Nonostante le moschee siano solamente sei, a Mosca vivono quasi due milioni di musulmani, ovvero il 16 per cento dei 17 milioni di abitanti della capitale russa. Nel continente europeo, la capitale russa è la città con il maggior numero di musulmani.
Secondo quanto riporta il quotidiano The New York Times, negli ultimi decenni in Russia si è però consolidata la tendenza ad associare la religione islamica agli attacchi terroristici avvenuti nel Paese, nonché alle due guerre contro i separatisti in Cecenia e alle continue insurrezioni nel nord del Caucaso.
Le donne musulmane sono state particolarmente stigmatizzate per la diffusa e crescente paura delle cosiddette “vedove nere”, che compiono attentati suicida al fine di vendicare la morte dei propri mariti o familiari.
Dagli inizi del 2014 l'attenzione mediatica in Russia si è però concentrata sui disordini in Ucraina, facendo passare in secondo piano le tensioni con la comunità islamica e con i gruppi musulmani estremisti.
Alcune donne musulmane, approfittando di questo momento di tregua, hanno intravisto un'opportunità per cambiare la percezione del popolo russo nei loro confronti.
Natalia Narmin IchaevaI, convertitasi all'Islam due anni fa, è una specialista in pubbliche relazioni. Insieme a un piccolo gruppo di giovani moscovite musulmane, ha deciso di lottare contro gli stereotipi attraverso la moda, cercando di ridefinire il look dell'Islam in Russia.
In una serie di eventi nella capitale russa, ha promosso oltre 40 brand di moda e prodotti per la cura del corpo legati al mondo musulmano.
Lo scorso maggio ha organizzato un'asta di moda di beneficenza, in cui si potevano incontrare numerose donne che indossavano hijab dai colori sgargianti e vestiti a fiori, azzardavano gli stili moderni proposti dai designer locali, cercavano nuovi cosmetici e si mettevano in posa per scattarsi selfie da postare sui social media.
L'attrice televisiva Nina Kurpyakova, che ha partecipato all'evento, ha poi raccontato: “Mi è stato offerto un bellissimo abito con cui camminare sul red carpert. Non importa di quale religione sia la stilista che lo ha disegnato, lo indosserò sicuramente”.