IQNA

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 10

3:13 - September 26, 2020
Notizie ID: 3485509
Iqna - Il presente libro è la narrazione della tragica vicenda di Karbalà ed è la traduzione, dalla versione persiana, dell’opera “Alluhúf Alà Qatla-t-tufúf” del grande sapiente shi°ita Sayyid Ibn Tawus

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 10

La mattina d’Ashurà

Si narra che la mattina d’Ashurà, quando l’armata d’Umar Ibn Sa´d si preparò ad attaccare, Husseyn (as) mandò Burair Ibn Khazir verso di loro, il quale cercò di dissuaderli dal scendere in guerra contro Husseyn (as); le sue parole non ebbero però alcun effetto. Andò quindi verso di loro Husseyn (as). Il purissimo Imam salí sulla sua cammella (altre tradizioni dicono che salí su un cavallo) e invitò gli uomini di Umar Ibn Sa´d a fare silenzio e ascoltare le sue parole.

Essi fecero silenzio e Husseyn (as), dopo aver lodato Iddio e benedetto il Profeta Muhammad (S), gli Angeli (as) e i Messaggeri di Dio (as), disse: “La sventura sia su di voi! Eravate smarriti e avete chiesto il nostro appoggio, e noi siamo venuti con sollecitudine in vostro aiuto; voi però avete intenzione di ucciderci con le stesse spade che giuraste di usare per sostenerci, di bruciarci con lo stesso fuoco che doveva servire a bruciare i nostri e i vostri nemici.

Oggi siete venuti tutti in aiuto del nemico per uccidere i vostri amici, senza che essi abbiano diffuso la giustizia tra voi, senza che nell’aiutarli vi sia per voi qualche bene. Guai a voi! Perché vi siete astenuti dall’aiutarci quando le spade erano nelle guaine, i cuori erano calmi e convinti e salde erano le opinioni? Voi vi siete invero precipitati al pari di cavallette per accendere il fuoco della discordia. O nemici del vero, o infedeli, o voi che avete abbandonato il Corano, o voi che falsificate le parole, o massa di peccatori, o seguaci delle tentazioni di Satana, o distruttori della legge e della tradizione del Profeta , possa la misericordia divina essere lontana da voi.

Proteggete questi impuri e vi rifiutate di aiutarci?! Sí, giuro su Dio, che l’inganno e la frode esisteva in voi già dal passato; le vostre radici e i vostri rami sono mescolati all’acqua della frode, il vostro pensiero s’è rinforzato con essa. Voi siete il piú impuro e disgustoso dei frutti, il piú scarso boccone che gli usurpatori possano ingoiare. Sappiate che il figlio illegittimo di figlio illegittimo {Ibn Ziad} mi ha costretto a scegliere tra la guerra e la viltà {cioè giurare fedeltà a Yazid}. Ben lontana è però da noi la viltà! Dio, il Suo Messaggero, i credenti, quelli che sono stati formati da pure mani, le persone onorate e gli uomini dotati di zelo non ci permetteranno mai di preferire l’umiliazione di ubbidire ai vili all’essere uccisi dignitosamente. Sappiate che, nonostante l’esiguo numero dei miei compagni, io combatterò contro di voi”.

Continuò quindi recitando i seguenti versi di Farwat-i-bni Masik Al-muràdiyy: «Se noi vinceremo, se sconfiggeremo il nemico, non ci sarà da stupirsi, poiché siamo sempre stati vincitori. Se invece verremo sconfitti e uccisi non sarà colpa nostra e non saremo stati uccisi per paura, sarà bensí giunta la nostra ora e il destino farà vincere gli altri. Se il mostro della morte s’allontana dalla porta della casa di qualcuno, andrà alla porta di qualcun altro.

Gli eminenti della mia gente sono morti per mano vostra, come morí nei secoli passati il resto della gente. Se i re fossero stati eterni in questo mondo, anche noi lo saremmo stati, se i grandi uomini avessero vissuto in eterno in questo mondo, anche noi avremmo avuto vita eterna. Di’ a quelli che gioiscono per le nostre sofferenze: “Svegliatevi e non gioite invano per le sofferenze altrui, poiché coloro che gioiscono per le {nostre} sofferenze moriranno come noi”».

