Marzieh Hashemi, giornalista e documentarista musulmana americana, ha affermato che il cinema della resistenza dovrebbe concentrarsi sull'oppressione che le persone sono costrette a subire nelle società occidentali.
Secondo quanto riportato dall'agenzia Taghribnews (TNA), Hashemi ha poi sottolineato che la partecipazione di oltre 137 paesi alla 16a edizione dell'International Resistance Film Festival indica che l'evento si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo.
La giornalista ha aggiunto che quello che vediamo oggi nel mondo della resistenza è un movimento che si è formato circa 42 anni fa con la Rivoluzione islamica in Iran, con i cui significati e valori i popoli del mondo stanno progressivamente familiarizzando.
Secondo Hashemi, il cinema di resistenza dovrebbe mettere in evidenza la realtà dell'oppressione perpetrata da alcuni leader occidentali, in modo particolare americani.
"In questi paesi azioni come le invasioni dell'Iraq e dello Yemen sono ritratte come se i loro soldati stessero combattendo per difendere il popolo. In questa situazione, il cinema della resistenza deve entrare e rappresentare questi attacchi dal punto di vista dei popoli della regione, al fine di chiarire all'opinione pubblica occidentale la vera natura delle azioni compiute dai loro governi".
La giornalista americana ha continuato affermando che il cinema di resistenza deve mettere in risalto le menzogne di taluni governi occidentali nella lotta contro l'Isis; terroristi che loro stessi hanno creato.
Marzieh Hashemi ha infine sottolineato il potenziale dei cortometraggi nel fornire al pubblico la maggior parte delle informazioni nel più breve tempo possibile, auspicando un serio impegno in questo settore da parte dei movimenti di resistenza.
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