li trovarono, scavarono la terra e quando spostarono le pietre funebri, Seyyed Mohammad fece luce con la torcia, ma gli cadde di mano…Tutti urlarono: "Allahu Akbar!” e si misero a piangere…Il lenzuolo funebre che avvolgeva Nawwab si era consumato, ma il suo cadavere era ancora intatto! Come se lo avessero seppellito pochi minuti prima…
Il corpo di Nawwab è ora seppellito presso il cimiteroWadi al-salamdi Qom.
Dio lo benedica,
benedica tutti i martiri che hanno fatto dell’Islam lo scopo della loro vita e
possa aiutarci a seguire il loro nobile esempio.
Islamshia.org