Il Bahrain, piccola monarchia del Golfo Persico dove la maggioranza sciita
viene brutalmente repressa dal regime, lunedì insieme al Kuwait, Sudan e
Emirati Arabi ha adottato la stessa politica dell’Arabia Saudita sospendendo
ogni rapporto diplomatico con l’Iran. La decisione fa seguito all’assalto all’ambasciata saudita a
Teheran.
Dal 2011 al 2014 il Bahrain è stato teatro di scontri e
manifestazioni contro il regime della famiglia reale Al-Khalifa, che presero
avvio il 14 febbraio provocando oltre cinquanta morti e più di mille feriti
negli scontri con la polizia. Le cause principali che hanno scatenato la
protesta sono le discriminazioni interconfessionali, il malcontento popolare e
il desiderio di un cambiamento del regime.
Attualmente il regime ha adottato una nuova legge
anti-terrorismo che ha provocato un alto numero di arresti, secondo un recente
rapporto del Centro del Bahrain per i diritti umani (Bchr) 63 persone, tra cui
18 bambini sono stati arrestati in una settimana ed il numero è in crescente aumento.
Il rapporto Bchr ha aggiornato di recente il numero di
arresti nel corso dell’anno 2015. Un totale di 1.883 persone, tra cui 237
bambini e 34 donne. Di questo totale, 864 sono stati successivamente
rilasciati. Più di tremila prigionieri rimangono in detenzione arbitraria.
Solo martedì, in seguito alle proteste per l’uccisione dello sceicco Al-Nimr
sono state arrestate 35 persone nella capitale, Manama.
La polizia
ha usato gas lacrimogeni e pallini da caccia contro i manifestanti. Molti
gruppi per i diritti internazionali hanno criticato duramente il governo del
Bahrain per avallare i nuovi emendamenti alla cosiddetta legge anti-terrorismo,
che permette di sopprimere ogni opposizione interna.
ilfarosulmondo.