IQNA

Vite sotto assedio: negate le cure mediche ai malati di Gaza

16:25 - May 29, 2017
Notizie ID: 3481747
Iqna - Muhammad Walid Kaoud è un padre e un marito residente nell’area di El-Sheikh Omari, a est di Khan Younis, che insieme ai suoi cinque fratelli ha visto suo padre Walid Kaoud morire di una morte lenta causata da un cancro al colon all’età di 59 anni, facilitata dall’assedio israeliano.

Vite sotto assedio: negate le cure mediche ai malati di Gaza

Muhammad Walid Kaoud è un padre e un marito residente nell’area di El-Sheikh Omari, a est di Khan Younis, che insieme ai suoi cinque fratelli ha visto suo padre Walid Kaoud morire di una morte lenta causata da un cancro al colon all’età di 59 anni, facilitata dall’assedio israeliano.


Muhammad inizia a raccontare la storia di suo padre: "Nel 2008, a mio padre fu diagnosticato un tumore al colon e subì un’operazione nell’ospedale europeo di Gaza. Dopodiché, si sottopose a 21 trattamenti chemioterapici nel corso di quattro anni, con controlli medici effettuati ogni quattro mesi”.


All’inizio del 2015 i dottori trovarono delle cellule tumorali nei suoi polmoni, motivo per cui Walid fu trasferito all’ospedale di Assuta a Tel Aviv per una scansione al microscopio delle cellule. Come per la maggior parte dei pazienti che soffrono per la mancanza di strutture ed equipaggiamenti medici a Gaza, la richiesta di Walid per un permesso di attraversamento del valico di Erez in territorio israeliano per ragioni mediche venne negata due volte. Solo al terzo tentativo di ottenere un permesso portò ad una risposta positiva e concessero a Walid di entrare in territorio israeliano il 10 novembre 2015 solo per alcune ore, il tempo di effettuare i controlli medici.


"Mio padre mi disse che tornare a Gaza era umiliante ed estenuante, dal momento che fu interrogato, denudato e costretto a stare vicino a un muro, assumendo una posizione che gli causava notevoli dolori, per lui che era in quelle condizioni di salute. Poi l’intelligence israeliana chiese a mio padre di parlare dei miei fratelli. Fu l’ultimo a lasciare l’ufficio per gli interrogatori, quella notte”, spiega Muhammad.


Durante l’interrogatorio l’ufficiale israeliano informò Walid che avrebbe dovuto portare i suoi quattro figli, presunti parte della resistenza, al valico di Erez se voleva essere in grado di viaggiare nuovamente. L’ufficiale israeliano enfatizzò dicendo: "Non pensare neanche di tornare qui per ricevere le cure in Israele o attraversare il valico di Erez se non porti qui i tuoi figli”. L’interrogatorio durò sei ore e la pressione unita alla stanchezza portarono Walid allo svenimento. Fu così che Walid fu rilasciato all’1 del mattino.


Pochi giorni dopo la famiglia ricevette i risultati dell’esame al microscopio che dimostrarono la presenza di cellule tumorali sotto il braccio sinistro di Walid. I medici lo informarono che le sue condizioni potevano essere tenute sotto controllo con uno specifico trattamento che, però, non è disponibile a Gaza. Di conseguenza, i medici trasferirono Walid all’ospedale Augusta Victoria e Saint Joseph per il trattamento ma la richiesta dell’uomo per un permesso di transito in Israele fu rifiutata per quattro volte consecutive. Questo lo obbligò a sottoporsi a tre sedute di chemioterapia all’ospedale europeo di Gaza, deteriorando ulteriormente il suo stato di salute.


"Dopo quattro rigetti, mio padre si rivolse al PCHR (Palestinian Center for Human Rights) ad aprile 2016, chiedendo un aiuto legale. Gli avvocati fecero domanda per il permesso per sei volte, almeno una al mese, ed ogni volta l’esito era negativo”, riporta Muhammad.


Mentre la famiglia stava lottando per un permesso, la malattia di Walid si estese al cervello e ciò lo costrinse ad essere trasferito all’ospedale europeo di Gaza. Muhammad racconta in lacrime: "Mio padre è stato paziente ed ottimista fino alla fine, anche dopo sette anni di sofferenza. La sua lotta e l’umiliazione da parte degli agenti israeliani non gli hanno concesso i trattamenti medici di cui aveva bisogno e lo hanno ucciso. Nel marzo 2017 mio padre smise di muoversi e perse la memoria così come l’abilità di parlare, poiché la situazione aveva toccato l’apice. Ci lasciò il pomeriggio del 2 maggio 2017. E’ diventato una vittima delle minacce israeliane e ha dovuto pagare il prezzo per non aver consegnato i suoi figli alla potenza occupante”.


L’assedio israeliano non sta soltanto privando la popolazione Gazawi di godere dei migliori standard di salute ottenibili all’interno di Gaza, ma sta anche proibendo loro di ottenerli al di fuori di essa. Nel 2016, 10.003 pazienti che avrebbero dovuto ricevere cure mediche in Israele o in Cisgiordania, furono interdetti a viaggiare, secondo quanto riportato dal ministero della Salute. Mentre la maggior parte sta aspettando una risposta in seguito agli interrogatori tenuti dalle forze di sicurezza, circa 2000 pazienti non hanno potuto lasciare Gaza per motivi di sicurezza. In conclusione, la potenza occupante sta violando le possibilità di accesso dei palestinesi ai migliori standard medici ottenibili, che è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, causando la morte e la sofferenza di molti.


Traduzione di Martina di Febo

Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it

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