
Presstv. Un’organizzazione israeliana che documenta gli attacchi anticristiani ha rivelato che quasi la metà nella Città Vecchia di al-Quds, occupata da Israele, prende di mira i cristiani armeni, in un contesto di allarmante aumento dei crimini d’odio nel quartiere armeno della città.
Il Religious Freedom Data Center (RFDC), nel suo nuovo rapporto trimestrale intitolato “Incidenti contro i cristiani in Israele”, pubblicato martedì, ha registrato 31 crimini d’odio anticristiani nei territori occupati.
Secondo il rapporto, che copre il periodo da luglio a settembre 2025, il 43% di tutti gli incidenti nella Città Vecchia di al-Quds ha preso di mira i cristiani armeni, con il Patriarcato armeno che emerge ancora una volta come il sito più frequentemente preso di mira.
Gli episodi includevano sputi, molestie verbali, violazione di proprietà privata, vandalismo, deturpazione, provocazione online e profanazione di luoghi sacri, concentrati prevalentemente nella Città Vecchia di al-Quds e nei suoi dintorni.
Tra i 31 attacchi registrati, 9 episodi (29%) erano caratterizzati da sputi, 8 (26%) da insulti verbali, 7 (23%) erano correlati a istigazione online, 3 (10%) riguardavano vandalismo di segnaletica, 3 (10%) riflettevano mancanza di rispetto verso un luogo sacro, 2 (7%) erano casi di deturpazione verificatisi in almeno un caso di violazione di proprietà privata.
All’interno della Città Vecchia, sono stati documentati complessivamente 13 incidenti (42%), di cui il 43% (6) avvenuto presso il Patriarcato armeno, il 23% (3) lungo la Via Dolorosa, il 17% (2) in prossimità della Porta di Giaffa (nota come Bab al-Khalil in arabo) e di Via David, e un ulteriore 17% (2) nel Quartiere Ebraico.
Sono stati segnalati incidenti al di fuori della Città Vecchia, ad al-Quds Ovest (16%), sul Monte Sion (6%) e in altre zone oltre al-Quds (36%), come Migdal HaEmek, Latrun, il Mar di Galilea, Cafarnao e la Fonte di Maria situata a Ein Kerem.
In numerosi casi, le forze di polizia erano presumibilmente sul posto, ma non sono intervenute.
Sono state presentate denunce ufficiali, tuttavia, il RFDC osserva che i successivi controlli sono ancora minimi.
Il rapporto evidenzia una netta differenza nelle azioni di contrasto: al Monastero Polacco, le forze dell’ordine sono intervenute prontamente per porre fine alle molestie, mentre alla Fonte di Maria a Ein Kerem, sembra che nessuna autorità sia disposta ad assumersi la responsabilità, con il risultato che la segnaletica del sito viene costantemente vandalizzata senza alcuna indagine.
Come affermato dalla direttrice del RFDC, Yisca Harani, le statistiche ufficiali riflettono probabilmente solo una piccola parte della situazione reale, evidenziando una diffusa sottostima derivante da paura, rassegnazione e mancanza di responsabilità.
Il rapporto avverte che “vengono presentate denunce, ma le condanne sono inesistenti”, a dimostrazione di una tendenza all’impunità che ha reso le comunità cristiane più vulnerabili.
Traduzione per InfoPal di F.L.