Guerra, carestia, colera. Ed ora, Coronavirus. In una parola: Yemen. Una catastrofe che dura da oltre cinque anni, con la complicità di potenze regionali (Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti) e le armi vendute dagli Usa e dall’Europa (Italia compresa). Nella Giornata internazionale delle coscienze indetta dall’Onu, ricordare l’apocalisse yemenita è un dovere per quanti, anche nel modo della comunicazione, una coscienza l’hanno ancora. A guidarci nell’inferno yemenita è una delle Ong internazionali più attente e attive nel monitorare la situazione in Yemen: Oxfam, il cui ultimo rapporto traccia un quadro dettagliato dell’apocalisse yemenita
Apocalisse Yemen
La guerra. Il conflitto in Yemen dura ormai da cinque anni, con bombardamenti pesantissimi dei quali fanno le spese soprattutto donne e bambini. 12.366 vittime civili, tra il 26 marzo 2015 e il 7 marzo di quest’anno e oltre 100 mila vittime totali. Oltre 4 milioni di sfollati interni sopravvivono in alloggi di fortuna o nei villaggi, dove la popolazione locale ha offerto loro un riparo.
“Se in Italia il Coronavirus sta provocando la più grave emergenza sanitaria ed economica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, non riusciamo davvero ad immaginare le conseguenze del contagio in un Paese distrutto e poverissimo come lo Yemen – avverte Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Qui solo il 50% delle strutture sanitarie sono in funzione, gli ospedali continuano ad essere bombardati, l’80% della popolazione non ha quasi nulla, si contano milioni di sfollati e si sono già registrati oltre 2,3 milioni di casi di colera. Se la nuova pandemia da Covid 19 colpisse il Paese gli effetti sarebbero devastanti e si potrebbe verificare una crescita esponenziale di casi, che andrebbero a sommarsi a quelli di colera che già riguardano milioni di persone..Per questo Oxfam, già al lavoro per la prevenzione del colera in gran parte del Paese, seguendo le indicazioni dell’Oms e del Ministero della Salute yemenita, ha deciso di formare i volontari e il personale sanitario locale sulle norme da trasmettere alla popolazione per prevenire il contagio da Covid-19. “Il sistema sanitario funziona al 50% della sua capacità in Yemen – rileva il rappresentante dell’Oms nel Paese, Altaf Musani – La malattia qui travolgerà gli ospedali e allontanerà i medici dai malati gravi”.
In questo momento i collegamenti aerei sono sospesi, limitando fortemente gli ingressi e la possibilità di circolazione degli operatori umanitari al lavoro per soccorrere la popolazione. Con metà delle strutture sanitarie distrutte o inservibili, anche quelle in funzione necessitano di medicine, macchinari e personale; e 17 milioni - metà della popolazione - non ha accesso all’acqua pulita.
L’imminente stagione delle piogge potrebbe inoltre causare un nuovo picco di casi di colera in un Paese che nel 2017 e nel 2019 ha registrato una diffusione di casi sospetti nell’arco di un anno mai vista prima. La proiezione di Oxfam è che potrebbero esserci poco più di 1 milione di casi nel 2020. Se ne contano già oltre 56 mila dall’inizio dell’anno.
Racconto dall’inferno
Nel caso in cui il Covid-19 dovesse diffondersi in Yemen assisteremmo alla peggiore catastrofe umanitaria del secolo”: a lanciare l’allarme è Abdulrahman Jaloud, direttore di “Yemeni Archive”, associazione umanitaria che riunisce attivisti per i diritti umani, giornalisti, tecnici impegnati a documentare le violazioni e i crimini compiuti da tutte le parti in lotta nel Paese dove infuria una guerra da oltre sei anni. Al momento in Yemen non si sono registrati casi ma, afferma il direttore, “si registrano scene di panico per possibile contagio da parte di medici e infermieri, oltre che di famiglie” alle prese già con “una epidemia di colera e con patologie correlate alla povertà, alla malnutrizione e alla condizione di sfollati”. Si calcola che nel Paese siano 3,2 milioni gli yemeniti che necessitano di un trattamento per malnutrizione acuta, condizione questa che li rende più vulnerabili al virus. “Pertanto – aggiunge Jaloud – l’accesso all’assistenza sanitaria sarà assolutamente importante nel prossimo periodo”.
“Yemeni Archive” ha registrato oltre 130 attacchi contro strutture mediche da parte sia della coalizione a guida saudita (72 attacchi) che delle forze Houthi (52 attacchi), appoggiate dall’Iran. Tre raid sono stati compiuti da Al-Qaeda e altrettanti da forze fedeli alla coalizione a guida saudita, di tre attacchi gli autori non sono stati identificati. “Tutte le parti in conflitto – ribadisce Jaloud – devono cessare immediatamente gli attacchi contro gli ospedali”. Secondo l’agenzia umanitaria dell’Onu, Ocha, circa la metà di tutte le strutture mediche è inagibile a causa del conflitto. “Le promesse di un cessate-il-fuoco per contenere il coronavirus non si sono concretizzate e le ostilità sono continuate e documentate anche nell’ultima settimana”, spiega Jaloud che ricorda come “i lavoratori yemeniti, in maggioranza, siano giornalieri che escono di casa per guadagnare un reddito. Un blocco ai loro movimenti li ridurrebbe ancora di più in povertà. Se il virus si diffonde, i civili saranno costretti a scegliere tra uscire e rischiare il contagio o rimanere in casa e rischiare di morire di fame”.
Yemen, per non dimenticare. E per dimostrare che siamo capaci ri “restare umani”.
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