. Organizzazioni islamiche e cattolici in prima linea.
Una imponente manifestazione di condanna del terrorismo che vedrà la popolazione indonesiana unirsi e sfilare per le strade di Giacarta domenica 17 gennaio.
La data era già pianificata: il corteo era stato ideato e organizzato da una delle maggiori organizzazioni islamiche indonesiane, la «Nahdlatul Ulama», ben presto saldatasi con i forum interreligiosi e tutte le altre comunità di credenti, a partire dai cristiani che nell’arcipelago sfiorano, nel complesso, il 10%.
Voleva essere un momento per ribadire un messaggio di tolleranza e armonia sociale e religiosa; oggi assume una peculiarità ben più forte, dopo le stragi che hanno risvegliato nella coscienza collettiva l’urgenza di bloccare le contaminazioni dell’Isis che intendono avvelenare l’islam indonesiano.
Ora le adesioni crescono e, oltre ai 10mila musulmani già registrati, aumentano i cristiani, tra i quali i cattolici che saranno oltre 1000. Prevista, durante la giornata, la lettura dei cinque principi alla base della convivenza nazionale: fede in Dio; giustizia e civiltà umana; unità dell’Indonesia; democrazia guidata da saggezza; giustizia sociale. E il rilancio del messaggio universale di «umanità e speranza» promosso da religioni che «nulla hanno a che fare con il terrorismo», si afferma.
La Chiesa cattolica della capitale, attraverso l’arcivescovo Ignazio Suharyuo, ha ribadito tre punti essenziali: condoglianze alle vittime; condanna verso ogni forma di violenza e di terrorismo; preghiera e impegno per l’unità dell’Indonesia.
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