IQNA

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 5

22:35 - September 04, 2020
Notizie ID: 3485440
Iqna - Il presente libro è la narrazione della tragica vicenda di Karbalà ed è la traduzione, dalla versione persiana, dell’opera “Alluhúf Alà Qatla-t-tufúf” del grande sapiente shi°ita Sayyid Ibn Tawus

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 5

 

La rivolta di Muslim e il tradimento della gente di Kufa

Dopo essere venuto al corrente della tragedia che aveva coinvolto HaniMuslim, insieme a coloro che gli avevano giurato fedeltà, scese in guerra contro Ibn Ziad, il quale si rifugiò dentro il palazzo e ne serrò bene i portoni, e i suoi uomini iniziarono a combattere con quelli di Muslim.

Quelli che si erano rifugiati con lui all’interno del palazzo, salirono sul tetto e iniziarono a minacciare i seguaci di Muslim dell’arrivo delle armate di Damasco. Si fece sera e i seguaci di Muslim si dispersero gradualmente abbandonandolo; dicevano tra loro: “Perché dovremmo alimentare la fiamma del tumulto? È meglio che ce ne stiamo nelle nostre case e lasciamo stare Muslim e Ibn Ziad, affinché Iddio metta pace tra loro”. Se ne andarono tutti all’infuori di dieci persone.

Quando venne in moschea per compiere le preghiere del tramonto e della sera, non vi trovò nemmeno quelle dieci persone. Uscí umilmente dalla moschea e s’incamminò per i vicoli della città; si fermò davanti alla porta della casa di una donna chiamata Tu´ah. Domandò dell’acqua e, dopo averla bevuta, chiese alla donna di dargli rifugio a casa sua; lei acconsentí e lo ospitò. Il figlio della donna però informò Ibn Ziad del fatto, il quale mandò Muhammad Ibn Al’ash´ath, con un gruppo di uomini, a catturarlo.

Essi arrivarono fino a dietro il muro della casa della donna; quando Muslim sentí il rumore degli zoccoli dei loro cavalli, indossò la corazza, montò a cavallo e si scagliò contro di loro, uccidendone alcuni. Muhammad Ibn Al’ash´ath urlò: “O Muslim, tu sei al sicuro!”. Muslim disse: “La protezione della gente intrigante e dissoluta non è protezione”.

Dopodiché riprese a combattere, recitando, in qualità di rajaz, i versi che Hamràn Ibn Màlik Al-khath´amiyy aveva composto nel Giorno di Garan: “Ho giurato di non essere ucciso se non in modo nobile e dignitoso, anche se dovessi morire in modo duro e doloroso. Non amo essere ingannato e fatto prigioniero, non amo mescolare l’acqua fresca all’acqua calda e amara {vale a dire, voglio comportarmi da prode e valoroso e non amo arrendermi di fronte al nemico}. Ogni uomo un giorno nella sua vita incontra il male; io vi colpisco {con la mia spada} e non temo alcun pericolo”.

Gli uomini di Ibn Ziad gridarono: “O Muslim, Muhammad Ibn Al’ash´ath non mente, non t’inganna”. Muslim non badò però a queste parole. I colpi di spada e di lancia che ricevette lo indebolirono e gli uomini d’Ibn Ziad aumentarono i loro attacchi. Un empio lo colpí alle spalle con la propria lancia e lo fece cadere da cavallo; venne cosí fatto prigioniero.

Quando Muslim arrivò a palazzo non salutò Ibn Ziad. Una delle guardie disse: “Perché non hai salutato il Duce?”. Muslim disse: “Guai a te! Egli non è il mio capo”. Ibn Ziad disse: “Non importa se saluti o no, sarai in ogni caso ucciso”.

Muslim disse: “La mia uccisione non è una questione importante, poiché persone piú empie di te hanno ucciso persone piú probe di me. Tu, inoltre, uccidendo le persone vigliaccamente e mutilandole in modo terrificante, manifesti la tua empietà, e quando prevali sul nemico esegui le piú turpi azioni. In verità, non esiste persona piú adatta di te per compiere simili crimini”. Ibn Ziad disse: “O peccatore, o sobillatore, ti sei ribellato al tuo duce, hai gettato discordia tra i Musulmani, hai creato tumulto, hai sobillato!”.

Muslim disse: “O figlio di Ziad, hai mentito! Sono stati Muawiah e suo figlio Yazid a gettare discordia tra i Musulmani, siete stati tu e tuo padre Ziad Ibn Ubaid a sobillare. Io spero che Iddio mi doni il martirio per mano della sua piú malvagia creatura”. Ibn Ziad disse: “O Muslim, speravi di raggiungere una posizione e ti sei perciò dato da fare. Dio però non ha voluto e l’ha concessa a chi n’era degno”.