Dopo aver recitato questi versi disse: “Giuro su Dio che non vivrete a lungo dopo avermi ucciso; la vostra vita non durerà piú del tempo impiegato per montare a cavallo. Il destino, al pari di una macina, passa velocemente sulle vostre teste e vi agita al pari dell’asta di una mole. Mio nonno, l’Inviato di Dio, diede questa notizia a mio padre °Alì, il quale me la narrò. Ora consultatevi tra di voi affinché la questione non rimanga per voi oscura, poi uccidetemi pure e non concedetemi tempo. Io mi affido a Dio, Egli è mio e vostro Signore e ogni creatura è sotto il suo dominio. In verità, il mio Signore è sul retto sentiero”

Dopo aver recitato questo magnifico sermone, maledí l’armata nemica dicendo: “O Dio, privali del dono della pioggia, colpiscili con una carestia simile a quella dell’epoca di Yúsuf e falli dominare da Gulàmu Thaghif, affinché faccia loro assaggiare l’amaro sapore della morte, poiché essi ci hanno mentito e ingannato. Tu sei il nostro Signore, a Te ci affidiamo e a te chiediamo perdono; tutti ritornano a Te”. Dopodiché smontò, chiese il cavallo dell’Inviato di Dio, che si chiamava Al-murtajus, e preparò i suoi uomini a combattere.

Si narra che l’Imam al-Baqer (as) disse che gli uomini di Husseyn (as) erano quarantacinque cavalieri e cento fanti. Ricordiamo però che esistono anche altre tradizioni riguardo al numero dei compagni dell’Imam.

Umar Ibn Sa´d inizia la guerra

Si narra che Umar Ibn Sa´d avanzò e scagliò una freccia contro i compagni di Husseyn (as) e le loro tende; disse: “Testimoniate dinanzi al Duce che sono stato io il primo a scagliare una freccia verso di Husseyn (as)”. In seguito a questo gesto, l’armata di Umar Ibn Sa´d fece piovere un’infinità di frecce su di Husseyn (as) e i suoi compagni. Il nobile Imam (as) rivolgendosi ai suoi uomini disse: “Che Allah vi benedica, alzatevi e andate incontro all’inevitabile morte. Queste frecce sono messaggere di questa gente che vi invita a combattere”.

I compagni di Husseyn (as) sferrarono un attacco e combatterono valorosamente per circa un’ora, finché alcuni di essi caddero martiri. A un certo punto, Husseyn (as) si toccò la barba e disse: “Tremenda si fece l’ira di Dio sui Giudei quando affermarono che Dio ha un figlio. Tremenda si fece l’Ira di Dio sui Cristiani quando lo considerarono il terzo di una trinità. Tremenda si fece l’ira di Dio sui Magiusi quando smisero di adorarlo e al suo posto iniziarono a adorare il sole e la luna. Tremenda si fece l’ira di Dio su quelli che decisero, tutti d’accordo, di uccidere il nipote del proprio Profeta (S). Giuro su Dio che non farò nulla di ciò che questa gente vuole da me e mai giurerò fedeltà a Yazid, e, con il viso pieno di sangue, incontrerò Dio”

Abu Tahir Muhammad Ibn-l-Husseyn An-narsiyy, nell’opera Ma´àlimu-d-din, narra che l’Imam as-Sadeq (as) disse: “Sentii mio padre dire che quando Husseyn (as) e Umar Ibn Sa´d s’incontrarono e le due parti iniziarono a combattere, Dio mandò un gruppo d’angeli in aiuto del purissimo Husseyn; gli fu quindi concesso di scegliere tra l’essere aiutato da questo esercito d’angeli e distruggere in tal modo i suoi nemici, oppure rinunciare a questo aiuto celeste e morire martire. Husseyn scelse il martirio e disse:

“Esiste forse qualcuno che è disposto, per amor di Dio, ad aiutarci? Esiste forse qualcuno che è disposto ad allontanare i nemici dal Santuario dell’Inviato d’Allah?”

Hurr Ibn Yazid viene in aiuto Husseyn (as)

Hurr Ibn Yazid venne da Umar Ibn Sa´d e gli disse: “Vuoi forse combattere con Husseyn?”. Rispose: “Si, per Dio! Come minimo mozzerò le teste e amputerò le braccia”. A sentire queste parole Hurr si allontanò dai suoi compagni e si ritirò in un angolo; tremava dalla paura. Al-muhàjir Ibn Aws gli disse allora: “Hurr, il tuo comportamento è strano, se mi chiedessero chi è la piú coraggiosa persona di Kufa non farei altro nome che il tuo. Cosa ti succede?”. Hurr rispose: “Giuro su Dio che mi trovo a scegliere tra il Paradiso ed il fuoco dell’Inferno. Giuro però su Dio che sceglierò il Paradiso, anche se mi dovessero fare a pezzi, anche se mi dovessero bruciare”.

