IQNA

La Luce del Corano-Esegesi del Sacro Corano,vol 1 - Parte 103- Sura Al-Bagharah - versetto 198-199

17:23 - July 22, 2020
Notizie ID: 3485283
Iqna - La prima traduzione del Sacro Corano e del Tafsir (esegesi) fatta direttamente dall'arabo. Il primo volume comprende la traduzione ed il commentario della Sura al-Fatiha (I Sura) e della Sura al-Baqara (II Sura)

La Luce del Corano-Esegesi del Sacro Corano,vol 1 - Parte 103- Sura Al-Bagharah - versetto 198-199

Sura al-Baqarah Versetti 198-199

لَيْسَ عَلَيْكُمْ جُنَاحٌ أَن تَبْتَغُواْ فَضْلاً مِّن رَّبِّكُمْ فَإِذَا أَفَضْتُم مِّنْ عَرَفَاتٍ فَاذْكُرُواْ اللّهَ عِندَ الْمَشْعَرِ الْحَرَامِ وَاذْكُرُوهُ كَمَا هَدَاكُمْ وَإِن كُنتُم مِّن قَبْلِهِ لَمِنَ الضَّآلِّينَ ﴿198﴾ ثُمَّ أَفِيضُواْ مِنْ حَيْثُ أَفَاضَ النَّاسُ وَاسْتَغْفِرُواْ اللّهَ إِنَّ اللّهَ غَفُورٌ رَّحِيمٌ ﴿199﴾

204. Non commetterete peccato a chiedere {durante l’Hajj} al vostro Signore {di concedervi la Sua} grazia. E quando lasciate ´Arafaat, ricordate Allah presso Al-mash´aru-l-haraam. E ricordateLo, come Egli vi ha guidato sulla retta via, nonostante, prima d’ora, foste fra gli sviati.
205. Ritornate poi da dove ritornano tutti gli altri e chiedete perdono ad Allah. In verità, Allah è clemente e benevolo.

Commento

Le Attività commerciali durante il Hajj

Prima dell’avvento dell’Islam la compravendita, il commercio, il trasporto di passeggeri e di merci, erano proibiti durante l’Hajj, e l’Hajj di coloro che svolgevano tali attività veniva considerato invalido. I mussulmani, nei giorni in cui si svolgeva l’Hajj, attendevano di sapere se le norme in vigore prima dell’avvento dell’Islam venivano confermate o meno.

Il versetto in esame annulla la sopraccitata norma in vigore nell’era preislamica, e annuncia che durante i riti dell’Hajj è permesso svolgere attività commerciali. Non commetteranno dunque peccato a chiedere durante l’Hajj al proprio Signore di concedere loro la Sua grazia: che lavorino e traggano vantaggio dal proprio lavoro!

Le fonti islamiche oltre a riportare le ragioni etiche, politiche e culturali dell’Hajj, ne riportano pure le ragioni economiche. Lo spostamento dei mussulmani dai diversi paesi del mondo verso la Casa di Allah, e l’organizzazione dell’immensa riunione dell’Hajj, può costituire una buona base per creare una solida economia nei paesi islamici. In effetti, gli esperti di economia che vengono alla Mecca da tutto il mondo per eseguire i riti dell’Hajj, possono, prima o dopo l’Hajj, discutere assieme delle questioni economiche, e creare insieme una solida base per l’economia dei paesi islamici, e, con corretti ed efficaci scambi commerciali, formare per questi paesi un’economia così forte da renderli autonomi e indipendenti dai loro nemici e dagli stranieri.

È ovvio che le attività economiche e commerciali non devono prevalere sui riti del sacro Hajj, ma possono solo avere un ruolo secondario rispetto ad essi. Grazie a Dio, i mussulmani, prima o dopo l’Hajj, hanno sufficiente tempo per dedicarsi al lavoro e al commercio.

Hisham Bin Hakam afferma: «Chiesi all’imam Sadiq (as): “Perché Allah ha ordinato alla gente di eseguire l’Hajj e il tawaaf intorno alla Sua Casa?”. L’Imam rispose: “Dio ha creato gli uomini… e ha ordinato loro di eseguire l’Hajj che ha in sé l’ubbidienza alla religione e gli utili del loro mondo. Durante il periodo dell’Hajj i mussulmani si riuniscono da oriente e occidente per conoscersi, affinché ogni popolo possa giovarsi dei commerci e dei prodotti degli altri popoli, affinché le persone che possiedono dei mezzi di trasporto possano affittarli ai pellegrini, per conoscere le opere e le tradizioni lasciate dal Profeta (S), affinché queste opere rimangano vive e non vengano dimenticate. Se ogni popolo discutesse solamente {di sé e} del proprio ambiente, perirebbe, le città andrebbero in rovina, non ci sarebbero utili e profitti commerciali, e le opere e le tradizioni del Profeta (S) andrebbero distrutte. Queste sono le ragioni dell’Hajj”»1

“E quando lasciate ´Arafaat, ricordate Allah presso Al-mash´aru-l-haraam”

Il sacro Corano in questa parte del versetto ordina: dopo aver compiuto i riti che bisogna eseguire nella piana di ´Arafat, bisogna raggiungere una celebre località chiamata Al-mash´aru-l-Haraam – che si trova all’incirca a due parasanghe e mezza dalla Mecca, tra Minaa e ´Arafaat – e in essa bisogna ricordare Allah e menzionare il Suo sacro nome.

“E ricordateLo, come Egli vi ha guidato sulla retta via…”

In questa parte del versetto in esame, il nobile Verbo di Allah comanda ai pellegrini di ricordare il Signore Eccelso nella località di Al-mash´aru-l-Haraam come segno di ringraziamento per averli guidati sulla retta via, in modo adeguato a tale guida.