Muslim disse: “O figlio di Marjànah, chi era veramente degno di quella posizione?”. Rispose: “Yazid figlio di Muawiah”. Muslim disse: “Al-hamdu lillàh! Sia pure Iddio giudice tra noi e voi”. Ibn Ziad disse: “Pensi forse di avere qualche diritto nella questione del califfato”. Disse: “Non lo penso, ne sono assolutamente certo”.

Ibn Ziad disse a questo punto: “Dimmi a quale scopo sei venuto in questa città, rovinandone l’ordine e gettando discordia tra i suoi abitanti”. Rispose: “Io non sono venuto in questa città per gettare discordia e provocare tumulto. Tuttavia, siccome voi avete reso manifesto il male, avete distrutto il bene, avete imposto il vostro potere, il vostro governo alla gente, li avete indotti a compiere atti contrari ai precetti divini, vi siete comportati tra loro come i sovrani bizantini e persiani, noi siamo venuti a invitare la gente alla rettitudine a impedire loro di compiere il male; siamo venuti a renderli ubbidienti ai precetti coranici e alle leggi del Profeta (S) dell’Islam.

Come disse l’Inviato d’Allah, noi siamo idonei per compiere tale missione”. Ibn Ziad iniziò allora a ingiuriare lui, l’Imam °Alì (as), l’Imam Hasan (as) e l’Imam Husseyn (as). Muslim rispose: “Tu e tuo padre siete piú adatti a essere insultati. Fai quel che vuoi, o nemico di Dio”

Il martirio di Muslim e Hani

Ibn Ziad ordinò a Bukair Ibn Hamràn di portare Muslim sul tetto del palazzo e di ucciderlo. Muslim mentre veniva portato su, santificava Iddio, chiedeva il Suo perdono e benediceva il Suo Inviato. L’assassino di Muslim, dopo averlo decapitato scese terrorizzato. Ibn Ziad, quando lo vide in quelle condizioni, gli disse: “Cosa ti succede?”. Disse: “O Duce, mentre stavo uccidendo Muslim vidi dinanzi a me un uomo dal volto orrendo e nero che si mordeva le dita (o, secondo un’altra tradizione “le labbra”); a vederlo mi sono spaventato come mai ero spaventato in vita mia”. Ibn Ziad disse: “Forse era solo l’effetto dello spavento che hai preso per aver ucciso Muslim”

Ibn Ziad ordinò poi di portare Hani. In quegli istanti Hani diceva: “Dove sono i Mazhaj, dov’è la mia tribú, dove sono i miei parenti”. {Il suo boia gli} disse: “Porgi il collo”. Egli disse: “Giuro su Dio che non sono generoso nel donare la vita e non vi aiuto a uccidermi”; dopodiché il servo d’Ibn Ziad, che veniva chiamato Rashíd, con un colpo di spada lo uccise.

Nella trenodia composta da Abdullah Ibn Zubair Al-asadiyy {che altre tradizioni attribuiscono a Farazdag e altre ancora a Sulaiman Al-hanafiyy} per il martirio di Muslim e Hani, leggiamo: “Se non sai cos’è la morte, guarda Hani nel bazar di Kufa, il prode uomo il cui viso fu ferito dalla spada, e Muslim, il generoso che dopo essere stato ucciso fu gettato giú dal tetto del palazzo. L’empio Ibn Ziad li arrestò e il mattino del giorno dopo essi diventarono il racconto dei passanti. Vedi il corpo il cui colore è stato alterato dalla morte e il cui sangue scorre ovunque. Un nobile uomo che era piú pudico delle donne timorate e piú tagliente di un’affilata spada a due tagli.

Asmà Ibn Khàrijah fece salire Hani sul mulo e gli garantí che la sua vita non sarebbe caduta in pericolo. Ora però i Mazhaj vogliono da lui il sangue di Hani. In quel momento i membri della tribú dei Muràd giravano intorno a Hani, si chiedevano reciprocamente come stesse e vigilavano su di lui. O membri della tribú dei Muràd, se voi non vendicherete il vostro fratello Hani, diverrete come le donne di malaffare che s’accontentano di poco denaro”

Ibn Ziad scrisse una lettera a Yazid comunicandogli l’uccisione di Muslim e Hani. Yazid, ringraziandolo per quanto aveva fatto, gli comunicò che aveva sentito che Husseyn (as) si stava dirigendo verso di lui. Gli ordinò di punire, uccidere, imprigionare coloro che sospettasse, avesse il minimo dubbio che collaborassero con Husseyn (as).

 

 

 

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