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Kashmir: autorità indiane dicono no a raduni musulmani , ma consentono pellegrinaggio indù

18:58 - July 09, 2020
Notizie ID: 3485231
Tehran-Iqna- L'amministrazione regionale nel Jammu-Kashmir occupato dall'India ha vietato, a causa della diffusione del coronavirus, le celebrazioni religiose islamiche, acconsentendo però al tempo stesso un rito di pellegrinaggio induista

L'amministrazione regionale nel Jammu e Kashmir occupato dall'India ha vietato, a causa della diffusione del coronavirus, le celebrazioni religiose islamiche, acconsentendo però al tempo stesso un rito di pellegrinaggio induista.

Secondo l'agenzia Anadolu, in base ad un ordine dell'amministrazione locale, dal 4 luglio sono proibiti tutti gli eventi pubblici di tipo sociale e religioso, ma nonostante ciò le autorità hanno deciso di consentire lo svolgersi di un pellegrinaggio indù in un santuario nella grotta di Amarnath nella zona di Falgama a sud del Kashmir.

All'interno della grotta è custodito uno Shiva Lingam, un simbolo sacro per gli indù di tutto il mondo.

Le autorità della regione hanno dichiarato che il pellegrinaggio sarà intrapreso in modo "limitato" a partire dalla fine di questo mese, con 500 pellegrini indù ammessi ogni giorno.

Un funzionario locale ha dichiarato a tal proposito che durante il pellegrinaggio saranno messe in atto tutte le misure di prevenzione per arginare la diffusione del virus, mentre tutti i partecipanti all'evento saranno sottoposti a test e, qualora ce ne fosse bisogno, saranno messi in quarantena.

Sebbene il periodo di pellegrinaggio sia stato ridotto da 42 giorni a 15 giorni, gli esperti di sanità pubblica hanno avvertito che il viaggio di pellegrini provenienti da altri stati indiani colpiti dal virus porterà con molta probabilità ad un aggravamento dell'epidemia nella regione.

"Abbiamo già più di 8000 casi qui e, negli ultimi tre giorni, sono avvenuti più di 20 decessi", ha detto ad Anadolu un medico residente che si occupa dei casi di Covid-19. "Chiedo al governo se possiamo permetterci un ulteriore aggravamento della crisi".

Tutto ciò avviene in un momento di alta tensione nella regione a maggioranza islamica. In particolare la situazione si è fatta più tesa dall'estate del 2019, in seguito alla decisione del governo indiano di revocare lo status di autonomia di cui godeva la regione in base alla Costituzione indiana.

Da allora il governo di Nuova Delhi ha inviato nella zona decine di migliaia di soldati per sedare qualsiasi tentativo di protesta da parte della popolazione musulmana, creando di fatto uno stato di polizia, con frequenti coprifuoco, divieto di manifestare e il blocco totale di internet.

Nonostante la militarizzazione dell'area, non sono mancati comunque manifestazioni di protesta e scontri con la popolazione locale, culminati ogni volta con una brutale repressione da parte delle forze di sicurezza indiane, provocando fino ad ora centinaia tra morti e feriti tra la popolazione musulmana.

 

 

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