Dopodiché montò sul suo cavallo e si diresse verso l’accampamento dell’Imam Husseyn (as). Aveva messo le mani sul capo e diceva: “O Dio, io mi pento di ciò che ho fatto e Tu perdonami. In verità, io ho intimorito i tuoi amici e i figli della figlia del Tuo Profeta ”. Disse poi a Husseyn (as): “Possa essere io sacrificato per te, io sono chi si è comportato in modo severo con te, non lasciandoti ritornare a Medina. Giuro su Dio che non pensavo che questa gente si sarebbe spinta fino a questo punto; io mi pento di ciò che ho fatto. Pensi forse che Dio mi perdonerà?”.

Husseyn (as) rispose: “Sí, ti perdonerà. Ora scendi da cavallo”. Hurr disse: “Preferisco combattere per te invece che scendere, poiché dovrò in ogni caso cadere da cavallo; giacché fui il primo a ostacolarti, permettimi di essere il primo a essere ucciso per te: forse in tal modo nel Giorno del Giudizio sarò tra quelli che stringeranno la mano di tuo nonno Muhammad” (l’autore di questo libro dice: “Hurr con l’espressione ‘il primo a essere ucciso per te’ intendeva dire ‘il primo a partire da questo momento’, poiché, come abbiamo ricordato in precedenza, prima di lui un gruppo dei compagni dell’Imam erano già caduti martiri”). L’Imam Husseyn (as) gli concesse quindi il permesso di andare a combattere.

Hurr si batté valorosamente e uccise alcuni guerrieri dell’armata nemica; dopo un po’ cadde però martire. Il corpo del valoroso uomo fu portato al cospetto di Husseyn (as); questi levò la polvere dal viso del Martire dicendo: “Tu sei il Nobile {‘hurr’ in lingua araba significa ‘libero’} come ti ha nominato tua madre, libero in questo mondo e nell’aldilà”

Si narra che in quel momento scese in campo Burair Ibn Khuzair, che era un uomo asceta e timorato. Yazid Ibn Al-mugaffal venne a combattere con lui; s’accordarono quindi di fare mubàhalah, vale a dire chiedere a Dio di fare in modo che chiunque di loro fosse stato nel falso, fosse stato ucciso dall’altro. Con questo accordo combatterono e Burair uccise il suo avversario e continuò a combattere, finché cadde anch’egli martire.

Dopo di lui scese in campo Wahab Ibn Janàh Al-kalbiyy, il quale intraprese un ottimo combattimento e si batté valorosamente. Ritornò poi da sua madre e sua moglie, che lo avevano seguito a Karbalà, e disse: “Madre mia, sei contenta di me?”. Rispose: “Non sarò contenta di te sino a quando non avrai sacrificato la tua vita per l’Imam Husseyn”.

Sua moglie disse: “Ti scongiuro in nome di Dio di non affliggermi con la tua uccisione, di non addolorarmi”. La madre di Wahab disse allora: “Figlio mio, non dare ascolto alle parole di tua moglie, ritorna e battiti per il figlio della figlia del tuo Profeta; in tal modo potrai godere dell’intercessione di suo nonno nel Giorno del Giudizio”. Wahab ritornò in campo di battaglia e combatté finché perse un braccio.

Sua moglie impugnò allora una clava e venne verso di lui dicendo: “Che mio padre e mia madre siano sacrificati per te, combatti pure per difendere l’Ahl ul-Bait e il Santuario del Messaggero d’Allah”. Il nobile Wahab cercò di ricondurla all’accampamento delle donne, ma essa s’attaccò alle sue vesti e disse: “Non ritornerò finché non morirò”. Husseyn (as) disse allora: “Che Iddio vi conceda una generosa ricompensa per l’appoggio che date all’Ahl ul-Bait! Che Iddio ti benedica, ritorna all’accampamento delle donne”. La donna ubbidí e ritornò all’accampamento, mentre Wahab continuò a combattere e cadde martire.

Dopo Wahab scese in campo Muslim Ibn Awsajah e combatté contro il nemico con notevole impegno; pazientò dinanzi alle difficoltà e alle disgrazie che lo colpirono, dopo un po’ però cadde, in fin di vita, da cavallo. Husseyn (as), accompagnato da Habib Ibn Mazahir, venne da lui e gli disse: “O Muslim, che Iddio ti benedica!”. Dopodiché recito il seguente versetto coranico: “Alcuni di loro hanno raggiunto il martirio e alcuni sono in attesa di raggiungerlo e non hanno cambiato {idea a riguardo}”1.