I mussulmani in quel giorno potevano bene apprezzare questo grande dono (l’essere guidati sulla retta via), per il fatto che essi vivevano in un’epoca assai vicina a quella nella quale gli Arabi erano sprofondati nel vizio e nel traviamento sotto ogni aspetto, e potevano chiaramente constatare come il Signore Eccelso, attraverso la sacra religione islamica, li avesse salvati dal penoso stato nel quale si trovavano prima dell’avvento del santo Profeta (S) dell’Islam: “…nonostante, prima d’ora, foste fra gli sviati”

Etimologia del nome ‘Arafaat

Abbiamo già detto che ´Arafaat è il nome di un’ampia piana desertica che si trova a quattro parasanghe dalla Mecca, nella quale i pellegrini devono rimanere nel nono giorno del sacro mese di zhu-l-Hajjah, da mezzogiorno al tramonto. Quanto all’etimologia di questo nome si fanno varie ipotesi, tra cui, quella secondo la quale il nome deriverebbe dalle frasi: “´Araftu! ´Araftu!” {“´Araftu” significa “ho conosciuto”} che il santo Profeta (S) Abramo pronunciò quando l’arcangelo Gabriele (as) gli insegnò, in quel luogo, i riti dell’Hajj. Non è però improbabile che vi sia anche un’altra ragione per questo nome, e cioè che quella piana, dalla quale inizia la prima fase dell’Hajj, è un luogo assai adatto per acquisire la ma´rifah (la conoscenza) del Signore Altissimo.

In effetti, l’attrazione spirituale di quel luogo è indescrivibile: tutti vestiti allo stesso modo, con abiti semplici, tutti ospiti dell’arido deserto, lontani dai clamori delle città e dalle attrazioni del fallace mondo materiale, sotto uno splendido cielo azzurro, in un’aria pura, limpida, libera da ogni forma di impurità materiale e spirituale. Là dove passa l’Angelo della Rivelazione, il luogo nel quale si può sentire il dolce canto dell’arcangelo Gabriele, la decisa voce del santo Profeta (S) Abramo, la nobile voce del sommo Profeta (S) e dei mussulmani dei primordi dell’Islam. È in questa memorabile terra, che sembra una finestra aperta al mondo della spiritualità, che il credente riesce, non solo a saziarsi della conoscenza divina (´irfaan), e a entrare in armonia con il tasbih {glorificazione di Dio} generale del creato, ma, dopo una vita passata nell’oblio di se stesso, riesce a ritrovarsi, a conoscersi. Ecco forse perché questa terra viene chiamata ´Arafaat.

Quanto invece all’etimologia del nome Al-mash´aru-l-Haraam, è stato detto che quel luogo è uno dei sha´aa’ir {segni} del sacro e celeste Hajj. Non bisogna però dimenticare che la parola mash´ar deriva da “shu´ur”, che significa intelletto, ragione, comprensione, e potrebbe anche assumere il significato di “luogo di comprensione”. In effetti, in quella straordinaria notte, la decima del sacro mese di zhu-l-Hajjah, nella quale i pellegrini, dopo aver superato il loro periodo di formazione spirituale ad ´Arafaat, rimangono seduti sulla morbida sabbia della sacra località di Al-mash´aru-l-Haraam fino al sopraggiungere del mattino, sotto il cielo stellato, in una terra che è un piccolo esempio della riunione degli uomini nel Giorno del Giudizio, in un luogo pieno di gente devota alla ricerca di Dio, ebbene, è in una simile notte, in un simile luogo, che la mente umana, l’intelletto può spiccare il volo, e raggiungere le piú alte vette della propria perfezione. È forse questa una delle ragioni per cui questa terra viene chiamata mash´ar, che come abbiamo già detto è una parola che deriva dalla radice shu´ur, che significa intelletto (ragione, comprensione).

“Ritornate poi da dove ritornano tutti gli altri…”

Il Signore Altissimo in questo versetto nega la pretesa superiorità della tribú dei Quraysh, che si facevano chiamare Hums (che significa “saldi nella fede”), che si consideravano figli di Abramo (as), guardiani della sacra Ka´bah, e superiori a tutte le altre tribú arabe. Essi dicevano: “Noi non dobbiamo considerare il rispetto dovuto a ciò che si trova all’interno dei confini della Mecca, pari a quello dovuto a ciò che si trova fuori dei confini di questa città. Così facendo gli Arabi non ci rispetterebbero piú”. Fu per questo motivo che abbandonarono la permanenza rituale ad ´Arafaat, che si trova fuori dei confini della Mecca, pur sapendo che essa appartiene ai riti obbligatori dell’Hajj.

Il sacro Corano in questo versetto ordina a tutti i mussulmani di effettuare la permanenza rituale ad ´Arafaat, e poi di ritornare tutt’insieme nella sacra località di Al-mash´aru-l-Haraam, e da essa a Minaa, senza fare alcuna distinzione tra questi santi luoghi.

“…e chiedete perdono ad Allah. In verità, Allah è clemente e benevolo”

Poi il sacro Corano ricorda di chiedere perdono e mettere da parte ogni pregiudizio, poiché l’Hajj è lezione di parità e fratellanza.

  • 1.Wasaa’ilu-sh-shi´ah, vol. 8, libro dell’hajj, capitoli dell’obbligatorietà dell’hajj, cap. 1, hadith n. 18.

 

 

 

 

 

Mustafa Milani Amin
Al-Islam.org

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