Habib s’avvicinò a lui e disse: “La tua uccisione è per me alquanto difficile {da accettare}, tuttavia ti comunico la lieta notizia che tu andrai in Paradiso”. Muslim con un filo di voce disse: “Che Iddio ti renda felice e ti dia lieta novella”. Habib disse: “Se non avessi avuto la certezza di venire ucciso dopo di te, avrei voluto che mi facessi delle raccomandazioni”. Muslim indicò Husseyn (as) e disse: “Ti raccomando di appoggiare quest’uomo. Combatti per lui fino a essere ucciso”. Habib disse: “Seguirò la tua raccomandazione e ti farò felice”; poi Muslim morí.

Dopo Muslim, Amr Ibn Gurzah Al-ansariyy venne da Husseyn (as) e gli chiese il permesso di andare a combattere col nemico; l’Imam glielo accordò e Arm iniziò a combattere, come combattono i desiderosi di ricevere la ricompensa divina. Si impegnò molto nella difesa di Husseyn (as) e uccise un notevole numero di soldati dell’armata d’Ibn Ziad; interponeva il proprio braccio per evitare che le frecce che venivano verso Husseyn (as) lo colpissero, sacrificava il proprio corpo per evitare che l’Imam fosse colpito dalle spade nemiche.

Fino all’ultimo respiro non permise che gli fosse fatto del male, finché, a causa della grande quantità di ferite che aveva sul corpo, cadde senza forze. Si volse dunque verso Husseyn (as) e gli chiese: “O figlio dell’Inviato d’Allah, ho mantenuto fede alla mia promessa?”. L’Imam (as) rispose: “Certo, tu andrai in Paradiso prima di me; porgi i miei saluti al Messaggero d’Allah e digli che Husseyn verrà al piú presto”. Riprese poi a combattere e cadde infine martire.

Dopo Amr si preparò a combattere Jaun, il servo di Abu Zar, che era di razza nera. Husseyn (as) gli disse: “Ti permetto di lasciare questo luogo e salvare la tua vita, poiché tu sei venuto con noi per rimanere in salute ed essere felice”. Jaun rispose: “O figlio del Profeta, ti sembra giusto che io nel periodo di gioia e prosperità viva a vostro carico e nelle difficoltà vi abbandoni? Il mio odore è sgradevole, umile è la mia discendenza e nero è il colore della mia pelle. Permettimi perciò di raggiungere l’eterna beatitudine del Paradiso, in modo che gradevole diventi l’odore del mio corpo, alto il mio lignaggio e bianco il mio viso. No, giuro su Dio che non vi lascerò finché non mescolerò questo mio nero sangue al vostro casto sangue”. Dopodiché si batté e cadde martire.

Dopo Jaun, Amr Ibn Khàlid As-saidawiyy venne da Husseyn (as) e disse: “O Aba Abdillah, possa essere la mia vita sacrificata per te. Ho deciso di unirmi ai tuoi compagni. Non amo rimanere indietro rispetto a loro e vederti ucciso senza alcun compagno, sotto gli occhi dei membri della tua famiglia”. Husseyn (as) disse: “Vai pure, noi presto ti raggiungeremo”. Amr attaccò il nemico, combatté e cadde infine martire.

Fu quindi la volta di Handalah Ibn As´ad Ash-shàmiyy. Si mise davanti a Husseyn (as) facendo del proprio viso e del proprio petto uno scudo per difenderlo dalle spade, dalle frecce e dalle lance del nemico. Rivolgendosi all’esercito di Kufa recitò dei versetti coranici riguardanti il castigo divino, mettendoli in guardia da esso; disse quindi: “Io ho paura che veniate colpiti dalle punizioni che colpirono i popoli del passato; castighi quali quelli che colpirono il popolo di Noè, gli ´Ad, i Thamúd e quelli che vennero dopo di loro; Dio non vuole alcuna ingiustizia per le Sue creature.

O gente, io ho paura che voi veniate colpiti dal castigo del Giorno del Giudizio, giorno nel quale volgerete i vostri visi dal mahshar {luogo nel quale saranno riunite le anime} all’Inferno, senza che nessuno vi possa salvare dal castigo divino. O gente, non uccidete Husseyn, poiché se lo farete Dio vi punirà, vi sterminerà. In verità, chi mente riguardo a Dio è perdente”. Dopo si volse verso Husseyn (as) e gli disse: “Non è forse meglio andare verso il nostro Signore? Non è meglio che ci ricongiungiamo ai nostri fratelli?”. Rispose: “Vai verso chi è per te meglio del mondo e di tutto ciò che esiste in esso, verso il regno infinito ed eterno”. Handalah si fece allora avanti, combatté valorosamente, sopportò le difficoltà e morí infine martire.

 

 

 

 

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